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Attualità

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LUNEDì 1° MARZO 2021

Clamoroso

Ore di formazione necessarie per cambiare un lavoro: diecimila [Minouche Shafik a Alain Elkann, Sta]In prima pagina

• Via alla rifondazione del M5s dopo il vertice con Grillo. Conte dice sì: parteciperà con un ruolo ad hoc

• Da oggi sette regioni cambiano colore. La Sardegna è la prima in bianco, Basilicata e Molise diventano rosse

• I morti registrati ieri sono stati 192. Siamo vicini a quota tre milioni di contagi in Italia. Sale ancora il tasso di positività, che ora è del 6,7%. Le persone vaccinate con due dosi in Italia sono 1.398.786, il 2,35% della popolazione

• La Gran Bretagna (che ha registrato un calo di casi del 40% in una settimana) è il primo stato ad aumentare le tasse per il Covid

• Viktor Orbán si è vaccinato con il cinese Sinopharm

• Naufragio al largo della Libia. Morti 15 migranti, 95 tratti in salvo

• In Myanmar la polizia spara ancora sui manifestanti: diciotto vittime, molti feriti

• Trump si riprende la scena all’assemblea repubblicana di Orlando, Florida

• Il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo è stato accusato di molestie sessuali da una seconda donna

• A dicembre è morto l’ultimo ergastolano nazista condannato in Italia per gli eccidi nell’Appennino tosco-emiliano. Non ha trascorso neppure un giorno in carcere

• Nel nuovo interrogatorio di garanzia Alberto Genovese ha negato di avere violentato una ragazza a Ibiza e racconta che nelle sue feste c’erano due gruppi distinti, chi si drogava e chi no

• I Cucchi hanno dovuto vendere la casa di Stefano per sostenere le spese di 11 anni di processi

• Io sì, la canzone di Laura Pausini che si sente nell’ultimo film di Sophia Loren ha vinto il Golden Globe come miglior canzone originale

• Suning chiude con il calcio in Cina: sospesa con effetto immediato l’attività dello Jiangsu

• Federica Brignone vince il SuperG di Coppa in Val di Fassa. È il sedicesimo trionfo in carriera, raggiunta la Compagnoni

• L’inizio delle regate di Coppa America è stato rinviato al 10 marzo a causa del lockdown ad Auckland

Titoli
Corriere della Sera: Dose unica, così la campagna
la Repubblica: Covid, abusi per 2 miliardi
La Stampa: Vaccini, Draghi si riprende i poteri
Il Sole 24 Ore: Operazione 730: per le famiglie rischio trappole su contanti e card
Il Messaggero: Virus, in campo Gabrielli e Curcio
Il Giornale: Bomba disoccupazione
Qn: Le Regioni: garanzie di ristori per tutti
Il Fatto: Conte dice sì: «Nuovo M5S, accogliente e intransigente»
Libero: Lo Stato scrive agli ottantenni: «Niente vaccini, arrangiatevi»
La Verità: Tutte le bugie dette sui vaccini
il Quotidiano del Sud: La scuola è il battito della comunità
Domani: L’inchiesta sui tamponi può cambiare la serie A

Il sacco del Covid

28 FEBBRAIO 2021

Mazzette, sprechi e appalti. Due miliardi di affari opachi nel mirino di venti procure. La Guardia di Finanza al lavoro sulle forniture a Milano e Roma, a Napoli verifiche sui tamponi. E poi cì’è il business degli ospedali da campo in Campania e in Sicilia

DI DARIO DEL PORTO, SANDRO DE RICCARDIS, LUCA DE VITO, GIULIANO FOSCHINI, OTTAVIA GIUSTETTI, SALVO PALAZZOLO, CONCHITA SANNINO, CHIARA SPAGNOLO

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Al principio fu una scatola di cartone. Con dentro una fascetta di soldi: 8mila euro. Una mazzetta. “In Italia c’è questa cosa del coronavirus…”. È passato un anno, e dalla prima tangente scoperta dalla Guardia di Finanza a Nichelino, alle porte di Torino – un’imprenditrice la portava al sindaco, nello stesso momento in cui a Bergamo, 200 chilometri di distanza, i camion dell’esercito erano in fila per seppellire le vittime  – l’altra faccia dell’emergenza coronavirus si è mostrata in tutta la sua chiarezza: un’opportunità per chi voleva speculare sul pubblico denaro. Reparti allestiti e mai aperti, conflitti di interesse, forniture farlocche, un milione di euro spesi su Amazon alla ricerca di materiale sanitario da inviare agli ospedali, il racconto che le procure italiane stanno facendo di quello che è accaduto in questi 12 mesi in Italia è quello di un grande sacco. Cominciato e non ancora terminato.

Il caso lombardo

Tutto è cominciato da qui: Milano. E da qui è giusto partire. Un anno fa, fine febbraio 2020, la centrale acquisti del Pirellone (Aria spa) a corto di dispositivi di protezione per medici e sanitari comprava qualsiasi cosa con procedure di emergenza e senza farsi troppe domande. In totale 457 affidamenti diretti per una spesa sostenuta di 430 milioni di euro, tra Regione, ospedali e aziende sanitarie locali. Un mare di soldi pubblici dalla cui risacca emerge ora una serie di operazioni tutt’altro che chiare. Repubblica è riuscita a ricostruire almeno otto assegnazioni che non sono andate a buon fine e che hanno portato a un danno per le casse pubbliche.

C’è il caso della Enuma Ltd, oscura società intermediaria con sede a Hong Kong che nel pieno della pandemia ha fatto buoni affari: oltre ad essersi aggiudicata un pagamento da 1,6 milioni di euro per mascherine, era anche riuscita a piazzare dei camici. A tutti gli effetti un danno per la Regione visto che questi ultimi sono risultati essere privi di certificato, da cui la decisione di Aria di segnalare all’Anac e al consolato la società. Stessa cosa è accaduta con un’altra società con sede a Hong Kong, la Sunflower Ltd, azienda manifatturiera specializzata in sistemi di sanificazione a cui viene contestata la consegna di merce non conforme. Surgimill Medical Systems Private Limited invece è una società indiana con sede a Haryana, una compagnia individuale (One Person Company) nata poco più di due anni fa. Produce lettini che in teoria dovrebbero essere sanitari. Ma il lotto arrivato in Italia era privo di qualsiasi certificazione e quindi inutilizzabile. Anche in questo caso è stata fatta la segnalazione all’Anac per cercare una lunga e difficile strada per il rimborso dei danni.

Alcune delle assegnazioni sono sfociate in inchieste della procura di Milano. Uno è il caso della Eclettica di Turbigo, di Fabrizio Bongiovanni che aveva ricevuto da Aria 10 milioni di euro sulla fiducia: in cambio la promessa di forniture di dpi che però sono arrivate solo in parte. Con questa società Aria ha avviato un contenzioso stragiudiziale per la restituzione delle somme versate. Un avviso all’Anac e una causa civile sono partiti anche per la Allimac Sas di Andrea San Silvestri, con sede a Varese, che tra le altre cose fornisce pannelli in plexiglass. Mentre sempre di Varese è La Socksietè SpA che produce abbigliamento intimo e per certo si è aggiudicata una fornitura “Lotto 145 Materiale di protezione vario” da 3,2 milioni di euro: nei loro confronti Aria ha avviato una segnalazione all’anticorruzione e la messa in mora.

“In quei mesi Aria ha mostrato tutti i suoi limiti ed è finita fuori dal controllo della giunta – riflette Pietro Bussolati, capogruppo del Pd in commissione bilancio del Consiglio regionale – e questo si è verificato in particolare per quanto riguarda la fase degli acquisti. Senza che ci sia mai stato un ripensamento sul suo sviluppo come azienda da parte del presidente Fontana e dell’assessore al bilancio Caparini”. Infine c’è il capitolo vaccini antinfluenzali, acquistati in emergenza nell’anno del Covid a causa di gare andate deserte e fortissimi rincari per una domanda senza precedenti. Due le società finite nel mirino: la farmaceutica FalKem Swiss (che aveva fatto alla Lombardia un prezzo 5 volte più caro rispetto a Veneto ed Emilia) “per l’omessa fornitura dei prodotti acquistati”; e la Studio Dr. Makamp; Dr. D’Amico S.r.l. per cui è partita una segnalazione all’Anac e un ricorso al Tar.

Si tratta di uno studio dentistico di Bolzano che era riuscito ad aggiudicarsi, come intermediario, una delle dieci gare per 150mila vaccini salvo poi vedersi sfumare l’affare. A queste vanno aggiunte altre due vicende che non hanno visto Aria combattere per i risarcimenti. Una è quella che ha riguardato gli amministratori di Vivendo Pahrma e Fitolux pro accusati di frode nelle pubbliche forniture perché si sono fatti pagare oltre 7 milioni di euro per 2 milioni di mascherine mai consegnate. L’altra è quella che ha riguardato la Dama spa, società del cognato del governatore Fontana, che si era aggiudicato una fornitura di camici poi trasformata in donazione dopo che era emerso il conflitto d’interesse. Una vicenda che vede Fontana, il cognato e l’ex ad di Aria indagati dalla procura per frode nelle pubbliche forniture.

Che quei mesi siano stati senza precedenti lo dimostra anche un altro acquisto. A comprare è sempre la centrale del Pirellone, ed è tutto in regola, ma la dice lunga sulla situazione di panico che i vertici dell’azienda regionale stavano vivendo: si tratta del “Lotto 42 Prodotti vari”, costo dell’operazione 820.085,35 euro che è stato effettuato direttamente sulla piattaforma Amazon.

Il caso Campania

L’analisi delle forniture è cosa comune a tutte le procure d’Italia. A Napoli, dopo un’inchiesta di Repubblica, la magistratura ha acceso i riflettori su Enrico Coscioni, l’uomo  più potente della Sanità regionale, il più vicino al governatore Vincenzo De Luca. Tutto parte da una manifestazione d’interesse aperta per una sola notte ai privati, per l’esecuzione dei test molecolari, mentre un centro diagnostico bene accorsato stava già lavorando per il pubblico. Salernitano come il governatore, cardiologo dai molti incarichi, Coscioni è contemporaneamente il consigliere del presidente per le politiche sull’assistenza, è docente e primario dell’Unità complessa di Cardiochirugia dell’ospedale Ruggi d’Aragona e da quattro mesi è a capo dell’Agenas, l’agenzia nazionale cui è affidato il monitoraggio sul funzionamento della Sanità nelle regionali italiane. Non solo: Coscioni figura anche nel Consiglio di amministrazione di Ebris, la Fondazione internazionale per la ricerca (si occupa di autismo, celiachia, patologie oncologiche), destinataria di contratti e adesso finita sotto i riflettori dei pm. Il nome del braccio destro di De Luca è nell’elenco dei primi quindici indagati, per i quali la Procura diretta da Giovanni Melillo ha chiesto altri sei mesi di indagini, con l’ipotesi di turbativa d’asta. C’è anche un altro fedelissimo del governatore, fra questi nomi. Si tratta di Luca Cascone, consigliere regionale che, durante la fase più acuta dell’emergenza, pur non ricoprendo formalmente alcun incarico in seno all’unità di crisi, mise in contatto la centrale regionale per gli acquisti Soresa con possibili fornitori di mascherine, ventilatori polmonari e altro materiale ritenuto utile ad affrontare l’epidemia.

Su altri filoni d’indagine compare anche il sospetto della frode in pubbliche forniture. Come nella vicenda dell’ospedale modulare di Ponticelli. Fu da quel quartiere della periferia orientale di Napoli, che partì l’applauso da centinaia di balconi. A Ponticelli arrivavano in un corteo scenografico di camion i moduli prefabbricati destinati a realizzare, nello spazio antistante all’Ospedale mare, la struttura da campo destinata ai pazienti affetti da coronavirus. Un’immagine forte dei primi cento giorni del coronavirus a Napoli, quasi il contraltare alla fila di furgoni con le bare al nord. Era il 7 aprile 2020. Meno di un anno dopo, all’alba dell’8 gennaio, alle spalle di quel Covid center e proprio davanti al presidio ospedaliero, una voragine si è aperta nel parcheggio per gli utenti: è un buco largo 100 metri, un miracolo non ci siano vittime, ma danni e sì, pazienti e personale per giorni senza acqua calda. Nel frattempo, la Procura ha cominciato a indagare su possibili “criticità” ipotizzate “in relazione alle procedure di aggiudicazione e di esecuzione” dei lavori per la realizzazione dell’ospedale modulare di Ponticelli e per altre due strutture da campo a Caserta a Salerno per complessivi 72 posti letto. Una gara da 15 milioni di euro aggiudicata dalla centrale regionale per gli acquisti Soresa con la procedura di somma urgenza consentita dalla legge alla società padovana Med (“Manufactoring engineering & development srl”). All’esame del pool composto dai pm Antonello Ardituro, Simone De Roxas, Mariella Di Mauro e Henry John Woodcock ci sono anche i subappalti dell’opera, come l’affidamento di lavori dell’importo di 700 mila euro per la preparazione dell’area nei pressi dell’Ospedale del Mare alla Siram del gruppo Veolia: un cui dirigente, Crescenzo De Stasio, è stato di recente coinvolto in un’inchiesta per corruzione a Palermo. De Stasio non è indagato a Napoli, ma i pm lo hanno ascoltato qualche mese fa come testimone. E le domande restano tante. In attesa che le inchieste possano sciogliere i dubbi.

Gli ospedali temporanei

Quello degli ospedali temporanei è probabilmente uno dei business più importanti di questa emergenza. A Barcellona pozzo di Gotto, nel cuore della provincia di Messina, che è diventato il simbolo delle incompiute della sanità siciliana nella stagione della Covid. E’ un reparto che dal mese di marzo ha avuto a disposizione sei nuovissimi letti speciali, noleggiati ognuno al prezzo di 65 euro al giorno; ha avuto anche moderni monitor e ventilatori polmonari. Un impegno finanziario non indifferente. Solo sei mesi di noleggio dei letti sono costati 85.644 euro. Ma i dieci posti letti della nuova Terapia intensiva del Covid Hospital di Barcellona, previsti dal piano regionale, non sono mai entrati in funzione. Perché l’Asp 5 non ha ristrutturato il reparto. E i letti sono rimasti lì, dentro stanze vuote. In un deposito, accanto al blocco operatorio, stavano invece 43 monitor, ancora dentro gli scatoloni. Fino a quando, a novembre, Repubblica ha denunciato il caso, e i letti sono stati restituiti, mentre i monitor sono stati distribuiti agli ospedali della provincia. Risultato: il Covid hospital di Barcellona senza Rianimazione è riuscito a fare ben poco, appena c’è stata una piccola complicazione i pazienti sono stati trasferiti al Policlinico di Messina.

Stessa situazione in Piemonte dove i due Covid hospital allestiti nell’anno trascorso, con grande dispendio di risorse, 4,5 milioni di euro, si sono rivelati in gran parte investimenti a perdere. Il primo, finanziato con una donazione da 3 milioni della Compagnia di San Paolo, e quasi requisito a forza nella primavera 2020, finisce nelle ex Officine grandi riparazioni (Ogr) di proprietà della Fondazione Crt. Un enorme spazio post industriale, da poco inaugurato con ristorante, bistrò, spazio espositivo e sala concerti, esempio prestigioso di riqualificazione urbana con 80 dipendenti, che viene chiuso e rivoluzionato per fare posto ai malati. Ma poi, in estate, sotto le pressioni di chi chiedeva di far ripartire l’attività e forse illudendosi che una seconda ondata non sarebbe mai arrivata, viene smobilitato e in parte riallestito in una struttura ospedaliera sottoutilizzata della città. Il nuovo investimento è di 600 mila euro, ed è sostenuto ancora una volta dalla Compagnia di San Paolo che però dichiara di aver attinto ai risparmi delle Ogr.

