7 luglio 2022 - 15:27

Non sopravvive alla morte della moglie, addio all’idolo del ciclismo Arnaldo Pambianco

L’ex campione del Giro d’Italia 1961 si è tolto la vita a 86 anni. Casadei gli dedicò una canzone

di Marco Vigarani

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Arnaldo Pambianco ha lanciato la sua ultima volata per amore. L’ex ciclista nativo di Bertinoro lo scorso marzo aveva perso dopo oltre sei decenni di vita insieme la moglie Fabiola, portata via dalla leucemia. La famiglia si era stretta a lui ma il dolore era ancora troppo forte e così martedì notte il campione romagnolo ha deciso di seguire il destino dell’amore della sua vita, togliendosi la vita a 86 anni.

La conquista del Giro d’Italia

Pambianco è stato un grande protagonista del ciclismo italiano, portandosi sempre dietro il soprannome di “Gabanìn” (giacchetta, in romagnolo) fin dal 1956 quando alle Olimpiadi di Melbourne aveva ottenuto un settimo posto su strada e un quarto nella gara a squadre. Dopo essere stato compagno di squadra di un’altra leggenda romagnola come Ercole Baldini, Pambianco aveva poi compiuto una meravigliosa impresa conquistando il Giro d’Italia 1961, quello dedicato al Centenario dell’Unità tricolore. Un trionfo straordinario in cui aveva creduto il magnate dello sport Giovanni Borghi scegliendo di creare una squadra su misura per Gabanìn, sperando davvero di vederlo battere assi dell’epoca come Anquetil, Van Looy e Gaul. Prima della partenza, Arnaldo aveva promesso di sposare la fidanzata Fabiola in caso di vittoria e così fece: dal loro matrimonio sono nati i figli Monica e Paolo (ottimo tennista, anche azzurro) e cinque nipoti. In seguito Pambianco è stato direttore sportivo nel ciclismo e successivamente ha avviato un negozio ovviamente insieme alla moglie.

«Era un romagnolo speciale»

Campione sui pedali (Secondo Casadei gli dedicò la canzone “Viva Pambianco”) e nella vita, l’asso romagnolo è stato ricordato così dall’ex ct azzurro Davide Cassani: «Arnaldo è sempre stato uno dei miei idoli. Forse perché lo conoscevo da sempre, forse perché ha vinto il Giro d’Italia nell’anno in cui sono nato, sicuramente perché era un romagnolo speciale. Arnaldo Pambianco, nel silenzio e nel buio di questa notte, è salito in cielo. Sono triste perché Arnaldo era davvero una persona straordinaria, un marito che non è riuscito a sopportare e superare il dolore per la perdita della donna della sua vita: Fabiola, sua moglie. Sono triste perché Gabanin era davvero un grande uomo, un campione vero, un romagnolo unico».

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