E' morto a 83 anni Calisto Tanzi, protagonista di una delle parabole più sfavillanti e controverse del mondo dell'imprenditoria italiana. Una lunga ascesa, iniziata negli anni '60, costellata di successi industriali e sportivi e poi la caduta, tra voragini finanziarie e processi, finita nel peggiore dei modi nel 2003 con il crac Parmalat.

A Collecchio, alle porte di Parma, dove era nato il 17 novembre del '38, per decenni il nome di Tanzi è stato accostato al concetto di miracolo: un qualcosa di straordinario, fortissimanente voluto e costruito attraverso il lavoro ma soprattutto la capacità di «vedere» il futuro, trasformando in realtà sogni e intuizioni. In tasca un diploma in ragioneria, a 22 anni Tanzi rileva la piccola azienda di famiglia fondata dal nonno e portata avanti dal padre. Conserve, salumi e poco più. Decide di ampliare le attività dell'impresa accostandole un caseificio e un impianto di pastorizzazione. E' il 1961: nasce Dietalat che cresce in fretta, grazie a una rigorosa politica di vendita porta a porta. Nel giro di un anno la futura Parmalat fattura già oltre 200 milioni l'anno.

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Tanzi non si accontenta, vuole di più: gira il mondo in cerca di esperienze e idee nuove. Sudafrica, Australia, Colombia, Portogallo. In un piccolo negozio di Stoccolma scopre un nuovo modo di confezionare il latte: niente più vetro o plastica ma strati di carta compressa, capaci di garantire al meglio la freschezza del prodotto. Il Tetra Pak. L'investimento nell'innovativo imballaggio e lo sviluppo del procedimento UHT, per rendere il latte a lunga conservazione, costituiscono la fortuna di Parmalat che non smette più di espandersi, in Italia e nel mondo. Nel 1975 il fatturato dell'azienda supera i 100 miliardi.

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Il nome di Calisto Tanzi entra di prepotenza nel gotha dell'imprenditoria italiana e internazionale, la grande finanza gli apre le porte così come il mondo della politica con la Democrazia Cristiana di Ciriaco De Mita, di cui diventa amico personale: apre uno stabilimento a Nusco, sponsorizza l'Avellino calcio e acquista un pacchetto di televisioni locali, che riunisce sotto la syndication Euro Tv. Ama la televisione, così come la pubblicità con la quale riesce ad aumentare vertiginosamente la popolarità del brand Parmalat legandolo a nomi dello sport come Gustav Thöni, Ingemar Stenmark e Niki Lauda. Ma sarà proprio la tv, con i suoi costi e i suoi difficili ricavi, una delle prime e forse sottovalutate "crepe" nella mura del suo favoloso castello. A niente servirà la partnership con il gruppo Acqua Marcia e la nascita di Italia 7, poi Odeon Tv, incapace di competere con il colosso privato di Silvio Berlusconi, Mediaset.

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Diversificare. La parola d'ordine scolpita nella mente di Calisto Tanzi porta a posare il suo sguardo sul turismo e sul mondo dello sport. Siamo nei primi anni '90 e con la quotazione in Borsa l'imprenditore acquista il Parma calcio, neopromosso in serie A, e lo lancia a suon di milioni verso traguardi allora inimmaginabili. Arrivano tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana, due Coppe Uefa, una Supercoppa europea e una Coppa delle Coppe grazie a buoni giocatori ma soprattutto alla genialità di Nevio Scala, tecnico lavoratore e visionario proprio come il suo presidente, e Carlo Ancelotti. Nel 1995 il miracolo Uefa, con Malesani in panchina.

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L'inizio della fine arriva alla fine degli anni '90, con l'acquisizione di Eurolat del gruppo Cirio di Sergio Cragnotti per 700 miliardi di lire. Tanti, troppi, ma indispensabili per consentire a Cragnotti di rientrare dei debiti con la Banca di Roma. Gli stessi debiti e la stessa banca di Giuseppe Ciarrapico, patron delle Acque Minerali, comprate da Tanzi qualche anno più tardi. Pagare debiti contraendo debiti. Non può andare avanti all'infinito. E così è, come gli fa capire il super consulente Enrico Bondi, chiamato a un impossibile risanamento dei conti.

L'impero si sgretola, anno dopo anno, di pari passo con la credibilità del Calisto Tanzi imprenditore: il presidente della Repubblica Napolitano gli toglie l'onorificenza che si era guadagnato nel 1984 con la sua strepitosa carriera, quella di Cavaliere del Lavoro. Il 27 dicembre del 2003 Tanzi viene arrestato e inizia suo malgrado l'ultima, disperata avventura fatta di processi, ricorsi e condanne. L'ultima nel dicembre del 2010: 18 anni per un crac da 14 miliardi di euro che si è abbattuto come un macigno anche sulla pelle di migliaia e migliaia di risparmiatori. 

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