Paolo Isotta, la volgare assenza delle istituzioni

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Caro Direttore,
gli amici di Paolo Isotta ne conoscevano bene pregi e difetti. Ne conoscevano: lo spirito geniale e lo spirito anarchico; la profondità del pensiero e l’irruenza delle emozioni; l’immensa cultura, non solo musicale, e le espressioni correnti talvolta eccessive. Perciò essi, ancora sgomenti e addolorati per la sua improvvisa scomparsa, possono testimoniare quanto le sue pungenti prese di posizione verso le istituzioni locali – e in particolare verso il Teatro San Carlo – fossero dettate dal grande amore per Napoli e per il “Teatro più bello del mondo”. Paolo non sopportava il progressivo decadimento della città negli ultimi anni e apprezzava difatti Antonio Bassolino (del quale era diventato amico, nonostante le differenze ideali). Quanto poi all’attività del San Carlo – da celebre storico della musica e da grande critico musicale e letterario – era pronto a esaltarlo di fronte a spettacoli eccellenti e a dolersi di fronte a iniziative ritenute (non solo da lui) non all’altezza della tradizione e della fama del Teatro. Gli amici sentono dunque il dovere di esprimere un pubblico disappunto per l’assenza delle istituzioni, specie del San Carlo, in occasione della scomparsa di una personalità di elevatissimo valore, riconosciuto in ambito nazionale ed europeo: basti ricordare, tra i molti altri, il Premio Isaiah Berlin, a lui attribuito nel 2017, al di là di schieramenti politico-ideologici.

Cari lettori,
come amico di Paolino, aggiungo la mia firma. Ho il rimpianto di non essere stato ai suoi funerali perché bloccato a casa da una brutta sciatalgia ma ho raccolto da più parti l’indignazione e lo sgomento per l’assenza totale delle istituzioni, a cominciare dal suo amato San Carlo per finire a Comune e Regione. Viviamo tempi in cui la cultura, a Napoli e in Campania, è nelle mani di poteri villani, infestati - come diceva lui - da «mezze calzette» che detestano chi sa e fa troppo, perché quel troppo sottolinea, in controcanto, la loro desolante pochezza. Paolo non era un uomo facile, aveva in odio la mediocrità che sta divorando la nostra città e non lo nascondeva. Credo che se avesse organizzato la cerimonia funebre, avrebbe atteso con ansia l’arrivo di queste persone. Ma soltanto per vanità. Poi le avrebbe lasciate fuori. Dove meritavano di stare, perché la seta non si mischia con la lana. Riposa in pace, Paolino. Di costoro, prima o poi, ne fare mo a meno tutti. Finalmente.
Enzo d’Errico

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20 febbraio 2021 2021 ( modifica il 20 febbraio 2021 2021 | 09:22)