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Di Maio avverte i sindacati: «Si autoriformino o ci pensiamo noi»

(ANSA)

3' di lettura

«Se il Paese vuole essere competitivo le organizzazioni sindacali devono cambiare radicalmente. Dobbiamo dare possibilità alle associazioni giovanili di contare nei tavoli contrattazione, serve più ricambio nelle organizzazioni sindacali. O i sindacati si autoriformano o quando saremo al governo faremo noi la riforma». È un avvertimento senza precedenti al fronte sindacale quello lanciato oggi da Luigi Di Maio, candidato premier del Movimento 5 Stelle, ospite del Festival del Lavoro in corso a Torino. «Un sindacalista che prende la pensione d'oro o finanziamenti da tutte le parti - rincara la dose Di Maio - ha poca credibilità per rappresentare un giovane di trent'anni».

Furlan (Cisl): Di Maio si concentri su problemi. Poletti: rispetti autonomia
Alle parole di Di Maio seguono immeditamente le prese di posizione sia dei sindacati che del Governo. La prima a replicare è la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che invita Di Maio a «lasciar perdere queste inutili polemiche» e a concentrarsi semmai «sui veri problemi del Paese, come il lavoro stabile ai giovani». Più articolata la risposta del ministro del Laboro, Giuliano Poletti , che ricorda al vicepresidente della Camera che i sindacati «hanno la loro autonomia e la loro responsabilità», e che queste devono essere rispetatte. «Una delle regole del funzionamento della democrazia - insiste il ministro dal G7 di Venaria -è il rispetto delle sfere di competenze e responsabilità di ognuno».

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Prioritaria manovra choc sul lavoro
Sul palco del Festival promosso dall’Ordine nazionale dei consulenti del lavoro Di Maio auspica anche una «manovra choc sul costo del lavoro», e ipotizza misure che diano la possibilità «alle imprese e agli studi professionali di assumere per fare riprendere l'economia e dare gettito allo Stato. Così potremo pagare il debito e fare ulteriori investimenti per abbassare il costo del lavoro». La ricetta per la ripresa è quindi quella di puntare sul «deficit produttivo», sull'abbassamento del costo del lavoro e sui settori ad alto moltiplicatore «così rimetteremo in moto l'economia», conclude Di Maio.

«In arrivo Smart nation, occorre investire in innovazione»
Il vincitore delle “primarie on line” del M5S per la corsa a palazzo Chigi annuncia poi, «aldilà di quello che vogliamo» della “Smart nation”, «un nuovo modello di Paese in cui i lavori si trasformano e non dobbiamo avere paura che si perdano posti di lavoro». E ricorda i dati di una ricerca secondo la quale «il 50% dei posti di lavoro nel 2025 sarà legato al settore creativo, turismo, cultura e nuove tecnologie, mentre il 60% delle professioni attuali si trasformerà o sparirà». Per questo, conclude, occorre «iniziare ad investire in innovazione tecnologica: Internet è la più grande fabbrica di posti di lavoro per fare in modo che i giovani non se ne vadano all'estero».

Fratoianni (SI): su sindacati Di Maio diversamente Renzi
L’affondo di Di Maio non piace neanche a Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, che evidenzia il parallelismo tra il giovane politico M5S e l’ex premier Matteo renzi, più volte in attrito con i sindacati, la Cgil in particolare. «Luigi Di Maio è diversamente renziano, come Renzi è stato ed è diversamente berlusconiano», attacca Fratoianni, che se la prende con le «solite vecchie ricette economiche fallimentari che l'unico grande partito del neoliberismo propone da 30 anni, con risultati che conosciamo molto bene». Da sinistra, se la prende con Di Maio anche Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Mdp, per il quale le parole del leader pentastellato fanno rivivere il ventennio fascista, «quello in cui i sindacati erano fuori legge e ce n'era uno solo, al servizio del governo. D'altra parte - aggiunge - per un leader che confonde Berlinguer con Almirante non c'è da aspettarsi molto altro».

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