Fedeli: entro ottobre un codice per gli atenei

Università e corruzione, indagato il rettore del Suor Orsola a Napoli: «Favorì il figlio dell’ex ministro»

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Il rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa e vice presidente della Crui (l’organo di rappresentanza dei rettori italiani) Lucio D’Alessandro è indagato dalla Procura di Napoli. L’ipotesi - secondo quanto scrivono Il Mattino, Il Fatto Quotidiano, l’edizione napoletana de La Repubblica e il Corriere del Mezzogiorno - è quella di aver favorito un figlio dell’ex ministro Zecchino, nell’assegnazione di un posto di ricercatore al Suor Orsola. Né Ortensio Zecchino, né il figlio Francesco risultano indagati.
A D’Alessandro e agli altri componenti della commissione, Giovanni Coppola, Anna Giannetti, Alessandro Viscogliosi, è stato notificato un avviso di conclusione indagini. Per il rettore del Suor Orsola, al termine dell’inchiesta condotta dal pm Graziella Arlomede, avanzata l’ipotesi di concorso in abuso di ufficio.

La replica del rettore
Lucio D’Alessandro ha commentato così la notizia: «L’eco mediatica della notizia mi addolora e mi sorprende, tanto più che interviene in un momento in cui è forte il rischio che questa vicenda si confonda con fatti di natura profondamente diversa. Per quanto personalmente addolorato sono, però, assolutamente sereno circa la legittimità dei miei comportamenti e, soprattutto, nutro piena fiducia nel lavoro della magistratura. Ritengo doveroso dover precisare due punti nodali. Innanzitutto, si tratta di una vicenda giudiziaria quanto mai complessa che trae origine da un concorso del 2003, a margine del quale si sono succeduti numerosi ricorsi amministrativi, mentre io soltanto dal maggio del 2011 ho avuto l’onore di iniziare a ricoprire la carica di rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa; e sin da quando ho assunto questa carica, con riferimento al concorso in oggetto, mi sono limitato a dare seguito alle decisioni assunte dalla magistratura amministrativa. In secondo luogo, e più in generale, proprio nella mia veste di rettore sono convinto di aver tenuto sempre comportamenti legittimi e trasparenti; peraltro, nella fattispecie in esame la legge attribuisce la nomina del membro interno della commissione esaminatrice di cui si parla al Consiglio della Facoltà di Lettere - Facoltà della quale non faccio parte - e non già al rettore, cui spetta un mero compito di verifica formale degli atti. Resto convinto che la magistratura avrà modo di chiarire correttamente i termini di questa vicenda».

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La notizia dell’inchiesta arriva a due giorni dall’operazione della Procura di Firenze che ha portato agli arresti di sette docenti universitari e a 52 indagati per concorsi di abilitazione truccati. Dalle intercettazioni delle indagini toscane emerge che i vincitori del concorso nazionale venivano scelti con una «chiamata alle armi» tra i componenti della commissione giudicante, e non in base a criteri di merito. Per esempio in una intercettazione uno dei docenti, componente della commissione giudicante, affermerebbe di voler favorire il suo candidato, contrapposto a quello di un collega, esercitando la sua influenza con una vera e propria “chiamata alle armi” rivolta agli altri commissari a lui più vicini. Sarebbero stati scelti in base alla regola del «do ut des», uno scambio di favori tra commissari, i vincitori del concorso per l'abilitazione scientifica nazionale all'insegnamento nel settore del diritto tributario.


Fedeli: un garante della legalità in ogni ateneo

Presto ci sarà “un codice specifico” per la trasparenza all'Università «che verrà completato entro ottobre. La parte che riguarda il Miur era già completata, la parte che riguardava una consultazione pubblica si è conclusa il 15 settembre, adesso l'autorità nazionale anti corruzione sta completando, raccogliendo eventuali altri suggerimenti ed entro ottobre la conclude», ha dichiarato il ministro per l'istruzione Valeria Fedeli. Il ministro ha poi detto anche che il 3-4 novembre, ci sarà «la conferenza sull'Università: credo che quello sia il luogo non solo per rilanciare innovazione e qualità anche della didattica e del futuro delle università italiane dal punto di vista della qualità formativa, ma sarà anche il luogo dove dovremo, e credo che ci riusciremo, ad implementare ulteriormente proposte per contrastare davvero e fino in fondo corruzione ed assenza di trasparenza e togliere tutte le aree grigie. Questo lo dobbiamo agli studenti, al Paese, all'autorevolezza del nostro percorso di alta formazione».

Tolleranza zero sarebbe la linea del ministro. «Costituirsi parte civile contro i professori corrotti e individuare dentro ogni ateneo un responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione. Questo, nella loro autonomia, dovrebbero fare gli atenei” ha detto. E ha aggiunto: «Ciò che sta mergendo impone che si vada fino in fondo e che una volta accertati i fatti, si perseguano i responsabili. È necessario che la verifica delle accuse si svolga in tempi rapidi. Può essere che una parte del sistema sia malato, non il sistema nel suo insieme. Ma là dove il tema esiste, va sradicato. Già da febbraio lavoro col presidente dell'Anac, Cantone, su criteri di prevenzione, misure di trasparenza, e figure anti-corruzione».

Il ministro Fedeli ha poi accennato al lavoro con Cantone che ha portato a introdurre per la prima volta, nel Piano anticorruzione 2017, il capitolo delle istituzioni universitarie. «È tutto su Internet - ha spiegato -. La consultazione pubblica è finita il 15 settembre e gli uffici, poi io e Cantone, col quale ho appena parlato, concluderemo il lavoro e lo presenteremo al massimo entro la fine di ottobre. Farò un atto di indirizzo, conseguente e coerente con il dossier dell' Anac, che manderò alle Università, enti vigilati, rispettando la loro autonomia. E
chiederò di adottare le misure previste nel Piano»

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