Quattordici olimpiadi, tra invernali e estive. Due da atleta, pattinatore di velocità. Dodici da allenatore, direttore tecnico, organizzatore, manager. Nel giorno in cui mancano le parole, si può provare con un numero a spiegare chi era Elio Locatelli, protagonista dello sport mondiale per più di mezzo secolo, dai Giochi di Innsbruck 1964 a quelli di Rio 2016. Atletica, sci, persino il calcio alla Juventus. Locatelli aveva 76 anni, una moglie, una figlia, un male fulminante. Se n’è andato ieri, dopo essere stato ricoverato 10 giorni fa. I funerali saranno celebrati il 2 dicembre a Montecarlo, dove viveva ed è mancato.

«È stato la storia dell’atletica» racconta l’assessore comunale allo sport Roberto Finardi, che sul tartan lo ha frequentato per quarant’anni. «L’ho avuto come allenatore, come ct della nazionale, come insegnante. In tutto quello che ho fatto ho imparato da lui. Mi sento solo: a chi chiederò, adesso, quando avrò un dubbio?». La domanda che da ieri si fanno generazioni di coach e di campioni. Da Sara Simeoni a Giovanni Evangelisti, bronzo nel salto a Los Angeles 1984. I più grandi successi azzurri tra gli anni 80 e 90 portano la firma di Locatelli. «Era un mito. Un faro per il momento piemontese, nazionale, internazionale, per la sua straordinaria competenza tecnica», racconta Maurizio Damilano, oro nella marcia a Mosca. «Aveva la capacità di aggiornarsi, di indirizzare noi atleti nelle scelte migliori, e un carisma unico».

Diplomato all’Isef, direttore tecnico della nazionale tra il 1987 e il 1994, tra il 1995 e il 2012 è stato pure dirigente della Iaaf. «Nella federazione mondiale aveva dato vita all’accademia dei tecnici» continua Damilano. «Sarebbe felice se lo ricordassimo con un progetto di formazione per gli allenatori cuneesi».

Originario di Canale d’Alba, ha lasciato un’impronta indelebile a Torino, sia come «prof» alla Sisport, sia come organizzatore. «Per i Giochi del 2006 è stato uno stratega e un diplomatico fondamentale» ricorda Tiziana Nasi, oggi presidente della Federazione Sport Invernali Paralimpici. Poi nel 2017-2018 era tornato: richiamato alla direzione tecnica della Fidal».

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