Chi fa il saluto romano può essere condannato? Dipende da Scelba e Mancino e lo decide la Cassazione

Il saluto romano fatto durante la commemorazione di militanti di estrema destra deceduti è reato o no? E va punito come si punirebbe - secondo una legge nata agli albori della Repubblica, quando il fascismo era una ferita apertissima - chi ha intenzione di ricostituire il partito fascista o come, invece, si sanzionerebbe chi diffonde “idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico”? Il tema è tornato alla ribalta pochi giorni fa dopo le braccia tese durante l’anniversario di Acca Larentia. Ed è stato oggetto di un aspro scontro politico. Per una singolare coincidenza temporale, sarà trattato domani, 18 gennaio, dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. La Suprema corte è chiamata a sciogliere un dubbio che attanaglia da anni i giudici. E che ha come conseguenza il fatto che per comportamenti apparentemente identici - il braccio teso durante il “rito del presente” compiuto nel corso della commemorazione di qualche militante di estrema destra - alcune persone siano state assolte e altre condannate. Al centro della questione c’è una vicenda milanese: la commemorazione di Enrico Pedenovi, Sergio Ramelli e Carlo Borsani, rispettivamente un esponente del Movimento sociale italiano, un giovane militante di estrema destra e un gerarca fascista. Per aver fatto il saluto romano, mentre rispondevano “presente” durante la cerimonia del 2016, alcuni esponenti di estrema destra erano stati inizialmente assolti. L’assoluzione si basava su un precedente: durante la stessa commemorazione fatta nel 2014, gli imputati erano stati assolti. C’era, però, una differenza fondamentale, che riguardava non il fatto in sè, ma il modo in cui questo era stato valutato dal pm. Nel 2014 quel comportamento, infatti, era stato valutato con la lente della legge Scelba - la norma, nata nel 1952, che criminalizza la ricostituzione del partito fascista - e, quindi, era stato ritenuto che quel saluto romano non fosse reato. Perché non idoneo, da solo, a far pensare che i militanti che commemoravano quei tre morti avessero in mente di ricostituire il partito di Benito Mussolini. Nel 2016, invece, il reato contestato era quello disciplinato dalla legge Mancino, nata all’inizio degli anni 90, che punisce non la ricostituzione del partito di Benito Mussolini, ma i crimini d’odio. Per questo motivo, quindi, il giudice d’Appello ha ribaltato la sentenza di primo grado. E gli imputati sono stati condannati a duecento euro di multa e due mesi di carcere. I condannati si sono rivolti alla Corte di Cassazione che, per sciogliere per sempre questo dubbio, ha deciso di riunire tutte le sue Sezioni. Nelle nove pagine di ordinanza di rimessione alle Sezioni Unite il consigliere Antonello Centonze evidenzia i due orientamenti principali. Uno che tende a portare in tribunale chi fa il saluto romano seguendo la legge Scelba. E che, quindi, produce tante assoluzioni, perché non viene mai dimostrato che chi fa il saluto romano voglia ricostituire il partito fascista. L’altro orientamento, invece, prende gli stessi identici comportamenti e, invece di farli ricadere nella legge del 1952, li considera ascrivibili alla legge Mancino. Perché, come spiega il giudice, il saluto romano viene in questo caso considerato tipico di organizzazioni estremiste - pensiamo a CasaPound, a Forza Nuova e simili - che, per quanto non vogliano formalmente ricostituire il “disciolto partito fascista”, propugnano idee di odio, di discriminazione e di supremazia di una razza. La differenza non è da poco, perché nel primo caso l’assoluzione è a portata di mano. Nel secondo caso, invece, la condanna non è sistematica, ma molto più facile. Proprio per porre fine a questa incertezza, alla Sezioni Unite viene chiesto di valutare se “la condotta consistente nel protendere in avanti il braccio nel "saluto fascista", evocativa della gestualità tipica del disciolto partito fascista, tenuta nel corso di una manifestazione pubblica, senza la preventiva identificazione dei partecipanti quali esponenti di un'associazione esistente che propugnò gli ideali del predetto partito” sia da valutare in base alla legge Scelba o in base alla legge Mancino. In Italia il giudice non è obbligato ad adeguarsi ai precedenti delle alte corti, ma data l’importanza che una sentenza delle Sezioni Unite ha nel nostro sistema giudiziario, è lecito pensare che questa pronuncia avrà ripercussioni anche sull’inchiesta sulle dieci persone indagate per apologia di fascismo per il saluto romano durante l’ultima commemorazione di Acca Larentia.

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