È morto questa mattina all’alba a Roma, all'età di 95 anni, Gianni Bisiach, giornalista, scrittore, autore di importanti inchieste e speciali di storia per la Rai, in particolare per Tv7 e per il Tg1 per cui ha curato per anni la rubrica di grande successo «Un minuto di storia». Nominato nel 2018 dal presidente Sergio Mattarella Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana, autore di pionieristiche inchieste sulla mafia e sulla famiglia Kennedy, Bisiach era ricoverato da tempo in una Rsa. A confermare la notizia è l’avvocato Giorgio Assumma, suo amico di lunga data. Il giornalista sarà seppellito a Gorizia, dove era nato il 7 maggio 1927. «Una delle ultime volte in cui l'ho sentito, Gianni Bisiach, sentendo la fine ormai vicina, mi disse che avrebbe voluto essere ricordato come un buon italiano, che aveva servito la patria con assoluta dedizione». E aggiunge: «Ringrazio il Signore - mi disse ancora Bisiach - per avermi dato tante opportunità nella vita e rivolgo un pensiero ai tanti amici che mi hanno accompagnato nella mia esistenza».

Una vita dedicata al giornalismo
Medico di formazione, Bisiach ha realizzato rubriche e programmi di successo che sono entrati nella storia del piccolo schermo: «Testimoni oculari'», «Grandi battaglie», «Ventesimo secolo», «La Seconda Guerra Mondiale», «La Grande Guerra». Inviato speciale del Telegiornale, è stato autore di «Rapporto da Corleone» e tra gli anni '60 e '70 di innovative inchieste sui fronti di guerra e delle rivoluzioni, sullo spionaggio e la mafia nel mondo. In ambito radiofonico ha tenuto varie rubriche culturali per Rai Radio 1 e per 12 anni è stato capostruttura responsabile, realizzazione e conduzione della rubrica «Radio anch'io» (1980-92). Per il Tg1 ha realizzato per tredici anni (2001-2013) la rubrica quotidiana «Un minuto di storia», sempre con alti indici di ascolto. Bisiach inizia la carriera giornalistica in Rai nel 1956 entrando nella redazione del Telegiornale del Canale Nazionale e ben presto si mette in mostra con numerosi servizi e inchieste giornalistiche e speciali dei programmi culturali. Cura la rubrica «Testimoni oculari» (1958-61) e nel dicembre 1960 l'inchiesta in tre puntate sulle spedizioni polari del generale Umberto Nobile, con i dirigibili «Norge» e «Italia», ottenendo il massimo ascolto nella storia della Rai, con oltre 28 milioni di telespettatori. Nel 1962 realizza «Rapporto da Corleone», la prima inchiesta sulla mafia in Sicilia con la collaborazione del magistrato Cesare Terranova (poi ucciso nel 1979), di Felice Chilanti, Girolamo Li Causi, Michele Pantaleone, Antonino Rizzotto e Ferruccio Parri. Sull’onda di questo programma tv, utilizzato dal giornalista statunitense Walter Cronkite per il corso dei telegiornalisti della Cbs, nasce la Commissione Parlamentare Antimafia (1963). Nel 1963 è tra gli ideatori di «Tv7», la nuova rubrica settimanale del Telegiornale, di cui sarà anche inviato speciale. 

