Apertura in netto calo a Wall Street, con le azioni del settore tecnologico in affanno dopo la revisione al ribasso della guidance da parte di Apple. Al punto che il Dow Jones cede l'1,72%, l'S&P 500 lo 0,97% e il Nasdaq Composite l'1,8%. L'annuncio di Apple, che nel frattempo è arrivato a perdere sino al 10% del suo valore (è il peggior calo degli ultimi 6 anni) per poi ritracciare a -8%, "è andato a sommarsi a tutte le ansie che già esistono sul rallentamento dell'economia globale", commenta Jeff Kilburg, ceo di Kkm Financial.
Il colosso di Cupertino ha tagliato le previsioni di fatturato trimestrale per la prima volta da più di 15 anni in seguito al crollo delle vendite di iPhone in Cina e al rallentamento dell'economia cinese. L'avvertimento dell'azienda produttrice di iPhone riguardo alla decelerazione del Pil di Pechino "ha aggravato ulteriormente le preoccupazioni degli investitori sulle prospettive di crescita globale", sottolinea Fritz Louw, currency analyst di Mufg.
Nonostante i crescenti timori su un rallentamento economico globale, l'espansione del Pil statunitense rimane però relativamente robusta e il Paese potrebbe non essere influenzato dalla performance negativa degli altri Paesi, rassicura Ward McCarthy, chief financial economist di Jefferies. "Le condizioni economiche in Cina hanno un impatto più profondo sull'inflazione piuttosto che sulla crescita statunitense", prosegue l'esperto, rimarcando come "l'entità dei danni provocati dal rallentamento cinese sia meno grave negli Stati Uniti rispetto al resto del mondo".
Lo scossone a Wall Street rappresentato dal campanello d'allarme lanciato dal colosso di Cupertino ha avuto un effetto indiretto anche sulla quotazione del petrolio: il contratto febbraio al Nymex scivola dello 0,4% a 46,36 dollari al barile dopo essersi spinti oltre i 47,3 dollari.
Sul fronte macroeconomico, a dicembre, l'Ism manifatturiero ha perso slancio deludendo gli analisti. L'indice di riferimento redatto dall'Institute for Supply Management è sceso a 54,1 punti dai 59,3 punti di novembre. Inoltre, negli Usa è stato registrato a dicembre un aumento dei posti di lavoro nel settore privato pari a 271mila unità, in crescita rispetto alle 179mila unità del mese precedente. Il dato ha stracciato il consenso degli economisti contattati dal Wall Street Journal, che si aspettavano un incremento di 178mila unità.
Segnali negativi invece dalle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione che sono salite di 10mila unità a quota 231mila rispetto alla scorsa settimana (220mila unità il consenso degli economisti contattati dal Wsj). La media mobile nelle ultime quattro settimane, considerata più attendibile dal mercato perché meno volatile, è a 218.750 unità, in discesa di 500 unità rispetto al dato rivisto di sette giorni fa.
Infine, sul fronte della politica monetaria, per il presidente della Federal Reserve di Dallas, Robert Kaplan, visto il recente selloff sui mercati azionari, sarebbe preferibile una pausa nel percorso di rialzo dei tassi d'interesse fino a quando le incertezze non si saranno stabilizzate. Il banchiere ha puntualizzato che la Fed dovrebbe restare in fase attendista almeno per "i primi due trimestri" dell'anno. "Non dovremmo intraprendere ulteriori azioni finché alcune di queste incertezze non si risolveranno da sole". Kaplan non ritiene necessario un taglio dei tassi d'interesse, ma non esclude un rallentamento nel ritmo di riduzione del bilancio della Banca centrale.
Infine, il cambio euro-dollaro tratta a 1,1366, mentre sull'obbligazionario il tasso del Treasury a due anni è del 2,496%, mentre il decennale tratta al 2,642%.