È morto a 82 anni Tarcisio Burgnich. L'ex difensore, tra le altre, di Inter e Napoli è scomparso nella notte dopo una lunga malattia. Era stato campione d'Europa con l'Italia nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970. Burgnich è morto la notte scorsa nella casa di cura S.Camillo a Forte dei Marmi (Lucca), dove era stato trasferito dopo una degenza all'ospedale Versilia. La salma sarà esposta nella casa funeraria Ferrante a Viareggio, cittadina dove l'ex calciatore e allenatore viveva. 

Burgnich era uno dei nomi della filastrocca della grande Inter di Herrera: Sarti; Burgnich, Facchetti; Bedin, Guarneri, Picchi; Jair; Mazzola, Milani, Suarez, Corso. Un tuffo malinconico nel glorioso passato per i tifosi nerazzurri, e il cordoglio della società non si è fatto attendere: «Entrato nella storia della Grande Inter e nella memoria dei tifosi nerazzurri per la grande tempra ed il carattere che mostrava in campo - si legge sul sito dell'Inter – Burgnich ha formato con Giacinto Facchetti una delle coppie di terzini più forti del mondo [...]. Come nella partita che Burgnich ha portato sempre nel cuore, giocata due anni dopo il suo arrivo in nerazzurro, quella finale contro i mostri sacri del Real Madrid di Di Stefano, Puskas, Gento, "quelli che noi avevamo visto solo nelle figurine". Un giorno che riuscì a stravolgere le gerarchie e a portare la prima Coppa dei Campioni nella bacheca nerazzurra. E poi la storia che si ripete, esattamente un anno dopo, contro il Benfica di Eusebio a San Siro. 12 stagioni all'Inter, 4 Scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe Intercontinentali, 6 gol e 467 partite a difendere i nostri colori, gara dopo gara, allenamento dopo allenamento, forgiandosi ogni giorno di piu' per diventare la "Roccia" che tutti abbiamo conosciuto, proprio come l'aveva ribattezzato Armando Picchi».

Sul sito dell’Inter il ritratto prosegue: «I ritiri, sempre al fianco dell'indimenticato Giacinto Facchetti: "Ho dormito più con lui che con mia moglie", diceva sempre Burgnich. Con lui era titolare anche nella nazionale vincitrice dell'Europeo del 1968 e vicecampione del mondo di Messico 1970, quando segno' di sinistro ai supplementari la rete del 2-2 nella semifinale Italia-Germania Ovest (4-3): un gol rabbioso e prezioso in quella che passo' alla storia come la partita del Secolo. 66 volte in campo con la maglia azzurra e una vita dedicata al calcio divisa tra la carriera di giocatore e allenatore. Umile e determinato, insuperabile per gli avversari e prezioso alleato per i suoi compagni: oggi il suo sguardo fiero e la sua forza sono ricordi preziosi, un'immagine che rimarrà sempre impressa nella nostra storia».

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