cinema

Addio a Pino Caruso, volto di Palermo tra «Scugnizzi» e «Carabinieri

Pino Caruso, attore palermitano scomparso a Roma a 84 anni (Ansa)

2' di lettura

L’attore Pino Caruso è morto la sera di giovedì 7 marzo a Roma. Aveva 84 anni e da tempo era malato. Era nato a Palermo il 12 ottobre 1934 e nella sua città natale, tra il ’95 e il ’97 aveva rilanciato le attività culturali guidando i cartelloni estivi di «Palermo di scena». Attore versatile, Pino Caruso aveva debuttato in teatro a Palermo con Pirandello, per trasferirsi poi a Roma e lavorare al Bagaglino, interprete di spettacoli come Terza parte della serata, Il venditore di echi e Pane al pane - Pino al Pino. Con Castellano e Pipolo negli anni Settanta l’esordio in Tv con il programma «Che domenica, amici» che lo rese celebre.

Seguirono poi «Gli amici della domenica», «Teatro 10», «Dove sta Zazà» con Gabriella Ferri e «Due come noi» con Ornella Vanoni. «E ancora Palcoscenico con Milva». Nella sua carriera anche il cinema: dopo il debutto nel film La più bella coppia del mondo di Camillo Mastrocinque, ha recitato con Peppino De Filippo ne Gli infermieri della mutua, poi in Malizia di Salvatore Samperi, La seduzione, La governante, L’ammazzatina, e ancora La donna della domenica e
Ride bene... chi ride ultimo, L’esercito più pazzo del mondo, Canto d’amore e Scugnizzi. Autore di numerosi libri, negli anni Novanta è tornato in Tv grazie alla fiction, con Ultimo, Non lasciamoci più e soprattutto la serie Carabinieri.

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La sua presenza era stata annunciata nel cast, tutto siciliano, del film Il delitto Mattarella, per la regia di Aurelio Grimaldi, coprodotto da Cine 1 Italia e Arancia Cinema, le cui riprese, inizialmente previste a fine febbraio sono state spostate a marzo. «Palermo - dichiara il sindaco Leoluca Orlando - perde un concittadino straordinario, un uomo, un artista che ha contribuito alla rinascita della città, con la sua cultura, la sua ironia, la sua sagacia. Proprio negli anni della rinascita - aggiunge - dopo le terribili stragi del ’92, contribuì con la sua forza e le sue idee a dare speranza ai palermitani e alla città: sue furono grandi intuizioni che sono rimaste nella tradizione culturale della città, come quella di un Festino che divenisse anche momento di spettacolo e gioia, oltre che di riflessione e fede. Lascia in tutti noi un grande dolore, ma certamente anche l’orgoglio di averlo conosciuto e di aver condiviso un pezzo importante della nostra strada».

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