Un viso sempre sorridente, cortese, affabile ma anche con l’aspetto compassato di chi difficilmente si lascia andare. Quando formulava dei giudizi, le sue battute erano acute, ironiche, sferzanti, potevano essere come dei colpi di staffile: Luca Serianni, uno dei maggiori linguisti e filologi italiani, si è spento stamattina all’Ospedale San Camillo dopo essere stato investito da un’automobile a Ostia il 18 luglio. Il 74enne docente, che ha insegnato alla Sapienza di Roma fino al 2017, con la cittadina litoranea dove viveva aveva un legame di vecchissima data e ripeteva ai colleghi universitari e agli amici che si sentiva “oppresso” dalla metropoli e considerava insostituibili, anzi addirittura “ineguagliabili”, le sue solitarie passeggiate sul lungomare. Il professor Serianni era molto seguito e apprezzato dai suoi studenti a cui si è dedicato per quarant’anni.

Morte di Serianni, l'ultima lezione alla Sapienza: "Cari studenti, per me siete stati voi lo Stato"

Per i ragazzi che lo seguivano, lo studioso reputava che il saper parlare, il saper scrivere e la conoscenza dei mutamenti del dizionario, fossero il passepartout nella vita e nelle future professioni. Era nato a Roma e tra le sue letture predilette c’erano i romanzi di Pier Paolo Pasolini in dialetto romanesco, “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”. Ai giovani riusciva a far vedere i segreti del testo letterario e mostrava la magia del lessico pasoliniano sviscerando il rapporto costruito dall’autore tra l’apparente naturalezza della lingua e la capacità di invenzione. Secondo Serianni il passo dalla contemporaneità alle opere del Trecento era breve. Nel suo repertorio di studioso non poteva mancare la “Divina Commedia” e per l’editore il Mulino si era cimentato con “La parola di Dante”. Per il suo meticoloso attraversamento della letteratura dantesca era stato nominato vicepresidente della Società Dante Alighieri nonché socio ordinario della Casa di Dante in Roma. Sempre per i suoi meriti danteschi, nel 2002 gli era stata conferita la laurea honoris causa dall’Università di Valladolid. Era anche direttore delle riviste “Studi linguistici italiani” e “Studi di lessicografia italiana”.

E’ stato inoltre uno storico dei mutamenti della lingua anche come sintomi delle sottostanti trasformazioni sociali.

Serianni, che aveva una grande sintonia culturale con Tullio De Mauro e Alberto Asor Rosa, entrambi suoi colleghi nel Dipartimento di italianistica di Roma, era socio dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia nazionale dei Lincei. A lui dal 2004 era stata affidata la cura del vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli. Con Pietro Trifone ha firmato una bellissima “Storia della lingua italiana” per Einaudi in tre volumi su cui si sono formate tante generazioni di studenti.

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