Non amo descrivere la realtà utilizzando generalizzazioni ma, se una mi è concessa, rispetto alla Turchia, direi che al suo popolo non manca il coraggio.
Ne sono la prova alcune testimonianze raccolte ad Antiochia dopo il fortissimo terremoto che, a più riprese, a partire dal 6 febbraio scorso, ha colpito la città e la più ampia regione dell’Anatolia centro e sud orientale, oltre che il nord della Siria. Emblematica la storia di Mehmet, un antiquario che, già a pochi giorni dalla catastrofe, ha deciso di riaprire il proprio negozio nel centro storico della città.
Pink Floyd per tutti
Per motivare se stesso e i propri concittadini a non arrendersi allo sconforto, ha messo sul davanzale un vecchio mangianastri e, in un'atmosfera surreale, di completo abbandono e distruzione, ha fatto risuonare, da una desueta musicassetta, le note dei Pink Floyd.
All’inizio mi hanno preso per pazzo - mi racconta - ma come possiamo aiutare tutti i bambini rimasti senza famiglia - continua - se restiamo seduti a piangerci addosso?
Secondo l’UNICEF (il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) 4,6 milioni di bambini vivono nelle 11 province turche colpite dal terremoto, mentre 2,5 milioni di bambini vivono nelle aree colpite in Siria. La stima di quanti di costoro abbiano perso la vita non è ancora attendibile. Secondo il ministero turco della famiglia e dei servizi sociali almeno 1'362 bambini turchi sono rimasti orfani.
Anche Hüseyin - direttore di una scuola materna - mi racconta della necessità di agire in fretta per ridare motivazioni e speranza a questi bambini traumatizzati dal sisma.
Ma insieme a loro dimostrano coraggio tutti i sopravvissuti che, se possono, stanno riprendendo - a volte in modo precario e creativo - le proprie attività e le famiglie che rientrano negli appartamenti pericolanti per recuperare quel che resta dei propri oggetti e ricominciare a vivere … senza mai darsi per vinti.

Notiziario 10.00 del 25.04.2023
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