Gli sherpa Tajani e Provenzano, poi le chiamate a Schlein: così Meloni ha aperto al cessate il fuoco a Gaza

“Ciao presidente, devo farti una proposta…”. Il cessate il fuoco a Gaza fa breccia nel governo, lungo il filo diretto tra Elly Schlein e Giorgia Meloni. Non è ancora una posizione assunta con piena convinzione dall’esecutivo, ma l’astensione con cui oggi la maggioranza di destra-centro ha consentito al Pd e alle altre opposizioni di far passare l’impegno per la tregua umanitaria è un passo in avanti verso un sentire comune sulla guerra a Gaza, anche rispetto alle mozioni con cui il governo si presentava in aula alla Camera. Per capirlo e’ utile un confronto tra i testi, con l’avvertimento che si tratta di mozioni parlamentari, documenti con cui il Parlamento impegna il governo a prendere iniziative internazionali. Il documento unitario del centrodestra ribadiva “il riconoscimento del diritto” di Israele “all'autodifesa, da esercitarsi nel rispetto del diritto umanitario bellico, tenuto conto del fatto che i miliziani di Hamas si fanno scudo della popolazione civile”. Questo testo è stato votato, e il Pd si è astenuto. La maggioranza limitava l’azione per la pace alla promozione “assieme all'Unione europea, al G7 e agli altri attori regionali, di ogni sforzo diplomatico volto a trovare una soluzione politica del conflitto”. Di contro la maggioranza si è astenuta e ha consenti ai Democratici di far approvare il cessate il fuoco umanitario. Tra le due astensioni, ovviamente, è più pesante quella del centrodestra, che ha la maggioranza in Parlamento ed è in grado di condizionare le votazioni. Astenendosi ha dato via libera alle opposizioni che così impegnano il governo “a sostenere ogni iniziativa volta a perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza al fine di tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi e sicuri all'interno della Striscia”. I due testi, quello con cui la maggioranza entrava a Montecitorio, e quello del Pd possono essere letti in contraddizione l’uno con l’altro. Ma quel che conta è che il governo oltre alla tradizionale posizione del diritto di Israele a difendersi apra anche al cessate il fuoco. Lo fa garantendo l’astensione decisiva ai voti delle opposizioni. Per l’esattezza 159 astenuti hanno consentito che i 128 di opposizione approvassero il testo, nessun voto contrario. Com’è avvenuto il cambio di fronte? In Transatlantico raccontano che tutto è avvenuto tra ieri sera e le prime ore di oggi. Prima della doppia telefonata tra Schlein e Meloni, il terreno era stato preparato da fitti colloqui tra il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il responsabile esteri dem Peppe Provenzano. Di prima mattina il ministro ha detto in radio che giudicava “sproporzionata la reazione di Israele”, che “ci sono troppe vittime che non hanno niente a che fare con Hamas”. Una critica all’operato di Natanyahu inedita per la Farnesina. Ma in linea con l’orientamento che l’amministrazione Biden invece tiene da qualche tempo, ad esempio quando Biden ha definito “eccessiva” la reazione di Israele, ed ha dichiarato di lavorare “notte e giorno per una tregua”. Insomma, mentre si apre uno spiraglio per un cessate il fuoco umanitario, sostenuto da una richiesta di fermare le armi diretto in primo luogo all’esercito israeliano ormai alle porte di Rafah, il governo italiano rischiava di presentarsi con una posizione fuori asse rispetto allo scacchiere atlantico. Di qui l’accondiscendenza con cui prima Tajani e poi Meloni hanno detto ‘si’’ alla richiesta di Schlein. Raccontano fonti parlamentari che nel primo pomeriggio, prima che si avviasse la sessione parlamentare, era stata la segretaria a chiamare Meloni, anche se la premier aveva messo in agenda il contatto con Schlein in occasione del passaggio sul Medio Oriente. Schlein informa Meloni che lei stessa a nome del Pd avrebbe chiesto in aula al governo di sostenere il cessate il fuoco, scritto nero su bianco sulla mozione a sua prima firma. A quel punto la presidente del consiglio ha chiesto se c’era la disponibilità del Pd ad astenersi sul documento di maggioranza. Si tratta di poco più che un gesto di cortesia, visto che l’astensione dei Dem e delle opposizioni, non era decisiva, mentre quella della maggioranza si’. Meloni chiede anche una riformulazione del testo sul cessate il fuoco. Nel primo testo del Pd la liberazione degli ostaggi era subordinata al cessate il fuoco (“a sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste avanzate dalle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza”) nel secondo testo, quello poi approvato, i due obiettivi sono sganciati. L’accordo definitivo si trova poco prima che Schlein prenda la parola in aula. Si va al voto per parti separate. Della mozione Pd viene approvato - sempre grazie all’astensione della maggioranza - anche l’impegno a una conferenza internazionale di pace. (“a sostenere un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all'Unione europea, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente e con l'obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto israelo-palestinese, attraverso la soluzione politica dei “due popoli, due Stati”, in linea con le risoluzioni dell'Onu, che non può prescindere da un rinnovato ruolo dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) nella costituzione di uno Stato democratico palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del principio del reciproco riconoscimento”). Da palazzo Chigi fanno trapelare la soddisfazione per una “soluzione comune per il bene del Paese”. La mozione di maggioranza viene approvata con 182 sì, 51 no – del M5s e di Avs - e 61 astenuti – del Pd . Passa anche la mozione presentata da Azione mentre sono state approvate alcune parti delle mozioni del Movimento cinque stelle, di Alleanza verdi e sinistra e quasi tutti i punti della mozione di Italia viva. Il Partito democratico vota anche a favore della mozione dei Cinque Stelle, compreso il punto in cui il partito di Conte chiede lo stop alla vendita di armi ad Israele. Elly Schlein è visibilmente soddisfatta. Anche perché nel partito non ci sono state fuoriuscite, e non era scontato. La mozione, poi, reca la firma di tutti i deputati. “Abbiamo tenuto”, dice Matteo Orfini. Lorenzo Guerini è stato informato passo passo. “Lo misureremo col tempo se il governo ha effettivamente cambiato posizione sul Medio Oriente. A noi non interessano i derby interni ma ci interessa contribuire come Italia alla fine di questo conflitto e a un'iniziativa più forte dell’Europa per riuscire a raggiungere una conferenza di pace e una soluzione politica. Per noi il primo passo e' questo cessate il fuoco umanitario che chiediamo da mesi”, dice ai cronisti. Per Nicola Fratoianni la maggioranza “ha ripiegato a un disastro imbarazzante persino per loro. Ma siamo ancora molto molto lontani dal necessario. Servono strumenti più rilevanti per fermare il massacro e il governo deve avere il coraggio di assumere una posizione con piena consapevolezza”. Anche nel M5s i toni sono più pacati. Quello che è avvenuto in aula viene bollato come “gioco delle tre carte”. “Leggo titoli roboanti sull'impegno assunto dal governo, pero' la maggioranza non ha espresso voto favorevole, preferendo invece l'astensione. Ancora una il governo glissa e nasconde la testa sotto la sabbia”, dice ad esempio Riccardo Ricciardi, che ha preso la parola in aula. “Come può il governo portare avanti, in sede internazionale, un impegno su cui solo l'opposizione ha espresso parere favorevole?”. Sembra che per Schlein sia più facile andare d’accordo con Meloni che con Conte.

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