Termoli

L’associazione culturale Andrea Di Capua ricorda il maestro Achille Pace

L’associazione culturale Andrea Di Capua di Termoli vuole degnamente commemorare la memoria di Achille Pace, suo illustre cittadino, tracciando per la collettività un indelebile ricordo che testimoni il suo prolifico operare artistico e culturale.

Un’iniziale notazione va fatta in relazione alla sua importante attività artistica che lo vede tra i protagonisti dell’Avanguardia Romana degli anni Sessanta come componente del “Gruppo Uno” costituito e teorizzato dal famoso Professore Giulio Carlo Argan.

In particolare, la novità portata dal Gruppo consisteva nel superamento delle correnti informali per ricostruire in termini razionali e programmati la struttura dei linguaggi visivi, utilizzando per la ricerca formale nuovi materiali che agissero sugli elementi percettivi della superfice pittorica, riproponendo con questo agire anche un attento riesame del rapporto artista-società.

Tuttavia, l’attività individuale che svilupperà successivamente a questa esperienza verrà rappresentata dal sostanziale testo scritto già nel 1960 sulla sua poetica intitolato “Il Filo di Achille”, nel quale illustra il procedimento ideativo e artistico che caratterizzerà interamente la produzione successiva di cui si riporta un significativo stralcio:

“…Il mio lavoro è pur sempre realtà, in quanto vive lo stesso problema della realtà delle masse. Ma è nel momento stesso in cui l’individuo-massa prende coscienza delle ragioni della propria scelta e del proprio lavoro, individuale e collettivo, che si inserisce nei processi della cultura come processo del lavoro. E’ in questo momento che egli diventa anche creatore di nuova cultura, vera e rivoluzionaria di cui l’arte oggi , quella importante, ha il compito di chiarire coscienza e metodo. Ho scelto il filo come mezzo del mio lavoro verso la fine del 1959. Era il tempo dell’Informale. Il mio interesse era, allora, di uscir fuori dal suo irrazionale groviglio. Il filo se ne staccava dapprima lentamente, poi sempre con maggiore decisione; esso si disponeva e scioglieva dal gesto oggettivo e alienato dell’Informale. Come materia, il mio filo mantiene lo stesso stato di caduta, di vaga esistenza e indeterminatezza dell’Informale, ma allo stesso tempo aspira ad una esistenza più conscia, meno alienata, più logica e costruttiva, naturalmente nei limiti di una realtà ancora non trasformata e piena di contraddizioni, di lacerazioni e di mistificazioni. Il filo, oltre che essere realtà oggettiva è carico anche di significati simbolici e metaforici.

Esso indica: discorso logico, misura, precarietà, equilibrio, costruzione, rapporto, relazione, comunicazione, vita e morte. Può esprimere il piano, il concavo, il convesso, la lentezza, la tensione, lo spazio. Può essere razionale o irrazionale, movimento, statico, dinamico, crescita, fine…”

 

A mio parere “Il filo” inteso come segno tracciante non è altro per Achille che un punto in successione continua che si snoda sulla superficie pittorica raffigurante un’entità umana che cerca le ragioni della propria esistenza.

Questo modo di interpretare ed attualizzare la lezione degli elementi fondamentali della forma e della figurazione di Klee sposta in avanti le ricerche della pura astrazione aggiungendo la dinamica del gesto con un segno materiale.

Da questo punto di vista Achille Pace è uno dei pochi artisti che sono riusciti a portare a completamento la lezione dei grandi maestri dell’astrattismo.

Per un profilo del suo fare artistico così testimonia Giulia Ronchi: “La sua ricerca, alla quale ha dedicato oltre 50 anni della propria vita, è connotata dalla “poetica del filo” e si caratterizza per l’uso di ampi sfondi monocromi – i colori più utilizzati sono nero, grigio, azzurro, bianco, blu, rosso – i quali vengono percorsi da un filo di cotone che delimita e definisce lo spazio disegnando linee sottili. Il filo è stato considerato da Achille Pace come una sintesi tra gesto, materia e colore, riproposto in infinite varianti. Tra le esposizioni più importanti, si ricordano la partecipazione alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia nel 1980 e 1982, ma anche a mostre internazionali come Orientamenti dell’arte italiana: 1947-1989 a Mosca e Leningrado e Contemporary Italian Art all’Akron University dell’Ohio”.

 

Inoltre, occorre ricordare i diversi riconoscimenti che ha ottenuto nella sua lunga vita, tra i quali si annovera la nomina pontificia a Membro Ordinario dell’Accademia dei Virtuosi al Pantheon, intervenuta nel 1997 per volere di Papa Giovanni Paolo II.

Un’ulteriore considerazione va fatta in onore del suo costante e sessantennale impegno in relazione all’attività culturale svolta su tutto il territorio regionale, nella quale ha riversato tutta la forza della sua notorietà per promuovere tante manifestazioni artistiche e divulgare il linguaggio delle arti contemporanee, sostenendo e formando molti giovani artisti regionali.

Tra queste ricordiamo la “Rassegna degli Arti Molisani” del 1985, la presentazione del “Gruppo di Orientamento” del 1986 composto da artisti molisani e da lui sostenuto, la mostra “La Pittura Molisana rivolta all’Europa” del 1990, l’interessamento per lo sviluppo di Kalenarte.

Dunque, se artisticamente Termoli e il Molise esistono nella geografia nazionale delle arti questo lo si deve al paziente lavoro di Achille Pace che dal 1960 fino a qualche anno fa ha ideato e condotto una delle più longeve e importanti manifestazioni artistiche italiane, “Il Premio Termoli”, istituituendo anche, nel 1975, la “Galleria Civica di Arte Contemporanea” ubicata nell’ex Chiesa di San Antonio.

Bisogna, infine, ricordare che questa attività ha dato modo alla nostra città di possedere rappresentative opere di arte contemporanea, così da poter costituire una delle più importanti raccolte degli anni Sessanta e Settanta che, peraltro, compongono il nucleo fondante del patrimonio del Macte di Termoli.

In definitiva, il suo operare rappresenta oggi un encomiabile esempio di generosità e professionalità che noi termolesi gli riconosciamo con imperitura stima, riportandolo alla posterità come un modello da seguire, eguagliare e, semmai, superare.

Grazie Achille per quanto hai fatto per l’arte e per la tua città.

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