ritratto

Il «generale» Bubbico e 1.614 giorni al Viminale

di Riccardo Ferrazza

(23771)

2' di lettura

«Ho doverosamente informato della mia decisione il presidente del consiglio Paolo Gentiloni». Era il 23 febbraio scorso e Filippo Bubbico, 63 anni, allora viceministro dell’Interno, annunciava così l’uscita dal Pd per seguire Pier Luigi Bersani nella nuova avventura in Mdp. Ma rimanendo nell’esecutivo. Ieri l’ulteriore passo, con la stessa formula: «Dopo avere informato il presidente Gentiloni e il ministro Minniti, che apprezzo e ringrazio per la fiducia accordatami , ho rassegnato le mie dimissioni dal governo». Finisce così una permanenza consecutiva al Viminale di 1.614 giorni: Bubbico, infatti, ha ricoperto lo stesso ruolo nei tre governi che si sono finora succeduti dall’inizio della legislatura (Letta, Renzi e Gentiloni).

Di giorni senza incarichi politici o istituzionali l’ormai ex viceministro ne ha vissuti davvero pochi negli ultimi 35 anni. Dopo la laurea in architettura a Roma, all’inizio degli anni ’80 torna nel suo paese d’origine, Montescaglioso (a venti chilometri da Matera) per diventarne sindaco, poi ricopre il ruolo di segretario del Pci del capoluogo lucano. Quindi il salto in Regione: consigliere della Basilicata, assessore e, infine, presidente della Giunta (2000-2005) prima del ritorno nella Capitale, come senatore e sottosegretario allo Sviluppo economico del secondo governo di Romano Prodi. Sul campo, da governatore regionale, si guadagnò un soprannome che ancora resiste, “generale Bubbico”: riuscì a bloccare il progetto voluto dal governo Berlusconi di un deposito unico per le scorie nucleari a Scanzano jonico mettendosi alla testa di una manifestazione con 100mila persone. «Una delle più belle pagine della storia democratica meridionale» esultò nei giorni della vittoria.

Loading...

L’esperienza da amministratore non gli ha procurato solo onori ma anche guai giudiziari. Dai quali però è uscito indenne. Nel 2007 fu indagato a Catanzaro con l’accusa di abuso e truffa nell’ambito dell’inchiesta sul presunto «comitato d’affari» lucano: dopo quattro anni la sua posizione fu archiviata. Stessa sorte per l’accusa di abuso d’ufficio per la costruzione del villaggio turistico Marinagri, edificato sulla foce del fiume Agri. Ancora abuso d’ufficio per un procedimento risalente ai tempi della sua presidenza al consiglio regionale: l’atto contestato dai magistrati era la nomina, ritenuta illegittima, di un consulente per un incarico di 23mila euro. Bubbico rifiutò la prescrizione. «Non volevo eludere il giudizio e credo che chiunque esercita funzioni pubbliche debba rinunciarvi» spiegò. Ma con la sua qualità di indagato finì sotto l’attacco del Movimento 5 Stelle insieme agli altri membri del governo Renzi nella stessa situazione. La scelta di Bubbico fu premiata con un’ulteriore assoluzione. Da ieri questo ex comunista passato attraverso tutte le metamorfosi della sinistra (Pds, Ds, Pd e ora Mdp) non è più al governo: torna “senatore semplice” ma, secondo alcuni, punta a una candidatura a governatore della Basilicata del prossimo anno.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti