Non gli è bastato vincere la battaglia con il Covid. E' morto a 82 anni Sante Notarnicola, il “bandito poeta” della banda Cavallero, alla cui storia è ispirato il film "Banditi a Milano" di Carlo Lizzani. Arrestato nel '67 insieme a Cavallero e altri due compagni dopo una sanguinosa rapina, Notarnicola venne condannato all'ergastolo. Durante la sua lunga detenzione fu l'animatore di una serie di rivolte in carcere, e proprio in carcere ha cominciato a scrivere. Tornato libero nel 2000, dal 1995, quando ha ottenuto la semilibertà, ha gestito il pub Mutenye, a Bologna, dedicandosi ai più giovani e a numerosi progetti sociali, solidali e culturali.

Nato a Castellaneta, in Puglia, Notarnicola, dopo aver trascorso alcuni anni in un Istituto per l'Infanzia Abbandonata, si trasferì a Torino per raggiungere la madre, nel frattempo emigrata. Nella capitale industriale del Nord iniziò a frequentare gruppi di operai e di ex partigiani e con loro militò prima nella Fgci, poi nel Pci, fino a quando nel '59 non iniziò con alcuni compagni una serie di 'espropri', organizzando rapine in banche e gioiellerie per raccogliere denaro a favore dei movimenti di liberazione nei paesi coloniali; ed è durante una di queste rapine che, nel '67, venne arrestato e poi successivamente condannato all'ergastolo: «da quel momento (il '68 e le Br sono ancora lontani) i giudici si affanneranno ad attribuirgli etichette sempre diverse, da sobillatore a sovversivo, da nappista a brigatista, da irrecuperabile a irriducibile», si legge nella biografia pubblicata sul suo sito.

«Ci ha lasciati Sante Notarnicola - l'addio del giornale comunista online Contropiano.org - Ragazzo del Sud, lavoratore, 'bandito' (come disse al momento dell'arresto), prigioniero politico, poeta, maestro di vita e di rigore morale. Senza enfasi, senza strilli, con la serenità di chi sa scegliere secondo giustizia. Comunista per scelta di vita e cultura, non per appartenenza organizzativa. Un combattente nato, che aveva nelle scorse settimane sconfitto anche il Covid, 'guarendo praticamente da solo', come hanno detto i medici, perché a 83 anni e con i diversi problemi che aveva avuto, anche il dosaggio dei medicinali doveva essere cauto. Era rientrato a casa pochi giorni fa, a Bologna, che era diventata la sua città dopo l'infanzia a Torino e 21 anni di peregrinazioni nel 'circuito dei camosci', come si usava chiamare le carceri speciali. Siamo ancora basiti dalla notizia. Ci stringiamo a sua moglie Delia e a tutti i compagni che sono stati al suo fianco ogni giorno, in questi anni». 

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