Fastidio, stupore e no comment. Gentiloni e Bruxelles trascurano le accuse di Salvini

Fastidio, stupore ma ‘no comment’. In Commissione europea sono decisi a lasciar cadere nel vuoto le accuse di Matteo Salvini che da ieri sera ha spostato la linea della Lega in direzione ostinata e contraria a Bruxelles. In particolare, nel mirino del vicepremier c’è Paolo Gentiloni. "In questo periodo ho avuto l'impressione di avere un commissario europeo che giocava con la maglietta di un'altra nazionale. Più che dare suggerimenti, elevava lamenti e critiche”, dice il segretario leghista aprendo a freddo il fuoco contro l’unico italiano in squadra von der Leyen. Eppure proprio Gentiloni ha mantenuto un profilo bassissimo in questi mesi di governo Meloni, evitando accuratamente gli spigoli per non ingaggiare scontri e difendere il suo profilo attuale da ‘tecnico’ europeo, più che ex premier ed esponente del Pd italiano. Malgrado tutti gli sforzi, la campagna elettorale incombe e dunque anche Gentiloni viene tirato in ballo. “Il commissario italiano Gentiloni stranamente non ha mai aperto bocca quando nell'esecutivo c'era il Pd, ma da quando in Italia governa il centrodestra si comporta come un esponente di un paese straniero che punta a danneggiare l'Italia. Altro che difendere l'interesse nazionale, ancora una volta il Pd e i suoi esponenti a tutti i livelli lavorano contro l'Italia”, rincara in mattinata il presidente di Identità e democrazia e capo delegazione della Lega al Parlamento europeo, Marco Zanni, a conferma che le parole di Salvini non sono una scivolata, ma aprono una vera e propria campagna della Lega a tre giorni dalla presentazione delle nuove previsioni economiche europee lunedì prossimo. Secondo i dati Eurostat pubblicati oggi, nel secondo trimestre 2023 il Pil in Italia è calato dello 0,4 per cento. Peggio solo altri tre Paesi dell’Ue: Austria (-0,7 per cento), Svezia (-0,8 per cento) e Polonia (-2,2 per cento). Germania ferma sullo 0,0 per cento, dopo due trimestri in calo. Crescono la Francia, +0,5 per cento, e la Spagna +0,4 per cento. Si inquadra Gentiloni, per colpire Meloni, naturalmente. A Bruxelles ne sono consapevoli. La nuova mossa viene letta come sgambetto contro Fratelli d’Italia, un modo per aprire la competizione elettorale con la premier e il suo partito in vista delle europee, cercando di incassare voti con i soliti motti ‘anti Bruxelles’, tipici della propaganda sovranista in ogni Stato dell’Unione. Stavolta la strategia assume una rilevanza tutta particolare perché appare in tutta evidenza un affare di maggioranza volto a schiacciare Meloni sul suo profilo governista, quello che la premier si è data da quando è a Palazzo Chigi e, anzi, fin dalla campagna elettorale per le politiche. Si ricorderà di quando Salvini, a pochi giorni dal voto, si scagliò contro Ursula von der Leyen che si era lasciata ‘sfuggire’ una frase polemica con Roma: sui diritti abbiamo “gli strumenti” per agire, se sarà il caso con il prossimo governo sovranista, furono le parole della presidente della Commissione europea. Meloni non mosse un dito, né un comunicato stampa. La Lega si scatenò, con scarsi risultati alle urne peraltro. Oggi la storia, pur recente, si ripete. Gentiloni finisce nel mezzo, attaccato dal Carroccio, difeso da un Pd governato da Ely Schlein, non proprio esponente della corrente politica del commissario. Il quale, ad ogni modo, ad oggi è deciso a giocare ruoli non politici. Fa sapere di non voler correre alle europee, si mantiene lontano dalla mischia. Mai in questi mesi si è lasciato andare a commenti politici contro il nuovo governo di destra. Tanto da non entrare mai in rotta di collisione con Meloni o con la parte più governata della Lega, come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Con Salvini sì. il sentiero si fa stretto, per il commissario, ma soprattutto per la premier: da che parte starà da qui al voto di giugno? Intanto, entrambi sono in viaggio per l’India, dove si incroceranno nelle riunione del G20 del fine settimana.

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