NOVI LIGURE. In città lo si vedeva di rado («il ricordo di Coppi, di mio padre e di mio nonno è pesante, si può morire di ricordi») scriveva nella prefazione al libro della Novese.

Claudio Ferretti, giornalista sportivo radiofonico e televisivo, se n’è andato a 77 anni a Roma, la città dove era nato e che sentiva sua, anche se il legame con questo lembo di Piemonte era forte per uno degli inviati di punta di «Tutto il calcio minuto per minuto».

Come il nonno Mario senior (giornalista e per anni ai vertici della Figc e della Fifa) e come il padre Mario junior (l’uomo della storica frase «Un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi»), Claudio Ferretti amava il giornalismo e il ciclismo che seguiva come inviato Rai. Il mestiere gli permetteva di mantenere i legami con i parenti sparsi fra Novi, Pozzolo e Capriata, almeno in occasione dei passaggi delle Milano-Sanremo e dei Giri d’Italia.

Ma a Novi era legato da ricordi importanti («papà sosteneva che tifo la Lazio perché i colori sono come quelli della Novese») e, a chi gli chiedeva del nonno, spiegava di averne un vago ricordo rimanendo a sua volta sorpreso nel riscontrare il grande ricordo del «Sire», presidente della Novese scudettata nel 1922.

Ferretti non lo lasciava trasparire, ma dimostrò con i fatti di essere affezionato a Novi: fu lui a suggerire a fine Anni Ottanta di realizzare una delle eccellenze della città, il Museo dei Campionissimi. Lo immaginava come «un progetto vivo, ampio e articolato non certo in quattro magliette e due bici». L’ex sindaco Mario Lovelli dice: «Claudio seguì la fase progettuale, lo incontrai a Saxa Rubra assieme al compianto architetto Mario Porta. Fu fondamentale il suo supporto per arrivare alle teche della Rai»

Commosso anche il ricordo dell’assessore Costanzo Cuccuru: «Il museo doveva sorgere nell’attuale biblioteca e lui era coinvolto. Nacque un’amicizia e, quando l’iniziativa decollò, mi volle su un traguardo di una tappa del Giro per raccontare quell’idea alla gente. Una volta mi portò persino in cabina radio in un Como-Inter: era un’emozione dentirlo dal vivo mentre dava la linea a Enrico Ameri».

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