Con la fine dell’estate, e l’arrivo della seconda ondata annunciata da epidemiologi e virologi, la curva si impenna quindici giorni dopo la riapertura delle scuole. E Torino molto presto si ritrova di nuovo in emergenza. Le immagini che vengono scattate all’inizio di novembre in un covid hospital della cintura di Torino, a Orbassano, fanno il giro del mondo: le brandine per i malati sono ovunque, persino nella chiesa traslocano i banchi per la preghiera e si ricavano decine di spazi per il ricovero. Il 2 novembre, solo a Torino, i ricoverati sfiorano quota tremila. L’assessore alla sanità Luigi Icardi ammette: “Altri 10 giorni così e gli ospedali del Piemonte non avranno più letti”.

La soluzione è di nuovo una riconversione: un ospedale da campo in un padiglione semi abbandonato nel Parco del Valentino con 538 posti per un altro milione e mezzo di euro concessi dal Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo, e realizzato in soli undici giorni.  Ma prima di Natale arriva l’annuncio shock: il padiglione chiude già i battenti in attesa, se dovesse arrivare, della terza ondata. E scoppia la polemica tra chi giudica l’allestimento dell’ospedale una svista clamorosa e chi la difende, convinto della necessità di un “polmone” da poter riattivare se e quando i contagi dovessero ripartire. Le cifre sui ricoveri, però, fanno discutere. L’assessore Icardi messo alle strette in Consiglio dall’interrogazione di Marco Grimaldi (Luv) è costretto ad ammettere: “Il picco quotidiano di ricoverati è stato di soli 21 pazienti”.

Ma almeno quello di Torino ha aperto. Quello di Bari, al centro di un’inchiesta della procura di Bari, a oggi non ha funzionato nemmeno per un giorno. Annunciato in pompa magna dal presidente della Regione, Michele Emiliano, affidato in un fine settimana a una ditta pugliese, l’appalto è stato gestito dal potentissimo dirigente della Protezione civile, Mario Lerario, a processo in Basilicata in un’indagine su appalti truccati. L’ospedale doveva costare 9 milioni di euro ed essere pronto subito dopo Natale. Per il momento ne sono stati spesi 20 (tra le altre cose avevano dimenticato i bagni). E nemmeno un medico, un infermiere, un paziente ne hanno mai varcato la soglia.

Delitti di Paolo Mastrolilli Specchio

Il 12 luglio scorso Davell Gardner, età un anno, stava dormendo nella sua carrozzina al Raymond Bush Playground di Bedford-Stuyvesant, quartiere difficile di Brooklyn. Verso le undici di sera due uomini erano scesi da un SUV scuro e avevano sparato contro un gruppo di persone che si godevano un picnic estivo nel parco, per ragioni mai chiarite dalla polizia. Un proiettile aveva colpito Davell allo stomaco, facendolo entrare nelle statistiche come la più giovane vittima di un omicidio a New York nel 2020.

Oltre a lui, durante l’anno passato in città sono state ammazzate 461 persone. Quasi nulla, davanti ai 25.000 morti falciati dal Covid. Però il balzo statistico degli omicidi rispetto al 2019 è stato del 45%, impressionante, a conferma del fatto che la violenza si sta riprendendo le città americane.

In alcuni casi si è trattato di scontri fra gang, in aumento ovunque. In altri di azioni criminali premeditate, tipo rapine o regolamenti di conti. Spesso, però, la violenza balorda ha fatto vittime innocenti a caso, spargendo ancora di più il panico. Per esempio alla fine di settembre Bertha Arriaga, immigrata messicana di 43 anni, stava dormendo nella sua casa di Jackson Heights con i tre figli Angel, 14 anni; Victor, 10; e George, 6. Poco dopo mezzanotte aveva sentito dei rumori in strada che l’avevano svegliata, e si era affacciata per vedere cosa succedeva. Una pallottola l’aveva raggiunta al collo, facendola stramazzare in una pozza di sangue, dove l’aveva trovata Angel. Il bambino aveva chiamato il padre, che aveva tentato di rianimare Bertha e chiamato l’ambulanza. Il proiettile però aveva reciso la carotide e non c’era stato più nulla da fare. Qualche giorno dopo la polizia aveva arrestato e incriminato Issam Elabbar, 31 anni, di Corona. Un video lo aveva ripreso mentre cercava di rubare uno scooter in strada, sotto la casa di Bertha, ma non ci era riuscito. Mentre andava via, però, aveva tirato fuori la pistola ed esploso un colpo alle sue spalle, senza neanche guardare. Così, tanto per fare.

