Minacce pre-elettorali russe. Per il falco Galuzin la Moldavia sarà "la prossima Ucraina”

Mentre Putin fa sapere che non parteciperà ai dibattiti televisivi previsti per le elezioni presidenziali (a che pro, d’altronde, visto che sarà sicuramente lui a vincere), il viceministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, Mikhail Galuzin, ha pensato bene di aumentare l’ansia dei suoi concittadini, annunciando che la Moldavia potrebbe diventare presto la prossima “Ucraina”, e affermando che non c’è alternativa per l’Armenia che rimanere nell’orbita di Mosca (volente o nolente). Queste minacce sono state proferite dall’esponente del governo russo durante una lunga intervista rilasciata al giornalista di Izvestia (uno dei principali quotidiani russi) Semën Boykov, che l’ha pubblicata il 15 febbraio. Dopo aver lamentato che l'Occidente e Kiev non mostrano la volontà di arrivare a una soluzione politica e diplomatica del conflitto in Ucraina, ma la stanno solo ritardando (con la consegna di armi e di sostegno economico), Galuzin ha sostenuto che l’Occidente non è in grado di pacificare alcun paese, come dimostrano i casi dei Balcani, Iraq, Libia, Siria, e ultimamente il conflitto Armenia-Azerbaijan, che continua tuttora, nonostante l’azione diplomatica in sottotraccia dell’Ue. Senza rendersi conto di cadere nel ridicolo, il viceministro degli Esteri ha invitato i due paesi a dimostrare moderazione per evitare incidenti e morti (più o meno come fa la Russia in Ucraina...), che non facilitano “la creazione di un’atmosfera positiva per promuovere la normalizzazione” . Dopo aver dichiarato che non c’è alternativa per l’Armenia che rimanere nell’alleanza difensiva guidata dalla Russia, l’ОДКБ (Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva-CSTO), accusando poi il suo (ormai ex) partner (l’Armenia) di voler trascinare forze “Occidentali” nella regione, circostanza che viene definita in modo inquietante “controproducente”, Galuzin è entrato a spada tratta nel mondo dell’assurdo, affermando che è l’Occidente, con la fornitura di armi all’Ucraina, a “condannare a morte migliaia di persone”, politica che viene definita “assolutamente irresponsabile e criminale”, oltre che causa di “peggioramento della sofferenza del popolo ucraino” (mentre la Russia, che invade il territorio del suo vicino, distrugge tutto quello che gli capita, facendo molte vittime civili, agisce, evidentemente, con un comportamento responsabile e corretto, che per di più migliora le condizioni dei residenti in Ucraina...). Continuando sulla lunghezza d’onda del paradosso, il viceministro degli Esteri ha poi chiaramente preconizzato che prima o poi saranno “ripristinati i rapporti con il popolo ucraino”, senza specificare che tipo di rapporti (magari come sudditi del neozar Vladimir I), pur ammettendo che “ci vorrà tempo”. Va detto che anche il giornalista ha dato il suo contributo all’atmosfera surreale dell’intervista, dichiarando in una domanda che “l’Ucraina è entrata in conflitto con la Russia”, come se l’avesse attaccata, e poi chiedendo se la Russia (implicitamente in modo magnanimo) fosse pronta ad aiutare l’Ucraina, dopo il conflitto, a riprendersi. È ormai chiaro che la lettura dell’articolo porta il lettore in un mondo immaginario, dove la Russia è un paese civile, visto che la risposta a questa domanda è stata che “la Russia si occupa della difesa aerea dell’Ucraina”!!! . Ribadito che “Kiev e l’Occidente hanno intrapreso la strada di scatenare una guerra contro il proprio popolo nell’est del paese, utilizzando aerei militari e artiglieria pesante”, e che gli obiettivi dell’operazione militare speciale sono “la denazificazione e la smilitarizzazione dell'Ucraina, il suo status di non blocco, la protezione della popolazione di lingua russa del paese” (ma allora perché occupare 4 regioni?), e dribblata la fantascientifica domanda sulla spartizione dell’Ucraina da parte di Ungheria e Polonia, il discorso si è fatto serio parlando della Moldavia. Lanciata lì la boutade “solo il popolo ucraino può determinare il destino del proprio Stato e del proprio Paese” (ovviamente, a condizione che si assoggetti alla Russia...), seguita dalla freudiana affermazione che in Ucraina esiste “un’ideologia nazista, dove i diritti e le libertà dell’uomo e del cittadino non sono garantiti”, il