Lea Vergine, celebre curatrice e critica d'arte, è morta all'età di 82 anni, il giorno dopo la scomparsa del marito Enzo Mari. Il decesso sarebbe avvenuto per complicazioni legate al Covid-19 al San Raffaele di Milano, dove era ricoverata insieme al famoso designer e compagno di una vita. Vergine è stata una delle figure di spicco della critica d'arte degli ultimi cinquant'anni. All'anagrafe Lea Buoncristiano, era nata a Napoli nel 1938, aveva studiato i nuovi linguaggi visivi, analizzando la nascita e l'evoluzione della body art. Il suo contributo nell'approccio critico e nella rivalutazione dell'opera artistica femminile è stato rivoluzionario: Vergine ha infatti analizzato la funzione delle donne nei fenomeni artistici della prima metà del XX secolo e si era spesa per valorizzare il contributo artistico delle donne con mostre, scritti e interventi. Attraverso i suoi studi aveva infatti aperto la strada alle arti performative e all'affermazione delle artiste.

Durante la sua carriera Lea Vergine è stata legata a figure come Gillo Dorfles, Arturo Schwartz, Camilla Cederna. Era nota per la sua personalità forte e arguta, e uno sguardo attento alla contemporaneità. Era diventata celebre nel mondo dell'arte grazie ai volumi sugli studi dell'azione performativa tra cui spicca 'Il corpo come linguaggio. Body Art e storie simili' del 1974. Questo era il primo saggio dedicato alla corrente, realizzato quasi in contemporanea rispetto al movimento. Alla fine degli anni '70 si era trasferita da Napoli a Milano e dopo anni di convivenza aveva sposato il designer Enzo Mari. Insieme hanno avuto una figlia, Meta. "L'arte non è necessaria", aveva detto Lea Vergine in un'intervista. «È il superfluo. E quello che ci serve per essere un po' felici o meno infelici è il superfluo. Non può utilizzarla, l'arte, nella vita. 'Arte e vita' sì, nel senso che ti ci dedichi a quella cosa, ma non è che l'arte ti possa aiutare».

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