A proporre e a concedere la cittadinanza onoraria di Biella per Nino Cerruti era stato l’allora sindaco Vittorio Barazzotto. «Una scelta di cui sono sempre più convinto – spiega –, è stata l’unica vera firma della moda biellese. Abbiamo infatti tanti marchi, conosciuti in tutto il mondo, ma non degli stilisti. Lui invece aveva capito prima degli altri il possibile futuro del tessile, aprendo una boutique a Parigi, in anni in cui le aziende biellesi misuravano la propria ricchezza dai chilometri di stoffa prodotti. Lui invece fin dagli anni Sessanta aveva captato quale sarebbe stata l’importanza delle grandi firme, di un brand, diventando un personaggio mondiale. Di sicuro uno dei dieci nomi biellesi più importanti del secolo. Lo ricordo fin da quando ero bambino e lo vedevo frequentare lo studio di mio padre, ne ho seguito tutto il percorso».

Molto diverso da quello delle altre aziende biellesi. «In cui i creativi non erano molti, piuttosto ci si appoggiava a sarti esterni. Il suo esempio ha fatto scuola nel mondo industriale biellese, anche se non è stato molto seguito. Aveva tracciato una strada che non è stata forse capita. Negli anni d’oro in cui si creava il mito della moda italiana e i marchi cercavano alleanze con i grandi nomi dello stile, a Biella contava molto soltanto la produzione, non i fantasisti. Siamo d’accordo che Nino Cerruti si nasce, ma neppure ci sono stati tentativi di riprenderne il percorso, eppure avrebbe significato non essere più soltanto famosi per la qualità dei tessuti».

Per ricordare l’imprenditore arriva anche una proposta dal deputato Roberto Pella. «Al sindaco e al consiglio comunale del capoluogo chiedo di intitolare la biblioteca alla sua memoria e al suo operato di esempio per le nuove generazioni».

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