viceministro degli Affari Esteri della Federazione Russa si è lasciato andare ad una dichiarazione molto preoccupante: “Il fatto che la Moldavia si stia muovendo rapidamente sulla via dell’ucrainizzazione è, a mio avviso, un fatto ovvio”. Il termine “ucrainizzazione” è molto esplicito, e significa, anche alla luce di quanto affermato nel corso dell’intervista a Galuzin, con tutta probabilità (visto quanto è successo in Ucraina): l'invasione della Moldavia; la sua trasformazione in una nuova regione russa (d’altronde Putin dice ormai da tempo che vuole ricostituire l’Urss); L’affermazione è stata rilasciata a seguito di una domanda che verteva sulle dichiarazioni molto dure contro la Russia di Maia Sandu, capo di Stato della Moldavia. L’esponente del governo russo ha poi aggiunto che “il regime Sandu persegue una linea politica apertamente russofoba. Riteniamo che questo percorso, in primo luogo, sia un vicolo cieco e, in secondo luogo, contraddice, per quanto ho capito, l’opinione della maggioranza, che continua a simpatizzare con la Russia”. A questo punto Galuzin esplicita la sua minaccia affermando che “siamo estremamente preoccupati per questo tipo di possibilità e abbiamo sempre affermato chiaramente che i tentativi di risolvere il problema della Transnistria con la forza sono controproducenti. Ci auguriamo che Chisinau capisca come potrebbe finire in uno scenario violento per la stessa Moldavia” (appunto, lo stesso scenario attuale dell’Ucraina). Per non lasciare dubbi sulle intenzioni della Russia, il viceministro agli Esteri ha ricordato che “abbiamo sempre affermato chiaramente che qualsiasi azione che costituisca una minaccia per il nostro personale militare e per i nostri concittadini sarà considerata, in conformità con il diritto internazionale, come un attacco alla Russia” (e quindi motivo di invasione). Ma a quali concittadini si riferisce Galuzin? Premesso che la Moldavia è una ex repubblica sovietica, secondo i dati contenuti nel Factbook della Cia, l’80% dei 3,2 milioni di abitanti (a cui si sono aggiunti 120mila rifugiati ucraini) usa come lingua madre il moldavo, che è identico al rumeno (le bandiere dei 2 paesi hanno gli stessi colori), mentre gli abitanti di etnia russa sono circa il 10%. È giusto però segnalare, avendo chi scrive visitato la Moldavia qualche anno fa, che una larga parte dei residenti in Moldavia parla russo (lingua da me utilizzata per comunicare), e lo stesso ambiente urbano è del tutto simile, per non dire uguale, a quello che si trova in Russia (ed anche in Ucraina). A questi 300mila moldavi di origine russa, si aggiungono però i 500mila abitanti della Transnistria, uno delle tanti enclavi (altri sono il Sud Ossezia e l’Abkhazia, entrambi territori georgiani), separati dalla nazione a cui appartengono, dove si sono rifugiati i cittadini di origine russa, orgogliosi della propria nazionalità. La Trasnistria, situata tra Moldavia e Ucraina del sud, non molto lontana da Odessa (ma senza sbocchi sul mare), è una striscia di terra lunga 200 km (non evidenziata da Google Maps, non essendo riconosciuta internazionalmente), ad est del fiume Dnestr, la quale, come ricorda la Treccani, aveva dichiarato unilateralmente la propria indipendenza nel settembre 1990, ancora prima del crollo dell’Urss nell’estate 1991. Dopo un breve conflitto iniziale, la situazione è rimasta immutata negli ultimi decenni, ma la nuova politica annessionistica e di “grandeur” di Putin (bisogna capirlo, dopo 25 anni di governo bisogna pure fare qualcosa di nuovo), ha riportato al centro dei giochi geopolitici questa aspirante nazione, che si richiama esplicitamente al marxismo-leninismo, pur diventando, secondo i servizi segreti dei paesi occidentali (citazione della Treccani), il mercato dove vengono a rifornirsi di armi tutte le organizzazioni terroriste internazionali (trasportate poi, presumibilmente, via fiume, fino al Mar Nero). In definitiva questi 800mila russi, o auto-ritenutisi tali, potranno essere la miccia per un altro confronto militare tra una Russia sempre più nazista (usando lo stesso schema di Hitler di annettersi i territori vicini per via della presenza di abitanti della propria etnia), e l’Occidente, la cui popolazione non ha forse ancora ben compreso la posta in gioco.

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