Trattativa Chiesa-Massoneria, capitolo 2. Il cardinale Coccopalmerio vuole un "tavolo permanente"

Un “tavolo permanente” di confronto tra autorità ecclesiastiche e logge massoniche. È l’ipotesi avanzata dal cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente emerito del Pontificio consiglio per i testi legislativi, al termine del seminario sui rapporti Chiesa-Massoneria svoltosi venerdì 16 febbraio a Milano a porte chiuse, che aveva l'obiettivo di avviare un disgelo tra due mondi che per secoli si sono osteggiati e combattuti. L’incontro pur essendo organizzato da un terzo attore (il Gris, Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa), si inserisce in un contesto significativo: da qualche tempo, infatti, ci sono segnali di avvicinamento tra Massoneria e ambienti cattolici. È soprattutto da quando, nel 2016, il cardinale Gianfranco Ravasi pubblicò su Il Sole 24 Ore un articolo dal titolo “Cari fratelli massoni” che le occasioni di dialogo, promosse dalle logge o da alcune diocesi, si sono moltiplicate. Fino al seminario meneghino dei giorni scorsi: da una parte i tre Grandi Maestri delle tre logge italiane – Stefano Bisi per il Grande Oriente d’Italia (GOI), Luciano Romoli per la Gran Loggia d’Italia degli ALAM (GLDI) e Fabio Venzi (in collegamento da Roma) per la Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI) –, dall’altra l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, il già citato cardinale Coccopalmerio, il teologo francescano Zbigniew Suchecki e il vescovo Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia. Il seminario, lo abbiamo accennato, era chiuso alla stampa e riservato a un pubblico selezionato, ma alcune fonti e materiali visionati hanno confermato ad Huffpost che nel dibattito è emersa la volontà di superare l’inconciliabilità tra le parti. Coccopalmerio ha innanzitutto espresso soddisfazione per “l’incontro tra persone” e non tra sigle contrapposte, avanzando l’ipotesi di proseguire e intensificare gli incontri, magari in maniera strutturale. “Da quello che ho potuto capire, ma sono poco esperto in questa materia, credo che ci sia una evoluzione nella comprensione reciproca. Cinquanta o cento anni fa c'era meno conoscenza, ma le cose sono andate avanti e spero che questi incontri non si fermino qui. Mi chiedo se non si possa pensare a un tavolo permanente, anche a livello di autorità, in modo da confrontarsi meglio”, ha detto il cardinale. Un passo avanti che potrebbe assumere il sapore della svolta, considerando che i pronunciamenti della Chiesa contro la Massoneria si ripetono da secoli e finora niente è cambiato nella legislazione in materia. Si va dalla bolla di scomunica In eminenti apostolatus specula (1738) di Clemente XII alla dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 26 novembre 1983, redatta dall’allora cardinale Joseph Ratzinger e approvata da san Giovanni Paolo II, fino alla presa di posizione di Papa Francesco, che lo scorso autunno ha ribadito che “l’iscrizione attiva alla Massoneria da parte di un fedele è proibita, a causa dell’inconciliabilità tra dottrina cattolica e Massoneria”. A parlare di disgelo, prima dell’incontro meneghino, era stato Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. “Personalmente – aveva detto a Huffpost –, non ho mai mostrato un atteggiamento di gelo nei confronti della Chiesa. Basti pensare che il mio primo intervento al Grande Oriente d'Italia, più di quarant'anni fa, verteva proprio sui rapporti tra il mondo cattolico e la Massoneria. Tuttavia, affinché si possa davvero sciogliere il ghiaccio, è necessaria la collaborazione di entrambe le parti. Ritengo fondamentale ricordare quanto scrisse nel 2016 il cardinale Gianfranco Ravasi, al quale ho avuto modo di esprimere gratitudine per la sua attenzione. Ma purtroppo accade ancora che quando un'autorità ecclesiastica manifesta apertura al dialogo con la Massoneria, venga immediatamente accusata di appartenere alla stessa: mi rammarica profondamente. È essenziale superare questa narrazione e promuovere un clima di rispetto reciproco e comprensione”. Il suo auspicio? Eloquente: “Mi piacerebbe che ogni giorno un Papa e un Gran Maestro potessero incontrarsi e fare un pezzo di strada insieme, sotto la luce del Grande Architetto dell’Universo”. Bisi, di concenrto con gli altri due Gran Maestri presenti, ha sottolineato la necessità di dialogo anche durante il seminario, spiegando che “al centro di tutto la Chiesa e la Massoneria mettono entrambe l’Uomo seppure con basi diverse. Per noi si deve lavorare interiormente per sublimare il suo essere e potenziarlo ‘nella virtù e contro il vizio’ per elevarlo in quell’Amore fraterno volto al Bene dell’Umanità e alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo”. Da parte del Gran Maestro del GOI anche una nota di rammarico per il fatto che Papa Francesco “si è dimenticato che fra i massoni ci sono anche tanti cattolici ai quali è impedito di ricevere la comunione e quando si è trattato di concedere le credenziali a un ambasciatore massone ha detto ‘no’”. Rebus sic stantibus, viene da domandarsi se le novità emerse durante il seminario milanese siano espressione dell’opinione di pochi o sintomo di un sentimento che inizia a diffondersi negli ambienti ecclesiastici, guardando al superamento dell'approccio marcatamente dottrinale e all’apertura nei confronti dell’alterità massonica.

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