Terremoto nel Pd, gli oppositori processano Schlein: è schiava di Conte. Pronti a uscire dalla direzione

23 Feb 2024 10:06 - di Eugenio Battisti

Accusano di tradimento la segretaria Elly Schlein sul terzo mandato, si ribellano all’appiattimento verso i 5Stelle e sono pronti ad azioni eclatanti. Nel Nazareno la resa dei conti di queste ore parte da lontano. La rabbia che serpeggia nel correntone interno guidato dal governatore Bonaccini non riguarda solo il casus belli del terzo mandato che spacca a metà come una mela il partito, solo l’ultimo in ordine cronologico, ma l’asse sempre più indigeribile con Giuseppe Conte.

La minoranza dem all’attacco: tradimento

Tra i riformisti ribelli alla linea-non linea della Schlein si mescolano tanti sentimenti, a partire dall’insoddisfazione per lo zigzagare della segretaria su tutti i dossier dell’agenda politica dietro lo scudo dell’opposizione senza se e senza ma, troppo urlata e mai efficace. Anche sul voto in commissione Affari costituzionale dell’emendamento leghista per il tris ai governatori la rotta seguita dalla segretaria non è andata oltre il temporeggiamento aspettando le mosse dell’avversario per poi gridare alla spaccatura del centrodestra, non guardando alla trave in casa.

Il tranello studiato della Schlein

L’accusa di tradimento dell’intesa – l’ennesimo compromesso –  faticosamente raggiunta nella direzione nazionale di lunedì – è pesante. Ma c’è di più. C’è chi legge il voto contrario alla proposta leghista come un “tranello studiato” dalla perfida leader. Scava scava, dicono gli oppositori in fermento, il niet al terzo mandato è un atto di sudditanza ai 5stelle, che ne hanno fatto un cavallo di battaglia. Una sua bandiera oltre che un valore statutario, tanto da estendere il limite dei due mandati anche ai parlamentari. La prova provata di un partito schiacciato su Conte.

Lo schiacciamento su Conte dietro il no al terzo mandato

Lo hanno detto esplicitamente sia Dario Franceschini che Francesco Boccia. “Dobbiamo votare contro il terzo mandato per non rompere con Conte alla vigilia delle elezioni sarde”. La storia recente è piena di favori all’ex premier, soprattutto in materia di politica estera. Basta pensare alle cautele con cui Schlein ha affrontato gli ordini del giorno dei 5Stelle sulla guerra in Ucraina e il Medio Oriente. E la supponenza nei confronti di Renzi e Calenda, accusati di fare da stampella al governo. La Schlein si trincera dietro l’unanimità della scelta dei senatori, tutti inquadrati per votare no all’emendamento della Lega, facendo carta straccia della proposta Bonaccini sussurrata in Direzione: quella di votare con la Lega nella speranza di mettere in minoranza l’opposizione. Niente da fare, neppure l’ipotesi di uscire dall’aula, avanzata da Malpezzi, Alfieri e Delrio è stata presa in considerazione da Elly per non innervosire Conte.

Gli oppositori minacciano di uscire dalla direzione unitaria

La partita non è chiusa. Nell’area Bonaccini avanza la richiesta di un “chiarimento” prima del voto in Aula della prossima settimana, visto che la Lega è decisa a ripresentare l’emendamento in Senato. In assenza di un chiarimento c’è la minaccia della minoranza interna di uscire dalla segreteria unitaria. Un’exit strategy drammatica e un danno di immagine grave a pochi mesi dalle europee.

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