A New York, secondo i dati appena pubblicati dal Dipartimento di Polizia, le sparatorie sono aumentate del 97%, cioè 1.531 contro le 754 del 2019. In totale, 1.868 persone sono state colpite dai proiettili. Gli omicidi sono saliti del 45%, ossia 462 contro i 319 dell’anno scorso. A dire il vero la città aveva vissuto tempi assai peggiori, come quando nel 1990 aveva fatto il record di 2.245 morti ammazzati. Anche con Giuliani sindaco, nel 2000, gli omicidi erano stati parecchi di più, 673, mentre durante il 2020 il tasso complessivo della criminalità a New York è sceso dell’1%, perché sono diminuiti altri reati come stupri e rapine. L’impennata di omicidi e sparatorie resta però impressionante, e riflette una preoccupante tendenza nazionale. A Chicago è andata anche peggio, con 796 cittadini uccisi, ossia 274 in più del 2019. Gli omicidi sono aumentati in tutte le grandi città, come Detroit e Washington, ma pure in quelle più piccole, tipo Grand Rapids. Secondo uno studio condotto dalla National Commission on Covid-19 and Criminal Justice su 34 centri urbani, da Norfolk a New York, nel 2020 la percentuale nazionale delle persone uccise è cresciuta del 30%.

C’era una volta

Dieci anni fa

Mercoledì 2 marzo 2011. Caso Yara. «L’autopsia ha rivelato questo: l’assassino l’ha presa a coltellate, come s’era capito a occhio nudo, ma forse nessuna di queste è stata mortale. I quattro fendenti alla schiena, per esempio, non hanno ucciso, e non ha ucciso evidentemente neanche il taglio al polso. C’è quella ferita alla gola ed è però anche possibile che l’uomo abbia afferrato la bambina per il collo e l’abbia strangolata, come suggerirebbero certi segni e certe lesioni sul resto del corpo. In altri termini: la causa della morte non è ancora stata accertata con sicurezza e ci vorrà qualche giorno per venirne a capo, anche perché le spoglie di Yara erano in condizioni pessime. La violenza sessuale, no. È sicuro che la violenza sessuale – il movente più accreditato fino a questo momento – non è riuscita […] Ora resta da capire se sul cadavere di Yara ci sono tracce biologiche del suo assassino. Se ci sono, l’intenzione degli inquirenti è quella di individuare tutti quelli che nella zona hanno qualche precedente per reati sessuali o per molestie, prendergli il dna e confrontarlo con quello ricavato dalle indagini. Pare che si tratti di una decina di persone, un numero che mi pare davvero alto. Un’altra strada è quella delle celle telefoniche. Si prendono i tabulati delle celle telefoniche di Brembate, ore 19 di venerdì 26 novembre, e si mettono a confronto con i tabulati delle celle di Mapello e di Chignolo di – diciamo – un’ora dopo. Tra i numeri che appaiono in tutte e tre le situazioni deve necessariamente esserci quello dell’assassino. Se l’assassino aveva un telefonino, però. È decisivo, per questa ricerca, anche il calcolo del tempo necessario per andare in macchina da una località all’altra. Ci sono cinque percorsi possibili e i magistrati li stanno facendo provare tutti e cinque, per aver chiaro l’arco temporale da prendere in considerazione. Queste ricerche sono logiche e giuste. Ho l’impressione che il killer potrebbe essere catturato, nonostante tutte le sue prudenze. È molto probabile che sia uno del posto» [Dell’Arti, Gazzetta].

Oggi alle 13.30 l’anatomopatologa Cristina Cattaneo ha fatto un sopraluogo nel campo incolto di Chignolo d’Isola dove è stato ritrovato sabato scorso il cadavere di Yara Gambirasio. Affiancata da uomini del ministero dell’Interno, la super specialista ha prelevato campioni di essenze arboree e di polline, dando anche istruzioni ai poliziotti su alcune fotografie da scattare. Sul posto, in tutto, sono intervenute sei persone, la Cattaneo e cinque poliziotti del Servizio centrale operativo di polizia [Eco di Bergamo].

In Libia, la controffensiva dei militari di Gheddafi è riuscita a respingere i ribelli da Tripoli e riconquistare due città occupate nella parte nord-occidentale del Paese: Gharyan e Sabratha. Anche Brega, dove la battaglia è ancora in corso, sarebbe sul punto di cedere a favore del regime [IlPost].

«Intanto Gheddafi ha parlato in televisione per la terza volta. Ha sostenuto di non avere poteri, “dal 3 marzo 1977 ho dato il potere al popolo, abbiamo vinto l’occupazione italiana e americana e il popolo gestisce il petrolio e i suoi proventi. Io non ho nessun incarico da cui dimettermi”. Gli americani avevano accennato alla possibilità che se ne andasse in esilio, e questa è la sua risposta ufficiale. Molti attacchi all’Italia, specialmente per il suo passato coloniale (“abbiamo costretto gli italiani a chiederci scusa e ad ammettere i suoi errori”), ma anche per le ultime posizioni prese da Berlusconi: “Berlusconi ha detto che non controllo la Libia? Io gli rispondo che la famiglia Gheddafi è la Libia”. Ha ricordato che l’Italia (cioè Berlusconi) è stata costretta a baciargli la mano. La sua lettura dei fatti è la solita: dietro la rivolta c’è al Qaeda. Badi: non è detto che abbia tutti i torti, sapremo come sono andate veramente le cose laggiù non prima di dieci anni. Poi: “i giacimenti petroliferi sono al sicuro, le compagnie se ne sono andate perché hanno paura”. E qui l’annuncio che queste compagnie saranno sostituite da quelle cinesi e indiane. Infine, sull’ipotesi di guerra: qualunque attacco avrà come conseguenza milioni di morti. La Lega Araba, ieri, s’è espressa contro l’ipotesi militare, suggerendo di varare la No Fly Zone, lasciando agli arabi il compito di controllarla. Come vede, è in corso una battaglia internazionale per decidere chi deve mettere, eventualmente, le mani sulla Libia» [Dell’Arti, Gazzetta].

