ADDIO AL CORSARO

È morto Ugo Gregoretti, il «cialtrone inguaribile», padre della tv intelligente

Fu autore di «Controfagotto», «Il Circolo Pickwick» e «Romanzo popolare» . Si dedicò al documentario politico, allestì più di 50 spettacoli teatrali e diresse dal 1985 all’89 il teatro Stabile di Torino

di Cristina Battocletti

(Ansa)

4' di lettura

Ugo Gregoretti fu un uomo versatilissimo, che impiegò la sua ironia, intelligenza e capacità analitica su più fronti: dall’attore al giornalista, dall’autore televisivo a quello teatrale.

Era nato il 28 settembre del 1930 a Roma ed è morto oggi nella sua casa romana.

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L’esordio

Gregoretti esordì sul piccolo schermo con il documentario La Sicilia del Gattopardo (1960), con cui vinse il Prix Italia per la sottile argutezza e ironia con cui guardava al costume degli italiani (con la scena memorabile della lettera scritta dal demonio stesso). Erano gli anni del boom economico e certe intelligenze, tra cui quella di Gregoretti, erano particolarmente attive nello scovare la dicotomia tra gli arcaismi e la modernità di un Paese che si andava irrobustendo, nello stesso momento in cui nasceva la Commedia all’italiana (Tutti a casa di Luigi Comencini uscì nello stesso anno).

La Rai

Quando vinse il Prix Italia era già assunto in Rai come autore, televisivo e radiofonico, dal 1954, assieme a una pattuglia di intellettuali, i cosiddetti corsari, che contemplava, tra gli altri, Umberto Eco, Furio Colombo, Angelo Guglielmi, Gianni Vattimo. Con loro Gregoretti era la dimostrazione che il servizio pubblico poteva essere intelligente e utile. L’attività spregiudicata e pungente di Gregoretti provocò non pochi mal di pancia ai vertici dell’azienda, come nel caso de Il Circolo Pickwick, adattamento del 1968 del romanzo di Charles Dickens con un giovane Gigi Proietti, causa di uno scontro con Bernabei.

Tra i tanti lavori che firmò, rimangono in rilievo Controfagotto del 1961, la miniserie Le tigri di Mompracem (1974), quella parodistica Romanzo popolare italiano del 1975, Dentro Roma (1976), Arrivano i mostri (1977) e Uova fatali (1977).

Il cinema

Nel frattempo aveva già iniziato a lavorare per il cinema nel 1962 con I nuovi angeli, tratto dal libro di Guerrini I ventenni non sono delinquenti, un’opera ibrida fra documentario e finzione, viaggio tra i giovani italiani di allora.

Nel 1963 diresse Omicron, in cui un alieno si incarnava in un operaio subendone tragiche conseguenze, e nello stesso anno, partecipò con Il pollo ruspante a Ro.Go.Pa.G., film in quattro episodi, il cui titolo è l’unione delle sigle dei registi: Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti.

Addio a Gregoretti maestro di cinema e televisione

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Tornò sul tema operaista in Apollon (1969), ancora fusione tra finzione e documentario, in cui in una fabbrica occupata gli operai interpretano sé stessi e funzionari del Pci, partito a cui Gregoretti aveva aderito, e alcuni intellettuali sono chiamati a impersonare i quadri dirigenti.

L’ultimo suo film fu Maggio musicale (1989), in cui in una satira dai profili fortemente autobiografici, racconta le disavventure di un regista impegnato nell’allestimento di una Bohème.

Nel 1991 riprese la traccia del documentario politico, che lo impegnò dal ’68 alla fine degli anni Settanta, nell’inchiesta Sottotraccia, dedicata a una parte del Paese seminascosta e silente.

Il teatro

Dagli anni 80 iniziò la sua carriera teatrale, che lo portò ad allestire più di cinquanta spettacoli. Dal 1980 al 1989 diresse la Rassegna Benevento Città-Spettacolo e dal 1985 all’89 il teatro Stabile di Torino, dove, come spettacolo d’esordio, portò in scena I figli di Iorio, scritto da Eduardo Scarpetta. Qui volle ne Il critico di Sheridan Walter Chiari, che avrebbedovuto impersonare Ubu Re di Jarry sempre con la regia di Gregoretti affiancato da Franco Gervasio. Chiari lasciò i due registi alla vigilia della prima e il personaggio di Padre Ubu fu interpretato dallo stesso Gregoretti a Torino e in tournée.

Con un gran fiuto per i talenti Gregoretti affidò a Luca Ronconi la regia di Mirra di Vittorio Alfieri con Galatea Ranzi, Ottavia Piccolo e Remo Girone.

L’attore

Fu attore, anche in piccolissime parti, talvolta senza accreditarsi, in molti titoli che fecero la storia del cinema italiano, come Amore mio aiutami di Alberto Sordi (1969); C’eravamo tanto amati di Ettore Scola (1974); solo come voce nel suo stesso Uova fatali, film TV; in un episodio dei Racconti di fantascienza di Alessandro Blasetti (1979), L’assassino; ne La terrazza di Ettore Scola (1980) e poi con Pasquale Festa Campanile nell’83, Daniele Luchetti nell’88 e infine con Gianni Di Gregorio nel 2014 in Buoni a nulla.

I riconoscimenti

Nel 2001 la trasmissione Lezioni di design si meritò il Premio Compasso d’oro. Tra gli altri riconoscimenti, nel 2009 ricevette il Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi, come “giornalista, autore teatrale e televisivo, regista, attore, sempre uomo d'alto impegno intellettuale e civile” e nel 2010 il Nastro d’argento alla carriera.


Il sogno

A 84 anni sognava ancora di fare un film, lo annunciò al Bif&st,durante la sua lezione di cinema al Teatro Petruzzelli dopo la proiezione del suo film d’esordio I nuovi angeli.

«Sto per fare un film a basso costo, senza divi e purtroppo considerato difficile - spiegò al pubblico di Bari - pur essendo da ridere dall’inizio alla fine. Si tratta di una trasposizione-riduzione di un mio libro che non è altro che la mia autobiografia comica che si chiamava Finale aperto (scritto nel 2006 e riedito nel 2012 con il titolo La storia sono io n.d.r.)... Sarà il ritratto di un perfetto cialtrone, la mappa esatta delle mia cialtroneria congenita e inguaribile». 

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