contropiede

Napoli, Juventus e Inter: caccia al titolo con tre modi diversi di giocare

di Mattia Losi

(ANSA)

5' di lettura

Finalmente una Serie A diversa dal solito, più combattuta nelle posizioni di vertice (almeno finora) e con le tre squadre di testa che interpretano in modo completamente diverso il gioco del calcio. Partiamo dal Napoli, capolista solitario, e a punteggio pieno, dopo 7 giornate: fin troppo bello per essere vero. Hamsik con la rete numero 116 batte il record i gol di un certo Diego Armando Maradona, la squadra infila una sequenza di vittorie che nemmeno il Napoli pluri-vittorioso del «Pibe de Oro» era riuscito a mettere nel carniere. Da tempo si dice che Sarri riesce a far giocare il più bel calcio della Penisola, finalmente ha aggiunto concretezza e spietatezza. L’anno scorso mancavano, e la corsa allo scudetto fu impedita dai troppi pareggi piuttosto che dalle poche sconfitte: meno della Juventus campione per la sesta volta consecutiva, tanto per avere un metro di paragone.

Se un neo si può trovare, sulla meravigliosa pelle di alabastro dei partenopei, è che sembrano condannati a essere perfetti. Scendere appena di livello inceppa i meccanismi, toglie lubrificante agli ingranaggi e, come si è visto nell’unica occasione in cui è accaduto (il debutto in Champions) finisce con una sconfitta. Se il «Wunder team» di Sarri avrà fiato per arrivare in fondo lo sapremo solo quando il livello degli avversari si farà adeguato, senza il divario che fino a oggi è apparso evidente negli scontri che hanno contrassegnato questo avvio di campionato. Dal prossimo turno (14 ottobre, prima c’è la sosta per le Nazionali) potrebbero già arrivare le prime indicazioni, visto che Hamsik e compagni sono attesi all’Olimpico dalla Roma. E i giallorossi, tolto il passo falso casalingo con la nuova Inter di Spalletti, hanno finora macinato tutte le rivali: resta da giocare il recupero della partita con la Sampdoria, che se finisse con una vittoria porterebbe i capitolini a trasformare l’attuale terzetto di testa in un quartetto. Insomma, la vera incognita del Napoli resta la difesa: più attenta rispetto allo scorso anno, ma ancora in attesa di essere messa alla prova da attaccanti di alto livello. Dzeko senza dubbio lo è, vedremo come andrà a finire.

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Capitolo Juventus: la rosa è la più forte in assoluto, il gioco come al solito non è fantastico, la forza risiede nella qualità dei singoli e nello strapotere fisico complessivo della squadra. Peccato che gli anni passino, per tutti, e che qualche incrinatura si inizi a vedere. Alzi la mano chi si ricordava la Juventus rimontata in Italia dopo essere andata in vantaggio per 2-0... Con l’Atalanta è successo: e non può essere catalogato come un caso perché i nerazzurri bergamaschi hanno messo in crisi, nelle coppe europee, anche il Lione, altra squadra di ottimo livello. Insomma, la routine bianconera si è fermata proprio in occasione dell’incontro con il primo avversario “vero”, perché l’Atalanta dimostra a chiare lettere che il quarto posto dello scorso anno non è stato figlio del caso. L’altro passaggio a vuoto bianconero, con risultato ben più pesante, è arrivato in Champions contro il Barcellona, ci dice che la Juventus qualche problema ce l’ha. E non solo per via del Var, su cui Allegri ha a lungo argomentato nel post partita ironizzando su partite che potrebbero durare quattro ore.

Forse il vero problema è che i bianconeri sono stanchi. Non fisicamente, visto che siamo agli inizi, ma stanchi di vincere. Perché prima o poi, anche le vittorie, a furia di aggiungerle una all’altra, danno un po’ la nausea. A questo si abbina il rischio legato all’età di alcuni protagonisti, Buffon in testa: è sempre un grande, anzi un grandissimo portiere, ma da inizio stagione ha mostrato qualche incertezza che per lui è un fatto del tutto irrituale. Prendere atto che nessuno è eterno non è mancanza di rispetto, anche perché di meglio in giro in questo momento dalle parti di Torino non si vede: ma occorre ammettere sinceramente che gli anni prima o poi fanno il loro corso, altrimenti Mazzola e Rivera sarebbero ancora titolari fissi nella nostra Nazionale.