Esce l’iPad2. È bianco. Grazie alle nuove videocamere anteriore e posteriore, gli utenti di iPad 2 possono ora videochiamare con FaceTime milioni di iPhone 4, iPod touch e Mac, e vedere così parenti e amici ovunque ci sia una rete Wi-Fi disponibile. Steve Jobs, ceo della Apple: «Mentre gli altri stanno ancora cercando di copiare l’iPad di prima generazione, noi presentiamo l’iPad 2, che alza ancora di più l’asticella della competizione e probabilmente li costringerà a rivedere i loro piani».

Venti anni fa

Venerdì 2 marzo 2001. Paolo Valentino sul Corriere fa sapere che Marlene Dietrich amava un panettiere. «Per lei avrebbero perso la testa Gary Cooper e Frank Sinatra, Jean Gabin ed Erich Maria Remarque. I suoi amori non avrebbero conosciuto confini di alcun tipo: da Greta Garbo a John F. Kennedy, nessuno avrebbe resistito all’effetto del “terremoto erotico” che, secondo l’attore Emil Jannings, provocava in chiunque avesse la fortuna di vederla in scena. Eppure, all’inizio, prima di diventare la divina Marlene, la fiamma del peccato, fatale e leggendaria, Maria Magdalena von Losch perse la testa per … un fornaretto. Da una soffitta di Hannover, emerge il passato sconosciuto di una Dietrich giovanissima, studentessa non ancora ventenne alla Scuola di musica di Weimar, innamorata persa di Willy Michel, coetaneo della Bassa Sassonia, anche lui ospite della città di Goethe, per impararvi l’arte del pane e dei dolci. Sono otto lettere d’amore e un piccolo diario, scritto di pugno dall’attrice, ritrovate nella soffitta della casa di famiglia dagli eredi del fornaio, dopo la morte, avvenuta da poco, di sua moglie Grete. Una casa d’aste di Hannover le metterà all’incanto».

Venticinque anni fa

Sabato 2 marzo 1996. «Intervista choc di Alain Delon davanti alle telecamere dell’emittente televisiva France 2: nel programma Bouillon de culture, condotto da Bernard Pivot l’attore, sessant’anni, ha dichiarato: “Se perdessi tutto, ogni speranza, sarei pronto a morire come Hemingway (si tolse la vita all’età di 62 anni) o come Romain Gary (si uccise nel 1980 all’età di 66 anni). Anzi sono sicuro che finirei come loro. Il suicidio è stato sempre una cosa da grandi uomini”. Poi ha aggiunto, prendendo in prestito la frase di un cantautore: “Preferisco alzarmi da tavola prima che abbiano tolto i piatti”. L’attore sta per trasferirsi in Messico per un film di Bernard Henri-Lévi; interpreterà un ruolo ispirato anche a Hemingway» [CdS].

Giornata storica per lo sci azzurro. A Narvik, nel gigante di Coppa del mondo, prima la Compagnoni, seconda la Panzanini, terza la Kostner. A Lahti, Coppa del mondo di fondo: la Di Centa ha battuto la Belmondo nella 10 km.

Trenta anni fa

Sabato 2 marzo 1991. Con Se stiamo insieme (ci sarà un perché) Riccardo Cocciante vince la quarantunesima edizione del Festival. Sul podio dell’Ariston salgono anche Renato Zero con Spalle a muro e Marco Masini con Perché lo fai. Il premio della critica va a La fotografia di Enzo Jannacci. Tra le Nuove proposte vince Le persone inutili di Paolo Vallesi.

Quaranta anni fa

Lunedì 2 marzo 1981. La Pravda pubblica il discorso di Pajetta. «Insieme paziente e severo, come le grandi chiese, il partito comunista sovietico riammette i comunisti italiani nella sua benevolenza ufficiale, dopo una settimana di lezioni di umiltà: pubblica finalmente il testo integrale dell’intervento di Pajetta e spende parole concilianti per le “Botteghe Oscure”. “È vero che fra noi esistono differenze – dice uno dei suoi portavoce (Zagladin) – ma sono molte più le cose che ci uniscono, sui problemi chiave della pace, e che ci affiancano nella lotta contro il nemico comune”. Rientra così, per ora, il pericolo di un gesto clamoroso di rottura: il Pci può dire di avere alzato la voce e di non essersi piegato alle umiliazioni inflitte dai registi del congresso, irritati dall’assenza di Berlinguer e dalla presenza di qualche cenno critico alle questioni afghana e polacca. Il Pcus ha dimostrato di non essersi lasciato smuovere e di avere ascoltato gli italiani, ma nei tempi e nei modi scelti dal Cremlino. Così il breve incontro con lo spettro dello “scisma” finisce» [CdS].