Nel 1965 realizza l'inchiesta «La pena di morte nel mondo»: con la collaborazione di Robert Kennedy, salverà dalla camera a gas di San Quintino il condannato a morte Dovie Carl Mathis, fornendogli i mezzi per un'efficace difesa. Si susseguono altre i grandi nchieste: sullo spionaggio, con il direttore della Cia William Colby; sull'Etiopia con l'imperatore Hailé Selassié; a Teheran con lo Scià di Persia; a Londra con i Beatles esordienti; ad Haiti con i terribili Tonton Macoutes, tagliatori di teste di François Duvalier; in Amazzonia con gli Indios nella foresta; all'Actors Studio con Lee Strasberg e Paul Newman. Per la Rai ha realizzato oltre 3000 servizi, puntate e speciali di storia. Nel novembre 1980 ha condotto una trasmissione speciale sul terremoto dell'Irpinia ricevendo una Medaglia d'oro del commissario straordinario della protezione civile Giuseppe Zamberletti, il Premio Italia della Critica Internazionale e Premio Saint Vincent di giornalismo. Bisiach è stato anche regista e sceneggiatore. Nel 1969 realizza il film «I due Kennedy», prodotto da Angelo Rizzoli e Alfredo Bini e insignito del Premio Spoleto Cinema 1970 a pari merito con Luchino Visconti (La caduta degli dei) e Federico Fellini (Fellini Satyricon). Nel 1972 dirige un documentario sul viaggio di Papa Paolo VI in Asia e Oceania. Sempre nel 1972, Bisiach viene chiamato da Roberto Rossellini, presidente del Centro sperimentale di cinematografia, a coordinare i corsi e a tenere, per dieci anni, l'insegnamento di Tecniche dell'Informazione Cinematografica e Televisiva.

I libri
Bisiach è stato autore di una decina di libri, tra i quali: zPertini racconta. Gli anni 1915-1945» (Mondadori, 1983); «Radio anch'io. L'Italia al microfono» (Mondadori, 1985); «Inchiesta sulla felicità. Cento e più modi d'essere realmente felici» (Rizzoli, 1987), «Il Presidente. La lunga storia di una breve vita. John Fitzgerald Kennedy» (Newton Compton, 1990); «I Kennedy. La dinastia che ha segnato un secolo» (Newton Compton, 1999); «Un minuto di storia, Milano» (Mondadori, 2003). Meno nota la precedente vita professionale di Gianni Bisiach. Dopo il liceo scientifico a Gorizia, nel 1947 si trasferisce per sei anni in Africa dove sarà ufficiale meteorologico della Royal Air Force all'aeroporto di Asmara, ricercatore con il professore Raymond Katz al Laboratorio Geologico dell'Eritrea e geologo cercatore d'uranio in Dancalia con l'ingegnere belga Louis Astrup. Ottiene due lauree in medicina e chirurgia, con il massimo dei voti alla Scuola di medicina di Asmara e all'Università di Roma con specializzazioni in anestesia e radiologia. Come medico compie ricerche particolari in Africa su lebbra e sifilide, amebiasi, malaria, tracoma, malnutrizione in Ruanda e Burundi. In Italia compie studi in psichiatria (con Mario Gozzano e Franco Basaglia) e neurochirurgia (con Beniamino Guidetti).

Il suo patrimonio audiovisivo all’Archivio della Presidenza della Repubblica
Costituita da oltre 3000 documentari, inchieste-reportage e video-interviste e da 4000 puntate del programma «Un minuto di storia» realizzate sino al 2013, ove si racconta per ogni giorno dell'anno in estrema sintesi un evento accaduto in quella stessa data, la Collezione Gianni Bisiach è entrata a fare parte dell’ingente patrimonio documentario custodito dall'Archivio storico della Presidenza della Repubblica grazie ad un accordo stipulato con la Rai, inteso a rendere consultabili anche tramite il «Portale storico della Presidenza della Repubblica» i Contenuti della Collezione, che vengono progressivamente pubblicati, una volta convertiti in formato digitale dalla struttura RAI.
Un patrimonio audiovisivo, fatto di reportage-documentari che hanno aperto a Bisiach, storico inviato della Radiotelevisione Italiana, la strada della divulgazione storica, hanno assunto la funzione di storytelling visivo costruito con taglio giornalistico e rigorosa attenzione alla qualità delle fonti, hanno svolto il ruolo di archivio diaristico per immagini il cui ordito è tessuto da storie, eventi e personalità del mondo della politica, delle istituzioni, dell'economia, della cultura, dello spettacolo, dello sport - di oggi e del passato anche remoto.

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