Il tumore di Re Carlo e il destino della Corona. Caprarica: "Non credo all'abdicazione, William sarà più operativo"

È stata l’attesa al trono britannico più lunga di sempre quella di Re Carlo III e ora che finalmente è giunto il suo tempo, la malattia potrebbe già accelerare il passaggio al tempo di Re William V. L’ipotesi si rincorre sulla stampa di tutto il mondo, dopo l’ufficializzazione della diagnosi di cancro ricevuta da sovrano. Si fa la conta della linea di successione e si interpretano alcuni segnali come decisivi, ad esempio il ritorno in patria del figlio prodigo Harry. Secondo Antonio Caprarica, esperto dei reali inglesi e a lungo corrispondete del Tg1 sul tema, un ufficiale passaggio di consegne è però al momento una possibilità fuori dal mondo, ben lontana dalle logiche che hanno sinora guidato le mosse di Buckingham Palace. “La gente ha sempre l’ansia di correre in avanti, ma l’abdicazione è l’ipotesi meno probabile al momento”, dice a HuffPost, “Nel caso di malattia del sovrano, c’è una fase di supplenza e una fase di reggenza. L’abdicazione è una cessione della Corona, mentre la reggenza implica il passaggio di tutte le funzioni reali, eccetto la Corona. Non c’è necessità di abdicazione, a meno che non ci sia un quadro di rischio della Corona. La Corona con la monarchia ereditaria passa solo con la morte o qualora il sovrano regnante si renda conto di essere troppo stanco o impopolare. Nel caso di Carlo si parlava di abdicazione quando stava bene, perché è il più vecchio sovrano inglese mai arrivato al trono. A questo punto è davvero improbabile accada”. Il meccanismo costituzionale è molto chiaro, spiega il giornalista. In caso di temporanea incapacità del sovrano a esercitare le funzioni, ci sono i supplenti, ossia i cosiddetti Consiglieri di Stato, i più vicini al trono: “Ad esempio, due anni fa all’apertura ufficiale del Parlamento, essendo la regina un po’ malmessa, delegò il principe Carlo e il principe William a rappresentarla. Attualmente ci sono sette consiglieri di Stato, ma solo quattro davvero operativi. Prima erano William, Camilla, Harry, Andrea, la figlia di Andrea: gli ultimi tre si tende a non usarli per ovvie ragioni e sono stati quindi inseriti nel Consiglio Anna ed Edoardo. L’indisposizione temporanea può durare settimane o mesi, generalmente si tratta di incaricare sostituti al momento dell’impedimento, ma mantenendo le capacità fisiche e intellettive per governare. Se la situazione dovesse diventare grave, se l’incapacità fosse permanente scatta l’Atto di Reggenza, già applicato nel Regno nel caso della pazzia di Giorgio III, quando per oltre 30 anni il suo posto venne preso dal figlio che successivamente diventò Giorgio IV. Nel caso di Carlo, l’atto di reggenza indicherebbe come erede al trono William”. I casi di abdicazione sono rarissimi sul trono britannico, solo in quattro hanno deciso di passare lo scettro, e l’ultimo andato in scena è anche il motivo per cui adesso Carlo siede su quel trono. Edoardo VIII fu monarca britannico per 325 giorni prima di annunciare che si sarebbe dimesso dal suo ruolo per stare con la donna che amava, la socialite americana e divorziata Wallis Simpson. Il potere della monarchia britannica passava a suo fratello minore, che sarebbe diventato re Giorgio VI. Gli effetti domino dell'abdicazione continuarono e resero la figlia di George, la futura regina Elisabetta, l'erede. In base al Declaration of Abdication Act del 1936 il sovrano dovrebbe fare una dichiarazione formale di voler lasciare il trono: in seguito alla Camera dei Comuni e a quella dei Lord spetterebbe l'approvazione di un atto per permettere che abbia luogo la successione. Il primo della fila sarebbe il principe William, seguito dai tre figli piccoli di quest'ultimo, George, Charlotte e Louis e da Harry, in quinta posizione. Dietro di lui i suoi due figli avuti con la moglie Meghan, Archie e Lilibet, e all'ottavo posto il reprobo Andrea, caduto in disgrazia dopo il coinvolgimento nello scandalo sessuale legato al defunto faccendiere americano Jeffrey Epstein. Le posizioni successive sono poi occupate