Sessanta anni fa

Giovedì 2 marzo 1961. Pablo Picasso sposa in seconde nozze la ceramista Jacqueline Roque. Lui ha 80 anni, lei 34 «Picasso è ormai così famoso che può vincere facile anche se anziano. La conquista disegnando sul muro della sua casa una colomba con i gessetti (facendone impennare immediatamente il valore immobiliare) e mandandole una rosa al giorno. Sei mesi dopo, lei accetta di uscirci. Si sposeranno nel 1961 a Vallauris e negli 11 anni del loro matrimonio lui le farà 400 ritratti. Fino alla sua scomparsa l’8 aprile 1973 in cui la lascerà a duellare in tribunale per l’eredità contro Françoise Gilot, l’unica donna che era riuscita a spezzargli il cuore. E a vendicare così le tre sfortunate innamorate che l’avevano preceduta» [Attanasio, MarieClaire].

Una Marilyn Monroe provata e paranoica venne internata in un reparto psichiatrico del manicomio di New York sotto falso nome. Ad internarla Marianne Kris, collega di Ralph S. Greenson nonché figlia di Oskar Rie, amico intimo di Sigmund Freud.

«Caro Dottor Greenson, ho chiesto a May Reis (l’assistente personale di Marilyn Monroe, ndr) di battere a macchina questa lettera per me, poiché la mia scrittura non è chiaramente leggibile, ma ho anche incluso queste note e capirà cosa voglio dire. Ho appena guardato dalla finestra dell’ospedale e ormai, laddove la neve aveva ricoperto tutto, tutto è un po’ verde: l’erba e i piccoli germogli, quelli che non perdono mai le foglie (anche se gli alberi non sono ancora molto incoraggianti), i rami nudi e lugubri annunciano forse la primavera e sono forse segno di speranza. Lei ha visto Gli Spostati? In una delle scene, potrà vedere fino a che punto un albero possa apparirmi strano e nudo. Non so se si vede distintamente nello schermo… Non amo la maniera in cui certe scene sono state montate. Da quando ho cominciato a scrivere questa lettera, ho pianto quattro lacrime silenziose. Non so veramente perché. La notte scorsa sono rimasta di nuovo sveglia tutta la notte. A volte mi domando a cosa serva il tempo notturno. Per me praticamente non esiste, e tutto mi sembra come un lungo e spaventoso giorno senza fine. Ed ho anche provato ad approfittare della mia insonnia in modo costruttivo e ho cominciato a leggere la corrispondenza di Sigmund Freud. Aprendo il libro per la prima volta, ho visto la fotografia di Freud e sono scoppiata in singhiozzi: aveva l’aria molto depressa (quella foto deve essere stata scattata poco prima della sua morte), come se fosse morto da uomo disilluso… Ma il dottor Kris mi ha detto che soffriva molto fisicamente, cosa che avevo già letto nel libro di Jones. Ma penso anche di avere ragione, mi fido della mia intuizione perché percepisco un triste tedio sul suo viso. Il libro prova (anche se non sono sicura che si dovrebbero pubblicare le lettere d’amore di qualcuno) che era ben lontano dall’essere impacciato! Mi piace il suo senso dell’umorismo dolce e un po’ triste, il suo spirito combattivo che non l’ha mai lasciato. Non sono ancora andata troppo avanti nella sua lettura perché sto leggendo allo stesso tempo l’autobiografia di Sean O’ Casey (le ho già detto che un giorno mi ha inviato una sua poesia?). Questo libro mi sconvolge molto, nella misura in cui si può rimanere sconvolti da questo genere di cose. Alla clinica Payne Whitney mancava del tutto l’empatia, il che mi ha fatto molto male. Sono stata interrogata dopo essere stata messa in una cella (una vera cella in cemento e tutto il resto) per persone veramente disturbate, i grandi depressi, (solo che avevo l’impressione di essere dentro una prigione per un crimine che non avevo commesso). Ho trovato questa mancanza di umanità peggio che barbara. Mi hanno chiesto perché non stavo bene qui (tutto nella stanza era chiuso a chiave: le lampade elettriche, i cassetti, il bagno, gli armadietti, c’erano delle sbarre alle finestre… le porte delle celle erano come finestre così che i pazienti fossero sempre visibili, si vedevano sui muri le tracce delle violenze dei pazienti precedenti). Ho risposto: “Eh beh, dovrei essere svitata per farmelo piacere”. Poi delle donne si sono messe a urlare nella loro cella, e credo urlassero perché la vita gli era diventata insopportabile… In quei momenti, mi sono detta che uno psichiatra degno di questo nome avrebbe dovuto parlare con loro. Per alleggerire la loro miseria e la loro pena, anche solo per un momento…» [Lettera di Marilyn Monroe datata 2 marzo 1961].

Settanta anni fa

Venerdì 2 marzo 1951. Il primo ministro persiano Ali Razmara davanti alla commissione parlamentare dei petroli fa sapere che la decisione della nazionalizzazione è nello stesso tempo illegale e tecnicamente irrealizzabile e propone il rinnovo della collaborazione con l’Inghilterra e con l’Aioc che ritiene essenziali.

