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Yellen: potremmo aver sbagliato le stime su inflazione e occupazione

di Marco Valsania

Foto Epa

2' di lettura

New York - La Federal Reserve è stata colta di sorpresa dalla debolezza dell'inflazione, che oggi si dimostra maggiore di quanto non avesse immaginato. E questa protratta fragilità consiglia una nuova prudenza e gradualità nei rialzi dei tassi di interesse americani. Janet Yellen, il presidente della Federal Reserve, è tornata ieri sul grande “mistero” della longeva espansione: le deludenti pressioni sui prezzi. E ha ammesso esplicitamente che la Banca centrale non ha spiegazioni convincenti per questo tallone d'Achille ma deve riconoscere la possibilità di essersi davvero sbagliata, d'esser stata troppo ottimista su una prossima e salutare riscossa verso gli enunciati target ideali del 2% l'anno.

“Io e i miei colleghi potremmo aver mal giudicato la forza del mercato del lavoro, il grado di conformità delle aspettative inflazionistiche di lungo periodo con il nostro obiettivo d'inflazione e persino le fondamentali forze che guidano l'inflazione”, ha affermato Yellen. Ancora: “Pressioni al ribasso sull'inflazione potrebbe rivelarsi persistenti al di là di ogni previsione”. Un fatto che, per difendere la ripresa, prescrive frenate nella normalizzazione della politica monetaria: “Come dovrebbe essere formulata la nostra politica al cospetto di incertezze così significative?” si è domandata. E ha replicato: “A mio avviso si rafforzano le ragioni di una gradualità delle mosse. Troppa fretta rischia correzioni eccessive della politica in risposta a sviluppi attesi ma che non potrebbero non verificarsi”. La scarsa inflazione, insomma, risulterà “naturalmente in un cammino più accomodante di quello al momento anticipato”.

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Yellen, parlando all'associazione degli economisti di business Nabe, ha accentuato una cautela già trapelata durante l'ultimo vertice della Fed il 19 e 20 settembre. In quell'occasione, Yellen aveva citato proprio l'inadeguata comprensione delle dinamiche che influenzano l'inflazione. E il vertice della Banca centrale, pur avviando una riduzione graduale nel portafoglio titoli del Qe e lasciando la porta aperta a una mini-stretta sui tassi a dicembre, aveva ridimensionato le attese di futuri aumenti del costo del denaro. Dal finire dell'anno scorso, la Banca centrale ha fatto scattare tre rialzi dei tassi di un quarto di punto fino all'attuale fascia tra l'1% e l'1,25 per cento. Per l'anno prossimo ha lasciato invariata la scommessa su altri tre rialzi, che si ridurranno tuttavia da tre a due nel 2019 fino a raggiungere un più contenuto livello massimo del 2,9 per cento.

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