A Davos Giorgetti conferma il rallentamento dell'economia. E sponsorizza le privatizzazioni

Rallentamento ciclico, una crescita al di sotto delle previsioni e rischi per una nuova fiammata dell’inflazione a causa delle tensioni geopolitiche. A dirlo, nel giro di poche ore, sono sia il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che il governatore di Banca d’Italia, Fabio Panetta. La crescita dei prezzi, spiega il banchiere nominato dal governo Meloni, è “sotto controllo”, inferiore alla soglia del fatidico 2%. Ma per il resto, la debolezza degli investimenti non consentirà all’economia italiana di mantenere i ritmi tenuti immediatamente dopo la pandemia. Il governo prevede per il 2023 una crescita dello 0,8% e nel 2024 dell’1,2%. Ma Giorgetti, ospite al Forum Economico di Davos, sulle Alpi svizzere, riconosce l’amara realtà con cui l’Italia deve confrontarsi: “Se scoppia una guerra al mese sarà difficile raddoppiare la stima di crescita dell’anno scorso”. Una buona notizia e una cattiva. Le da entrambe in mattinata il numero uno di Bankitalia intervenendo al comitato esecutivo dell’Abi, l’Associazione delle banche italiane. L’inflazione è “sotto controllo”. E questo non può che avvicinare la data in cui la Banca centrale europea avvierà il tanto atteso taglio dei tassi. Secondo quanto detto oggi a Davos da Christine Lagarde – che specifica di non voler ancor “cantar vittoria” – quel momento potrebbe arrivare a giugno, anche se un paio di mesi più tardi di quanto si aspettavano mercati e osservatori internazionali. L’altra notizia, quella cattiva, è che l’economia italiana, anche a causa della stessa cura contro l’inflazione, cioè la stretta monetaria, segna il passo: “Prevediamo – ha detto Panetta – che il 2023 si sia chiuso con una crescita del Pil italiano intorno allo 0,6-0,7%, che la crescita sia al di sotto dell’1% per il 2024 e intorno all’1% per il 2025”, con gli investimenti, il “motore dell’economia”, che rimarranno “deboli”. Stiamo entrando, certifica il governatore, in una “fase di rallentamento ciclico”. Parole che dall’Italia raggiungono subito la vicina Svizzera. A Davos, nel canton Grigioni, il ministro Giorgetti è l’unico esponente del governo italiano a essere ospite al tradizionale forum organizzato da Klaus Schwab, probabilmente la kermesse economico-finanziaria più esclusiva su scala globale. Il titolare del Tesoro, durante un punto con la stampa italiana, conferma le preoccupazioni di Via Nazionale. “Se scoppia una guerra al mese – riconosce – sarà difficile” raddoppiare la stima di crescita dell’anno scorso. Le previsioni ufficiali del governo parlano di una crescita dello 0,8% nel 2023 e dell’1,2% nel 2024. Numeri risalenti alle scorse settimane che però rischiano di diventare presto carta straccia. Per far tornare a correre l’economia italiana, oltre alle misure messe in campo dal governo, Giorgetti spera nelle parole pronunciate oggi da Lagarde. L’eventuale taglio dei tassi entro l’estate sarebbe “una buona notizia per tutti. Non solo per il debito italiano ma anche per famiglie e imprese. Quindi prima arriva il taglio e meglio è” afferma il ministro. Peccato che però la geopolitica continui a minacciare le previsioni economiche. “La crisi nel Mar Rosso preoccupa tutti” continua Giorgetti. “Anche noi perché siamo nel Mediterraneo. E i porti del Mediterraneo sono i primi danneggiati da questi colli di bottiglia. Questo è un problema anche per l’inflazione, perché siamo riusciti più o meno a debellarla, ma se i costi di trasporto dei noli tornano ad impazzire come tre anni fa – sottolinea – il riflesso inevitabilmente ci sarà”. Anche se questo non dovrebbe verificarsi, rassicura, sui prezzi del gas: “Il livello degli stoccaggi è tale per cui abbiamo una situazione di sicurezza energetica”. Questioni delle quali il ministro dell’Economia ha discusso con colleghi – i ministri delle finanze saudita, qatarino e di Hong Kong – e investitori internazionali presenti in massa al forum. Giorgetti ha avuto modo di confrontarsi con il numero uno di JP Morgan Jamie Dimon, con l’amministratore delegato di Bridgewater Ray Dalio, nonché col numero uno di Bank of America, Brian Moynihan. Secondo Giorgetti, gli investitori gli avrebbero espresso “ampia soddisfazione e interesse” riguardo alle privatizzazioni avviate dal governo Meloni, a partire dal Monte dei Paschi ma anche riguardo all’operazione Tim. “Questi sono i primi step di un piano – dice il ministro ai cronisti presenti a Davos – che noi confermiamo molto ambizioso. Dalla nostra abbiamo un governo stabile, una maggioranza forte che probabilmente è un unicum i Europa. E questo tutti lo hanno appurato e valutato”.

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