Pavia, seconda metà degli anni Quaranta. La città è sommersa dalla neve, ma un giovane studente di Medicina va comunque all’università. Una ragazza lo vede lungo i corridoi e lo esorta a entrare, la lezione sta per cominciare. Ma è una lezione di storia medioevale, non di anatomia.

Una voce dentro di sé gli dice: ‹‹Questa è la tua strada, Mino, non la medicina››. E lui decide di seguirla e passare così da Medicina a Lettere: quella ragazza forse era uno strumento del Destino.

Il medico mancato è Mino Milani (1928-2022), morto lo scorso 10 febbraio nella sua Pavia a novantaquattro anni compiuti.

Autore di quasi duecento libri, è stato probabilmente il più grande storyteller italiano del XX secolo. Certo, ci sono stati grandi narratori, ma sempre in settori ben definiti, ad esempio Giorgio Scerbanenco nel giallo, Giovanni Luigi Bonelli e Guido Martina nel fumetto, Stefano Di Marino nei romanzi pulp.

Nessuno è stato più versatile di lui: nell’arco di una carriera settentennale, ha scritto romanzi per ragazzi (come la celebre saga western di Tommy River), romanzi “per grandi” (come ‹‹Fantasma d’amore›› dal quale nel 1981 è stato tratto il film diretto da Dino Risi), biografie storiche (come quella di Garibaldi tradotta anche in Cina), giornalista, divulgatore storico-scientifico, sceneggiatore di fumetti per autori come Hugo Pratt, Milo Manara, Dino Battaglia, Aldo Di Gennaro.

Un vero scrittore totale.

‹‹La scrittura è una malattia, ma una bella malattia!›› diceva.

Fondamentale, negli anni Sessanta e Settanta, la sua collaborazione, come giornalista e sceneggiatore di fumetti, al Corriere dei Piccoli e poi alla sua versione “per grandicelli”, Il Corriere dei Ragazzi. Qui lavora con Hugo Pratt agli adattamenti di opere dell’Ottocento come ‹‹L’isola del tesoro›› e ‹‹Il ragazzo rapito›› di Robert Louis Stevenson e del ‹‹Sandokan›› di Emilio Salgari. Quest’ultimo adattamento rimane incompiuto (la parte disegnata esce solo nel 2009), perché nel frattempo Pratt inizia a disegnare, stavolta su testi suoi, ‹‹La ballata del mare salato›› con la prima apparizione di Corto Maltese e Milani è forse il primo a vedere le tavole del grande romanzo a fumetti.

Negli anni Settanta è un mentore per Tiziano Sclavi, futuro creatore di Dylan Dog, che porta nella redazione del Corriere dei Ragazzi. Ne fa parte anche Alfredo Castelli, che nel 1982 creerà Martin Mystère.

Fra i collaboratori c’è un giovane Milo Manara che illustra episodi storici su testi di Milani (la storia era una sua grande passione): fumetti ben documentati ma castigatissimi, Manara non era ancora il maestro dell’erotismo che conosciamo.

Sempre sul Corriere dei Ragazzi Milani nel 1974 crea, per i disegni di Aldo Di Gennaro, il personaggio del Maestro: esperto di occultismo e dotato di poteri paranormali, è una sorta di padre di Martin Mystère e Dylan Dog.

Leggendaria la velocità come racconta Castelli: ‹‹Quando si decideva in redazione di inserire un racconto dedicato – che so – alla vulcanizzazione della gomma (Milani ha scritto anche di questo argomento) Milani si alzava, esclamava “Obbedisco!” come il suo amato Garibaldi e si chiudeva nel suo ufficio. Nel giro di qualche ora era pronto un testo interessante, divertente e perfettamente documentato e allora non c’erano Internet e Wikipedia! L’unico difetto era qualche parola incomprensibile a causa della sua velocità di battitura che faceva a volte accavallare i martelletti della macchina per scrivere››.

Alla fine degli anni Ottanta la sua strada torna a incrociarsi con quella della medicina.

È infatti fra i collaboratori di Corriere Salute, l’inserto del quotidiano di Via Solferino dedicato alla medicina, che debutta nel 1989 (l’artefice dell’inserto, Luigi Bazzoli, è morto lo scorso 31 gennaio, dieci giorni prima di Milani).

‹‹Era un vero dottore della parola – dice il giornalista Edoardo Rosati, all’epoca al Corriere Salute. – Lo adoravo da fan, per tutto quello che aveva fatto, segnando l’immaginario di noi lettori. Per me, giovane giornalista, era un sogno collaborare con lui. Teneva una rubrica nella quale raccontava storie di pazienti, tutte e lieto fine, e aveva centrato l’essenza della medicina che parte sempre da un racconto, la prima cosa che facciamo quando ci sediamo nell’ambulatorio del nostro medico è comunicargli i nostri sintomi. Negli ultimi anni si parla di Medicina Narrativa, cioè della centralità della narrazione del paziente nella pratica clinica, Milani se ne era reso conto già allora››.

Milani ci aveva raccontato del suo incontro con la Morte negli anni Settanta.

Si trova nella portineria del Corriere dei Piccoli. Gli dicono che uno ha chiesto di lui, si presenta, è un operaio (o, almeno, indossa la classica tuta blu degli operai di allora). Dice di chiamarsi Milanesi, ma lo scrittore non lo riconosce. Eppure cita tutta una serie di suoi amici d’infanzia, che la memoria faccia cilecca? ‹‹Ci vediamo›› gli dice cordiale Milani. ‹‹No, forse fra molto tempo, ma adesso no›› ribatte deciso Milanesi. Lo scrittore, colpito dall’incontro, chiede ai vecchi amici e al fratello se si ricordano del misterioso Milanesi. Non lo conosceva nessuno. ‹‹Era la Morte venuta a prendermi, ma poi, forse perché mi vedeva così amichevole, ha cambiato idea››.

Dopo quasi cinquant’anni è tornata. Chissà con che forma: magari stavolta con quella della Morte della saga a fumetti Sandman di Neil Gaiman, una sexy ragazza dal look goth. Suo fratello, Sogno, è il signore della storie: e anche lei sa apprezzare un buon narratore.

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