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La vittoria del Padova e la patta tignosa del Trab

La vittoria del Padova e la patta tignosa del Trab

C’era un amico, il Trab, in squadra con la Scacchistica Cerianese. Io di Ceriano Laghetto non so nulla, nulla della Brianza, nulla di Monza e provincia. Ma so che con la Scacchistica Cerianese giocava il Trab, che è un fior di studioso di Platone e del platonismo, e allora ho seguito il campionato italiano a squadre, conclusosi ieri con la vittoria di Obiettivo Rinascimento Padova, per vedermi le partite del Trab. In prima scacchiera la Cerianese schierava il Grande Maestro Luca Moroni, non proprio uno qualunque: ex vice-campione del mondo under 16, poi campione italiano a soli 18 anni, nel 2017, Moroni è attualmente il numero 2 del ranking nazionale. Moroni ha performato un po’ al di sotto delle sue possibilità, ma la Cerianese, che non aveva aspirazioni di classifica, ha evitato almeno la retrocessione. Sul podio, dietro Padova, sono saliti Modena e Napoli e forse io, per prossimità geografica, avrei dovuto tifare per la Partenopea Senior. Ma conosco il Trab e ho seguito lui.

Il Trab è Franco Trabattoni, e ormai ha un’età. Gioca a scacchi sempre meno, e sempre peggio. Non sono io a dirlo, ma lui a scriverlo, e naturalmente può dirlo non perché giochi davvero male (come me, parecchi piani più in basso), ma perché è stato, in un’altra epoca, tra i giocatori più promettenti del nostro Paese e può oggi valutare in serenità e in perfetta probità cosa ti combina il tempo che passa (e pure quello che si passa lontano dagli scacchi, mentre progredisce la conoscenza del gioco lungo linee insospettate e insospettabili, come mostra l’articolo che ho citato).

Il Trab ha giocato la sua prima partita nel secondo turno, e ha perso. Poi ha giocato nel turno successivo, e ha perso di nuovo. Poi ha giocato ancora, nel quarto turno, e ha perso per la terza volta consecutiva e io a quel punto mi sono detto: cosa scrivo? Che razza di omaggio gli rendo, con il mio post? Non è meglio accontentarsi di riportare i risultati: il titolo italiano è andato a Padova, bella scoperta. Dal 2012 ha vinto tutti gli anni, salvo una volta (quando l’ha spuntata Chieti), e quest’anno allineava nelle proprie file i primi due giocatori per punteggio Elo – il croato Ivan Saric e il britannico Gawain Jones – oltre al giocatore italiano con il più alto punteggio Elo personale, Daniele Vocaturo. Insomma: la vittoria era nell’aria, e infatti Padova ha vinto tutti e nove gli incontri disputati, senza particolari patemi. A Montesilvano, sede dei campionati, si è disputato anche il torneo femminile, e anche lì ha vinto la squadra favorita, Caissa Italia, davanti alle campionesse uscenti di Chieti.

Ma appunto: questa è mera cronaca, mentre io volevo raccontare una storia. Nel quinto turno Moroni ha perso in prima ma la Cerianese ha pareggiato: il Trab però non c’era. Nel sesto turno Moroni ha perso ancora e stavolta con lui ha perso tutta la squadra: il Trab ha riposato un’altra volta. Cominciavo a temere che dopo le tre sconfitte consecutive Trabattoni non sarebbe stato più schierato. Magari è già rientrato a casa, pensavo: non giocherà più. Prima della fase finale dei play off mancava del resto un solo turno: difficile vederlo di nuovo alla scacchiera. E invece contro la Partenopea Trabattoni ha giocato. E ha giocato non in terza scacchiera, come nelle precedenti partite, bensì in seconda. A scacchi le squadre sono composte da quattro giocatori, schierate di solito dal più forte al meno forte. Giocare in seconda anziché in terza significa beccare un avversario più ostico, e infatti al Trab è toccato il Nero contro Alberto David, Grande Maestro, per tre volte campione d’Italia (l’ultima nel 2019).

La sfida era ardua ma per la storia che volevo raccontare era assolutamente indispensabile che il Trab facesse risultato. Mi sono messo a seguire la partita, eccitato per la scelta dell’apertura: un Maroczy contro la Siciliana di Trabattoni, che al lettore che non sa di scacchi vuol dir poco ma che invece per me vuol dir molto. Perché in quel poco di teoria delle aperture che conosco, il Maroczy (due pedoni bianchi in e4 e in c4, con una certa compressione dello spazio del Nero) era un tempo considerata una delle principali armi a disposizione del Bianco, mentre negli ultimi tempi è caduta un po’ in disuso, perché si sono trovate efficaci risorse difensive per il Nero. Il fatto è che mio figlio mi gioca il Maroczy spesso e volentieri, e io tutte queste risorse non le trovo e perdo sistematicamente (gioco lampo, d’accordo, ma perdo). E il Trab?

Il Trab ha giocato preciso, ordinato, dirà il computer alla fine con un’accuratezza del 96%, e alla trentunesima mossa ha pattato. L’avversario, David, prima di concedergli la patta ha riflettuto a lungo, proprio non voleva chiuderla lì, sulla carta era decisamente più forte ma niente: non c’era modo di sottrarsi alla ripetizione di mosse. Ora lo so, la storia perfetta sarebbe finita con una vittoria di assoluto prestigio per il Trab: come ai bei tempi, come ai vecchi tempi. Ma mi posso accontentare: la storia c’è comunque. Perché sul più ampio scenario del campionato italiano – tutto il movimento scacchistico nazionale a Montesilvano, le dirette streaming sulle prime scacchiere, le partite dei giovani campioni, la corazzata di Padova che le vince tutte con una inappagata fame di vittorie, la Cerianese che si salva allo spareggio – c’è stato pure un maturo signore che passa i suoi giorni sui libri di filosofi antichi, tra inesauribili dialoghi platonici e montagne di trattati neoplatonici, e che però passano gli anni ma non rinuncia alla sua grande e inutile passione, e anche se non ha più il tempo né l’età gioca ancora, non smette di giocare, e anche se va incontro alla sconfitta una volta, due volte, tre volte, non molla, sta’ a vedere che non molla e infine ecco: porta a casa il mezzo punto che salva la partita, e pure la squadra.

Voi badate ad altre imprese, io rendo onore a Padova, a Chieti, ai campioni e ai vincitori. E però festeggio la patta tignosa del Trab.

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