Progressisti, tutto da rifare: le motivazioni di Emiliano Abramo

Progressisti, tutto da rifare: le motivazioni di Emiliano Abramo

Dopo la rinuncia dell'esponente di Sant'Egidio, vengono al pettine i nodi della coalizione alternativa al centrodestra.
CATANIA VERSO IL VOTO
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CATANIA. Tutto da rifare per il fronte progressista. Il passo indietro di Emiliano Abramo, volto storico della Comunità di Sant’Egidio siciliana, fa sbandare quelle forze che si erano sedute al tavolo per trovare un progetto che mettesse in primo piano, innanzitutto, i programmi. Invece no. Le “motivazioni personali” che hanno portato a una rinuncia che in realtà era già in nuce da sabato, fanno il paio con i problemi politici di un campo progressista che non riesce a venire fuori da nessuna parte. Neanche a Catania, evidentemente. Dove i tavoli di lavoro con dentro esponenti di Pd, M5s, Sinistra italiana, forum civici e altre realtà associative avevano perlomeno dato il via a un confronto politico di ampio respiro. 

Tutto da rifare

Il caso Abramo è esploso nel punto esatto in cui si temeva lo facesse. È infatti sul nome del candidato sindaco che i nodi erano destinati a venire al pettine. E così è stato. Difficile individuare infatti una personalità che tenesse assieme anime tanto diverse. È stato il rischio che la candidatura di Abramo venisse interpretata quale proiezione della sinistra-sinistra a far storcere il naso. E non soltanto al diretto interessato o agli esponenti dell’area cattolica. 

C’è un non-detto, infatti. La questione va interpretata soprattutto in termini di recinto (e quindi numerici). L’idea di un campo senza una stampella moderata, con fuori l’area Calenda e l’area Bianco in libera uscita, ha fatto saltare probabilmente i conti. Un’area ritenuta non forse del tutto competitiva. O abbastanza attrezzata per sfidare il centrodestra. E vincere.

Tutto da rifare, insomma. E il fronte progressista è in cerca ora di un nuovo candidato. Intanto gongola Enzo Bianco. L’ex sindaco, da mesi, dice che il Pd catanese non ha i numeri per concorrere alla pari con il centrodestra. Un’analisi che lo ha portato a strappare con il suo stesso partito e proporsi come candidato di un’area civica i cui confini non sono ancora definiti. I possibili compagni di viaggio, infatti, non si sono ancora palesati ufficialmente. Si segnalano semmai più canali d’interlocuzione sotterranei, anche con segmenti del centrodestra e con i cosiddetti candidati minori. Nulla di più, però. 

Zona centrodestra

Cateno De Luca, nei prossimi giorni, dovrebbe lanciare il nome misterioso del candidato sindaco su Catania. L’ex sodale Lanfranco Zappalà, in campo da mesi, al momento continua la corsa in solitario. Nel centrodestra le cose non vanno però meglio. L’Mpa scioglierà ogni riserva nel congresso appena convocato da un Lombardo libero da impedimenti giudiziari. Il pendolo di Fratelli d’Italia oscilla ancora tra i nomi di Sergio Parisi, reduce dal vertice romano con il patron rossoazzurro Ros Pelligra, e l’ex assessore regionale alla Salute Ruggero Razza

La leghista Valeria Sudano ha preso stamane l’aereo per Roma, dove l’attende una settimana di lavoro a Montecitorio. Tornerà venerdì. Nel mezzo può succedere di tutto. Il punto fermo è – al momento – nelle parole raccolte dal nostro giornale: “Sono e resto candidata”. Segnale che l’unità del centrodestra è tutt’altra che blindata. 


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