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Record di produzione per la Lamborghini in Italia, vinta la scommessa del 2015

Record di produzione per la Lamborghini in Italia, vinta la scommessa del 2015
In questi giorni i quotidiani italiani ed internazionali hanno riferito la notizia che il 2023 è stato un anno record per la Lamborghini, grazie alla produzione e consegna di oltre 10.000 vetture. Per la precisione in un anno sono state prodotte e vendute 10.112 vetture, un numero mai raggiunto dall’anno della sua creazione nel 1963 ad opera di Ferruccio Lamborghini. Record che arriva proprio nel 60º anno di attività e successi dell’azienda del Toro. 
I giornali, in occasione del sessantesimo compleanno della società e soprattutto del record di produzione, hanno ricordato brevemente la storia di come l’azienda sia uscita dalla crisi in cui l’aveva portata nel 1994 la gestione da parte di un gruppo indonesiano. Nel 1998 l’azienda viene rilevata dal gruppo Audi e già dopo solo due anni le consegne ricominciano e toccano quota 1300. Nel 2017 si arriva a 3815 auto, ma il vero exploit si avrà nel 2018 quando viene superato per la prima volta il tetto delle 5000 e si raggiungono le 5750 auto consegnate.
Artefice di questo miracolo è l’inizio della commercializzazione del primo SUV della casa di Sant’Agata Bolognese, il suo nome è Urus (per la prima volta non si adotta il nome di un famoso toro da combattimento ma quello di un antico ed estinto enorme bisonte selvaggio).
Urus, suv, Sant’Agata Bolognese, Lamborghini sono tutti riferimenti che mi riportano la memoria al 2015, mia prima legislatura alla Camera dei Deputati come eletto nella circoscrizione Emilia-Romagna.
 
Ricordo bene quell’anno e quell’inizio legislatura. Il 30 aprile 2015 la Repubblica apre la pagina economica con un pezzo di Roberto Mania dal titolo: “Duello Italia Slovacchia per il suv Lamborghini”. Ecco un estratto di quell'articolo: “La sfida è tra Sant’Agata Bolognese e Bratislava. L’obiettivo è conquistare la produzione del SUV della Lamborghini. Una fabbrica con la relativa catena di montaggio. In campo ci sono anche se non soprattutto i governi con pacchetti di sgravi e incentivi fiscali per attrarre un investimento di circa 210-220 milioni e la creazione di 500 nuovi posti di lavoro. Il premier italiano Matteo Renzi, ne ha parlato con i vertici di Volkswagen (Lamborghini è controllata dal 1998 dall’Audi che a sua volta fa parte del gruppo di Wolfsburg) a margine dell’ultimo forum di Davos. Il governo di Bratislava, dove il costo del lavoro è sensibilmente più basso di quello italiano, potrebbe sostenere tutto il peso dell’investimento. L’Italia, insieme al contributo della regione Emilia-Romagna, può arrivare più o meno alla metà. Ma pesa non poco il fatto che il brand Lamborghini resta comunque un prodotto made in Italy che rischierebbe di scolorire se assemblato in Slovacchia”.
Si dava conto in quei giorni di una vera e propria battaglia tra l’Italia e la Slovacchia che vedeva coinvolti oltre al governo Renzi, la Regione Emilia Romagna, i sindacati e la maggioranza parlamentare. Io stesso proprio in quei giorni oltre all’attività parlamentare feci un tweet ripreso dalle agenzie di stampa che diceva: “Lamborghini in Slovacchia attacco al made in Italy. Dopo parmigiano e Parmesan, nuova forma di taroccamento. Atto grave da contrastare”. 
 
Grazie all'impegno del governo Renzi e della sua maggioranza, alla fine la produzione per il nuovo SUV fu stabilita in Italia, nello storico stabilimento di Sant'Agata Bolognese. 
Oggi finalmente si raccolgono i frutti di quella buona politica e l’Italia festeggia il record raggiunto dalla sua Lamborghini di oltre 10.000 auto consegnate nel 2023, con l’azienda che proprio in queste ore ha ricevuto il riconoscimento Top Employers 2024 come una delle 142 aziende italiane certificate come migliori per l’attenzione all’ambiente sul luogo di lavoro e per avere messo in atto le migliori pratiche e i più alti standard nell’ambito delle risorse umane. Ma non dobbiamo dimenticare, anzi è giusto e doveroso ricordare, che se questo vanto e soprattutto questo miracolo occupazionale e tecnologico per l’Italia è stato raggiunto lo si deve alle scelte fatte nel 2015 proprio con il sostegno decisivo di chi era a Palazzo Chigi. Un successo non solo nella produzione, ma che ha visto il raddoppio degli stabilimenti passati da 80.000 a 160.000 m², con una tecnologia sia di produzione sia dal punto di vista ambientale all’avanguardia nel mondo. Un esempio che ci viene invidiato internazionalmente e che esporta le sue macchine in tutto il mondo. Nel dettaglio: Stati Uniti 3000 auto, Germania 961, Cina 845, Regno Unito 801, Giappone 660, Medio Oriente 496, Corea del sud 434, Italia 409, Canada 357, Australia 263, Francia e Monaco 255, Svizzera 211, Taiwan 131, India 103.
 
Ecco, quando vediamo passare in Italia, o in Francia a Parigi rombare sugli Champs Elysées, o parcheggiata a New York sulla Fifth Avenue, e in tutte le altre capitali mondiali, un esempio di made in Italy come Lamborghini, Ferrari, e i tanti altri marchi che ben conosciamo, dobbiamo ricordare che tutto ciò è sicuramente merito dell’ingegno e dello spirito di impresa dei loro fondatori ma che senza una saggia e coraggiosa buona politica, oggi non sarebbero più in Italia come tante, troppe altre aziende nazionali. 
Ecco perché dobbiamo lottare per il domani del nostro Paese e soprattutto andare a votare e votare informati.
 
 
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