dalle figlie del duca di York, Beatrice ed Eugenia, con le relative discendenze, seguite dagli altri due figli di Elisabetta II, Edoardo e Anna, e i loro eredi. “William e Kate sarebbero eventualmente pronti a occupare il trono, ma c’è un problema”, dice Caprarica, autore del libro Carlo III. Il destino della corona (Sperling & Kupfer), “Preoccupa seriamente la malattia di Kate. Che una donna di 42 anni come lei sia costretta a una lunghissima convalescenza per una malattia non dichiarata suscita molto allarme. Ma pronti, ripeto, lo sono certamente. La popolarità di Kate è alle stelle, soprattutto adesso che è malata. La gente ha un sentimento di compassione e simpatia umana, ma speriamo guarisca sempre, perché mai come adesso c’è il bisogno di una giovane coppia in salute che tenga alto il destino della monarchia”. Dalla monarchia ha cercato in qualche modo di staccarsi Harry, che oggi ha fatto ritorno nel Regno Unito, mentre Meghan e i figli sono rimasti in California. La visita è stata interpretata da più parti come un segnale riconciliatorio non risulta invece al momento in agenda un incontro fra il duca di Sussex e suo fratello maggiore William, erede al trono, con il quale le relazioni sono apparse negli ultimi tempi più compromesse e reciprocamente gelide. “Harry non è tornato a Londra, è in visita a Londra. E c’è una bella differenza”, commenta Caprarica con HuffPost, “Lui ha fatto ciò che ogni figlio più o meno decente fa quando un genitore gli rivela di aver ricevuto una diagnosi di cancro: lo vai quantomeno a trovare, se non sei proprio un cane. Un gesto di umana solidarietà quando mezzo mondo si interroga sulle condizioni di salute del Re d’Inghilterra, ma che possa questo preludere a un ritorno vero di Harry, per riprendere le sue funzioni reali, mi pare assolutamente improbabile. Perché la frattura principale non è tra Harry e Carlo, ma tra i fratelli principi e le cognate”. Il gesto di Carlo non ha precedenti nella storia del Regno, i sovrani hanno sempre preferito tenere per sé informazioni sul proprio stato di salute. Nel settembre del 1951, a Giorgio VI, accanito fumatore, venne asportato il polmone sinistro per quelle che allora venivano eufemisticamente chiamate "anomalie strutturali". Il termine cancro non era stato utilizzato, così come quando il padre di Elisabetta II, dopo essersi apparentemente ripreso da un intervento, morì improvvisamente cinque mesi dopo, nel febbraio 1952. La "Regina Madre" Elisabetta lottò contro il cancro, in forma assolutamente privata. La causa della morte di Elisabetta II, nel settembre 2022, è stata presentata come "vecchiaia". Secondo la biografia di Gyles Brandreth - vicino al principe Filippo - pubblicata due mesi dopo, in realtà la sovrana era affetta da un cancro alle ossa, mai citato ufficialmente. "Sua Maestà ha scelto di condividere la sua diagnosi per evitare speculazioni e nella speranza che possa aiutare il pubblico a comprendere le persone colpite dal cancro in tutto il mondo", ha comunicato Buckingham Palace, per volontà di Carlo. Una scelta a suo modo rivoluzionaria. Sui quotidiani ora si alternano le ipotesi su quale forma di cancro possa averlo colpito, quella alla vescica è la più gettonata, ma difficilmente sapremo in tempi brevi (o sapremo mai) di cosa si è trattato. “Carlo sta già garantendo la continuità del prestigio della Corona e anche nella malattia è stato innovatore: è la prima volta che un sovrano dà una notizia del genere”, dice Caprarica, “La popolarità è però un’altra cosa. Le vicende reali incuriosiscono i giovani, ma per colpirli è necessario ci sia un reale giovane. La monarchia è in larga misura sogno e bisogna offrire la stoffa del sogno monarchico: una bellissima principessa come Kate, dei bei principini come i suoi figli, un bell’uomo come William. Se non lo fai, non ne perdi in prestigio, ma certamente in popolarità. William e Kate darebbero più popolarità alla Corona. La regina Elisabetta diceva sempre ‘Devono vedermi per credermi’: devono vedere il sovrano e godere della sua presenza”.

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