Addio a Luigi Albertelli, il paroliere di centinaia di successi della canzone italiana

Di Tortona, aveva 86 anni: firmò brani di Mina, di Mia Martini, Drupi, dell’Equipe 84, dei Ricchi e Poveri e di Iva Zanicchi. Compose anche la mitica sigla di “Ufo Robot”

Addio a Luigi Albertelli, il paroliere di centinaia di successi della canzone italiana

TORTONA. Sono nati dalla fantasia di Luigi Albertelli, paroliere tortonese con trascorsi da atleta, i circuiti di mille valvole che permettono a Ufo Robot, «trasformato in un razzo missile», di sprintare fra le stelle.

Così come il trucco di Furia cavallo del West, «che beve solo caffé per mantenere il suo pelo il più nero che c’è». Luigi Albertelli è morto ieri, a 86 anni. Nella sua lunga carriera, durata oltre 50 anni, aveva scritto brani per Mia Martini, Mina, Milva e associato il suo nome a canzoni che hanno vinto il Festival di Sanremo (come «Zingara», interpreti Bobby Solo e Iva Zanicchi, del 69, poi «La notte dei pensieri» di Michele Zarrillo fra le nuove proposte).

Intere generazioni lo ricorderanno però soprattutto per alcune indimenticabili sigle televisive. Come quella di Daitarn III, per cui in novembre è uscita una versione elettronica, dove Albertelli ha accettato spiritosamente di partecipare con un piccolo cameo. O quella di «Furia», cantata da Mal su musiche dei fratelli Guido e Maurizio De Angelis, Albertelli la scrisse in un weekend, con una pistola virtualmente puntata alla tempia.

Amava raccontare che, in una telefonata gli dissero il lunedì sarebbe andata in onda la prima puntata. «Chiesi l’argomento per aiutare l’ispirazione, la risposta fu: “Non perder tempo. Sappiamo solo che parla di un cavallo nero». Chiusi gli occhi e in pochi minuti buttai giù quello che mi veniva in mente».

Vendette quasi due milioni di copie.

Qualche anno fa ha conosciuto una cantante che di cognome fa Furia ed è diventato il suo méntore.

Addio a Luigi Albertelli, il paroliere di centinaia di successi della canzone italiana
È stata proprio lei che, sulla sua pagina Fb ha annunciato la scomparsa del suo maestro: "Avevi cuore, forza e una vitalità prorompente - scrive -. Voglio immaginarti come Goldrake: «Tra le stelle sprinta e va"». 

I perché dei nostri lettori

Mio padre e mia madre leggevano La Stampa, quando mi sono sposato io e mia moglie abbiamo sempre letto La Stampa, da quando son rimasto solo sono passato alla versione digitale. È un quotidiano liberale e moderato come lo sono io.

Mario
I perché dei nostri lettori

Perché mio papà la leggeva tutti i giorni. Perché a quattro anni mia mamma mi ha scoperto mentre leggevo a voce alta le parole sulla Stampa. Perché è un giornale internazionale.Perché ci trovo le notizie e i racconti della mia città.

Paola, (TO)
I perché dei nostri lettori

Leggo La Stampa da quasi 50 anni, e ne sono abbonato da 20. Pago le notizie perché non siano pagate da altri per me che cerco di capire il mondo attraverso opinioni autorevoli e informazioni complete e il più possibile obiettive. La carta stampata è un patrimonio democratico che va difeso e preservato.

Anonimo
I perché dei nostri lettori

Ho comprato per tutta la vita ogni giorno il giornale. Da due anni sono passato al digitale. Abito in un paesino nell'entroterra ligure: cosa di meglio, al mattino presto, di.... un caffè e La Stampa? La Stampa tutta, non solo i titoli....E, visto che qualcuno lavora per fornirmi questo servizio, trovo giusto pagare un abbonamento.

Sandro, Garlenda (SV)
Video del giorno

Così vicini così lontani, i due paesi in Valle d'Aosta divisi dalla Storia: "Ecco perché parliamo lingue diverse"

La guida allo shopping del Gruppo Gedi