Ali Razmara morirà assassinato cinque giorni dopo, il 7 marzo. Scriveva il Corriere della Sera: «Il Primo ministro persiano, tenente generale Ali Razmara, è stato assassinato stamane a Teheran, mentre, insieme ad altri funzionari governativi, si recava a una cerimonia funebre in una moschea della capitale. Razmara era appena entrato nel cortile della moschea quando un individuo che si trovava tra la folla ha sparato contro di lui quattro colpi di rivoltella, tre dei quali lo hanno raggiunto all’addome. La morte è stata quasi immediata. Un poliziotto ha cercato di afferrare l’assassino, ma questi ha nuovamente sparato, ferendo l’agente e tentando quindi di togliersi la vita. Successivamente è stato catturato e identificato come Adbullah Mohamed Rastegar, di professione carpentiere. Sarebbero stati arrestati anche tre suoi complici, appartenenti, come lui, alla fanatica setta religiosa dei “Fadayam Islam”, cioè di coloro che sono pronti a sacrificarsi per l’Islam. È questo il quinto attentato verificatosi nell’Iran negli ultimi due anni» [CdS]. Il giorno successivo all’assassinio, la commissione parlamentare ha raccomandato la nazionalizzazione dei petroli, oggi in mano agli inglesi.

Il giornale Información rende noto che il dott. Francisco Mas Magro, addetto al laboratorio di ematologia dell’Istituto nazionale delle scienze di Alicante, ha isolato e identificato il virus della leucemia, il terribile morbo noto anche con il nome di «cancro del sangue». Le ricerche duravano dal 1934, ma solo in questi ultimi tempi sono entrate nella loro fase risolutiva, in quanto è stato possibile inoculare il virus (che presenta dimensioni “ultramicroscopiche”) ad alcuni animali dà laboratorio, i quali sono deceduti nel volgere di 20-25 giorni. Tra breve verrà pubblicato un opuscolo contenente un rapporto sulla scoperta [CdS].

Ottanta anni fa

Domenica 2 marzo 1941. La Romania adotta una serie di provvedimenti antisemiti, a imitazione del modello tedesco [Salmaggi e Pallavisini].

Centodieci anni fa

Giovedì 2 marzo 1911. Nell’albergo Rebecchino di Roma, una squallida stamberga nei pressi della Stazione Termini, la contessa Giulia Trigona di Sant’Elia viene assassinata dall’amante, il tenente di cavalleria Vincenzo Paternò del Cugno, che non accettava di essere lasciato. La contessa era dama di compagnia della regina Elena, moglie di Romualdo Trigona, uomo politico molto in vista, e zia del quattordicenne Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

La contessa si innamorò di Vincenzo Paternò del Cugno, «aitante tenente di cavalleria, di due anni più giovane di lei, sempre alla ricerca di soldi da investire nella passione per il gioco e per i cavalli. Un viveur e un tombeur de femmes dai modi galanti che nascondeva, però, un temperamento violento e impetuoso. I due iniziarono una liaison dangereuse, tormentata e travolgente. Lui la riempie di lividi. Nacquero pettegolezzi e lettere anonime che, recapitate a palazzo Trigona, scatenarono l’ira di Romualdo. Il conte scacciò la moglie di casa, ma su insistenza dei parenti la riprese con sé; lei, dal canto suo, fece la promessa, non mantenuta, di interrompere la storia col Paternò, covando in cuor suo l’idea di separarsi dal marito per andare a vivere con l’amante. Per problemi economici, che non le permettevano di compiere un tale gesto, decise di vendere un feudo che le avrebbe garantito la libertà. Intanto Vincenzo Paternò, che aveva lasciato l’esercito, le consigliava, come consulente, il cognato, l’avvocato Rodolfo Serrao. La regina Elena, però, cambiò il corso degli eventi e, convocati i due sposi, comunicò che Giulia sarebbe diventata sua dama di corte. Forse, per tentare una riconciliazione, li fece trasferire al Quirinale. Ma la giovane, ormai stanca, era sempre più ferma nella decisione di lasciare entrambi e, su consiglio dell’avvocato Serrao, vincolò la disponibilità della somma ricavata dal feudo per evitare che finisse nelle mani di Paternò […]. Resosi conto che la donna voleva lasciarlo, preda di un’ossessione amorosa che gliela faceva immaginare fra le braccia del Serrao, Paternò riuscì a convincerla a vederlo un’ultima volta. Lungo la strada che lo conduceva all’appuntamento, Paternò fece una breve sosta in via dei Crociferi, dove acquistò un coltello da caccia grossa. Quando Giulia salì in camera lui le sferrò due mortali coltellate alla gola» [Giusi Patti Holmes, Ilsicilia.it].

«È strano» scrive Fabio Troncarelli, che di questo delitto ne ha fatto un libro – Il segreto del Gattopardo –, «che nessuno abbia mai messo in rapporto la conclusione del Gattopardo e quest’evento». Ai due amanti, Matilde Serao dedicherà un romanzo scritto tra il 1913 e il 1914, rimasto però incompiuto e pubblicato solo postumo con il titolo L’ebbrezza, il servaggio e la morte. Anche Monica Guerritore dedica alla vicenda un libro, Quel che so di lei – Donne prigioniere di amori straordinari.



(Fonte: Cronache Agenzia Giornalistica – News archiviata in #TeleradioNews ♥ il tuo sito web © Diritti riservati all’autore)

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