infrastrutture

Porti: l’inefficienza logistica costa fino a 12 miliardi alle imprese

di Domenico Palmiotti

(AFP)

2' di lettura

La riforma dei porti, varata oltre un anno fa, avanza e sta dando risultati. Lo dice il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, parlando a Taranto alla convention nazionale dei Propeller Club. «C’è stata una semplificazione delle governance, si è ridotta la burocrazia, si ragiona in una logica di integrazione e cooperazione mentre prima ciascuna Authority andava per conto proprio – osserva –. Adesso siamo i primi nel mondo nello sdoganamento, c’è un investimento pesante nella digitalizzazione, ma – aggiunge il ministro – c’è ancora tanta strada da fare».

E uno dei nodi da sciogliere, Delrio lo indica nel miglioramento della logistica, «che oggi è grandemente inefficiente e provoca alle imprese maggiori costi su base annua pari a 10-12 miliardi. Non dobbiamo pensare solo a come arrivano le merci nei porti – sottolinea – ma anche a come escono». Affrontando poi il caso Taranto, Delrio dice di credere nella ripresa del porto, manifestando favore alla costituzione di una Zona economica speciale (Zes) tra Taranto e Matera. Delrio – che ha anche inaugurato la strada dei moli nel porto – sottolinea che «tra miglioramento del molo polisettoriale, piattaforma logistica, strada dei moli, avvio della costruzione del centro servizi per il traffico croceristico, Taranto è oggi sicuramente in una condizione infrastrutturale migliore rispetto a quella di anni fa. Questo fa sì che domanda e offerta possano incrociarsi meglio».

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«Ero sottosegretario alla presidenza prima del 2015 e ricordo benissimo – rammenta Delrio – le riunioni che facevamo a Palazzo Chigi dove io ho cercato di convincere Evergreen a non disimpegnarsi da Taranto, assicurando che le opere sarebbero state costruite. In realtà, eravamo in ritardo e di quei 400 milioni di lavori previsti, avevamo speso quasi niente mentre oggi queste risorse sono tutte impegnate». «Abbiamo diversi contatti in corso con operatori importanti, in tutte le missioni fatte all’estero abbiamo sempre rappresentato il porto di Taranto perché è un’infrastruttura del Paese, e io penso che a breve avremo una definizione» dichiara Delrio.

Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale di sistema del Mar Ionio, addebita la caduta dei traffici di Taranto al concatenarsi di tre eventi: la frenata di Ilva a causa delle vicende ambientali e giudiziarie, l’abbandono del terminalista Evergreen, la chiusura del molo polisettoriale per i lavori di adeguamento. «Dal mese scorso – osserva Prete – abbiamo però 1.500 metri di banchina disponibili e un milione di metri quadri retrostanti. Ci sono già degli operatori al lavoro e noi dobbiamo fare una scelta che da un lato salvaguardi anche il carattere pubblico di quest’infrastuttura e dall’altro ci porti verso nuovi gruppi». Sul come sarà fatta la scelta del nuovo o dei nuovi operatori, Prete precisa: «Di solito si pensa al bando, ma noi avendone esperito già uno senza successo, non escludiamo ora una procedura negoziata».

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