Milano

C'è una Cascina nascosta nel parco Sempione: asilo, bottega alimentare e ristorante sostenibile. E presto ciclofficina e falegnameria

C'è una Cascina nascosta nel parco Sempione: asilo, bottega alimentare e ristorante sostenibile. E presto ciclofficina e falegnameria
Ai piedi della Torre Branca, nell'edificio che un tempo era il deposito degli attrezzi del settore Verde del Comune, un progetto nato a ottobre con Legambiente capofila: un'oasi che tanti ancora ignorano ma che punta a ingrandirsi
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E' talmente nascosta che perfino i frequentatori più assidui del Parco Sempione ancora ne ignorano l'esistenza. Eppure dietro quei due terrapieni che la celano allo sguardo distratto di chi passa sta sorgendo una cittadella dedicata alla sostenibilità. Il ristorante e il mercato hanno aperto lo scorso ottobre, pochi giorni prima che Milano e la Lombardia entrassero in zona rossa, l'asilo ha già accolto una quindicina di bambini che giocano nel verde come giovani marmotte, seguendo un piano didattico che strizza l'occhio al modello scandinavo, ed entro l'estate sarà inaugurata una ciclofficina, una falegnameria e uno sportello energia aperto ai cittadini.

 

E' Cascina nascosta, un progetto di economia circolare che sta prendendo forma nella struttura un tempo usata come deposito degli attrezzi del settore Verde del Comune all'interno del Parco Sempione: un edificio ai piedi della Torre Branca, dismesso da quando l'amministrazione ha appaltato all'esterno tutta la manutenzione dei giardini della città. I promotori sono un'associazione no profit guidata da Legambiente che comprende Arci Pareidolia, Cia - Confederazione italiana agricoltori e Alterazioni. "Appena l'abbiamo visto il posto, cinque anni fa, l'abbiamo soprannominata cascina nascosta - racconta Andrea Causo direttore Legambiente Lombardia Onlus -: la forma a ferro di cavallo della struttura ricorda quella delle vecchie cascine, anche se l'edificio non è mai stato tale, e sull'aggettivo nascosta non c'erano dubbi".

 

Sfidando la pandemia, e dopo un primo lotto di lavori costato 700 mila euro e in parte sostenuto da Fondazione Cariplo, la Cascina oggi accoglie il pubblico per mangiare e fare la spesa al mercato allestito tutti i giorni (martedì-domenica) sotto la tettoia che dà su cortile. Qui, al coperto, lo spazio è diviso fra i tavoli che accolgono gli avventori del ristorante (che ha posti anche all'interno) e la vendita di prodotti certificati bio come frutta, verdura, pane a lievitazione naturale, pasta, riso, confetture, farina, formaggi, passate e così via. L'hanno chiamata latteria, "in ricordo - spiega il responsabile Andrea Bertolucci - degli spacci alimentari di una volta dove si trovavano gli alimenti essenziali per la tavola di tutti i giorni". Che è poi la stessa filosofia del ristorante che lavora rispettando la stagionalità dei prodotti e prestando attenzione agli acquisti - ad esempio niente allevamenti intensivi - e quindi alla qualità della materia prima che arriva sul piatto. Perché il progetto è unitario: l'obiettivo è trasformare un luogo abbandonato in un polo di sostenibilità volto a sensibilizzare il pubblico sui temi ambientali e che, in futuro, coinvolgerà direttamente i cittadini. "Siamo partiti in sordina vista l'emergenza sanitaria - continua Causo - ma l'idea è quella di organizzare eventi partecipati legati all'economica circolare, alla biodiversità alla mobilità sostenibile e all'energia rinnovabile". Il Covid sta rallentando il calendario, ma già in primavera dovrebbe prendere il via.

 

Intanto si procede con i lavori, perché dei 770 metri quadrati dati in concessione dal Comune di Milano per vent'anni (di cui 310 al chiuso e 360 all'aperto), c'è ancora un pezzo da ristrutturare. Sarà la sede della ciclofficina, dove i ciclisti potranno aggiustarsi le bici da soli, e della falegnameria, anche questa pensata come luogo di partecipazione e invito al riuso di oggetti che spesso finiscono in discarica perché i proprietari non sanno come aggiustarli. Resta il sogno di quell'ultima stecca del ferro di cavallo affacciata sulla corte, attualmente occupata dagli uffici del settore Verde del Comune. Chissà, forse un domani, un trasferimento degli impiegati potrebbe lasciare libero anche il terzo elemento dell'edificio. A quel punto l'oasi sostenibile sarebbe completa.