La Juventus è meno attenta in difesa, dove prende gol molto più facilmente che nel recente passato, e appare anche meno letale in attacco, meno pronta a rilanciare l’azione dopo aver rubato palla, meno aggressiva a centrocampo. Resta una gran bella squadra, ma... E quel ma potrebbe fare la differenza. Di certo in casa bianconera ci sono margini di miglioramento. Allegri e suoi devono crescere, mentre Sarri e il Napoli non devono scendere di livello: sarà una bella sfida. Alla ripresa per la Vecchia Singora ci sarà la Lazio, in casa: in teoria un ostacolo tutt’altro che impossibile, soprattutto allo Stadium, ma per come sta giocando la squadra di Inzaghi qualche grattacapo in più potrebbe arrivare.

Terzo incomodo, l’Inter di Spalletti. Dopo il disastro dello scorso anno nessuno poteva lecitamente pensare di vedere i nerazzurri lottare per la vetta della classifica. Il cammino è ancora lungo, molto lungo, ma senza dubbio colpisce vedere che il reparto che condiziona le partite è quello difensivo: ossia lo stesso che nella passata stagione firmava, timbrava e spediva le missive con il racconto di sconfitte oltre il limite dell’accettabile. Adesso la difesa dell’Inter è la migliore del campionato, e proprio grazie ai pochi gol subiti arrivano vittorie di misura. Battere 2-1 il Benevento a Benevento non è un’impresa da raccontare ai nipoti, ma l’Inter dell’anno scorso probabilmente avrebbe finito per incassare anche la seconda (e forse la terza) rete.

L’attacco è meno stellare di quello di Napoli e Juventus, solo 14 gol segnati contro i 20 dei bianconeri i 25 dei partenopei, e anche il gioco è più che altro un progetto in attesa di essere trasformato in realtà. Se la realtà sarà un principe Azzurro oppure un misero rospo lo vedremo strada facendo, intanto i molti punti archiviati hanno issato l’Inter al secondo posto, insieme alla Juventus. Giocare male e vincere è un pregio delle squadre forti, si diceva un tempo, però bisogna cercare di non esagerare, come dimostrano i due punti perso per strada a Bologna. Dopo la sosta delle Nazionali ci sarà il derby, contro un Milan che proprio nel giorno di una sconfitta interna (0-2 con la Roma) ha trovato molte delle risposte positive che cercava. Può sembrare un paradosso, invece contro un avversario forte come sono i giallorossi gli uomini di Montella hanno dato segno di iniziare a capire cosa vuole l’allenatore. Il derby di Milano, molto più di quello di Torino, è di per sé una partita a parte, dove nessuno è davvero favorito. E dove spesso il favorito finisce per perdere.

Resta il fatto che del terzetto di testa proprio la squadra di Spalletti è quella con il maggior margine di miglioramento potenziale, e per di più con il tempo giusto per poter lavorare in allenamento vista l’assenza dal palcoscenico internazionale. La speranza, per i tifosi nerazzurri, è che il miglioramento arrivi, perché è difficile immaginare un’Inter capace di fare corsa di testa fino alla fine della stagione senza risolvere quantomeno il rebus di centrocampo, dove a turno qualcuno ci mette una pezza ma dove, di fatto, manca un leader capace di dettare i tempi e impostare il gioco. Avrebbe dovuto farlo Borja Valero, come accadeva nella Fiorentina, ma finora non è successo. Una volta tocca a Candreva, una volta a Brozovic, un’altra a Joao Mario...

Detto questo, attenzione alla Roma. La sconfitta contro l’Inter è stata archiviata come se niente fosse. Dire che i giallorossi sono fuori dai giochi è più che prematuro.

Come sempre buon campionato a tutti, con l’intermezzo delle Nazionali.

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