Intesa Sanpaolo vola a Piazza Affari dopo i conti, il titolo balza del 4,61% a 1,79 euro. La banca guidata dall'ad Carlo Messina ha chiuso il bilancio del secondo trimestre con ricavi e margini superiori alle attese degli analisti di Mediobanca. I margini (Net Interest Income) per 1,750 miliardi si confrontano con 1,691 miliardi delle previsioni e sono leggermente superiori al primo trimestre (1,75 miliardi).
Le commissioni nette per 1,744 miliardi si portano ben sopra a 1,665 miliardi attesi, erano 1,844 miliardi a marzo, soffrono un po' i ricavi da trading, positivi per 263 milioni contro 442 delle aspettative degli analisti, mentre i ricavi totali per 4,136 miliardi vanno oltre i 4,090 miliardi supposti (erano 4,9 miliardi a inizio anno).
I costi operativi per 2,230 miliardi sono appena sopra i 2,2 miliardi delle previsioni, migliore delle attese l'utile operativo per 1,906 miliardi (1,890 miliardi attesi), le svalutazioni sui crediti per 1,398 miliardi si posizionano in linea (1,4 miliardi degli analisti) e si confrontano con 822 milioni di euro del primo trimestre. L'utile per 1,415 miliardi è quasi un terzo sopra quello che si aspettava Mediobanca, per 1,111 miliardi. Nel periodo aprile-giugno la banca ha pagato meno imposte, 313 milioni contro 561 milioni del trimestre precedente, mentre agli attivi va contata la plusuvalenza relativa alla cessione di Nexi per 1,1 miliardi.
Carlo Messina, ceo di Intesa, ha spiegato che "nei primi sei mesi dell’anno, a fronte di un contesto molto impegnativo, abbiamo conseguito il miglior utile netto del primo semestre dal 2008, pari a 2,6 miliardi di euro. Ciò significa aver già realizzato l'86% dell'obiettivo minimo di utile netto di 3 miliardi, previsto per quest'anno. Il risultato netto del primo semestre 2020 mostra un aumento del 39% rispetto ai primi sei mesi del 2019, escludendo i 900 milioni di euro di accantonamenti relativi ai possibili impatti futuri del Covid-19".
I costo del rischio nel primo semestre è stato di 46 punti base annualizzati escludendo l'impatto delle rettifiche per i futuri impatti da Covid-19 (pari a 43 punti base, di cui 36 per la copertura generica sui crediti in bonis e 7 punti per la copertura specifica sui crediti deteriorati). Il Common Equity Tier 1 ratio a fine giugno, tenendo conto di 1,925 miliardi di dividendi maturati nei primi sei mesi (e non staccati, su richiesta della Bce a tutte le banche Ue) era del 14,9% Pro-forma a regime, del 14,6% secondo i criteri transitori per il 2020.
Senza considerare l’acquisizione di Ubi, Intesa si attende un utile netto nel 2020 "non inferiore a circa 3 miliardi di euro e non inferiore a circa 3,5 miliardi nel 2021", assumendo un costo del rischio potenzialmente fino a 0,90 punti base per quest'anno e fino a 70 punti base per il prossimo. Considerando invece l’acquisizione dell'istituto bergamasco, viene confermata la politica dei dividendi del gruppo, che prevede la distribuzione di un ammontare cash corrispondente a un payout ratio pari al 75% del risultato netto per l’esercizio 2020 e al 70% per l’esercizio 2021, "subordinatamente alle indicazioni che verranno fornite dalla Bce in merito". L'ad ha poi aggiunto che il gruppo ha "ulteriormente rafforzato il bilancio migliorando i coefficienti patrimoniali, già estremamente solidi, e riducendo lo stock dei crediti deteriorati al livello più basso dal 2008, con un calo di circa 6 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi. Il flusso di nuovi crediti deteriorati è al livello più basso mai registrato nei primi sei mesi dell’anno".
Inoltre Intesa "intende ottenere l’approvazione della Bce per una distribuzione cash da riserve nel 2021 alla luce dell’utile netto 2019 allocato a riserve nel 2020" (1,925 miliardi). Se avrà il via libera, la banca potrà staccare una doppia cedola il prossimo anno. Il gruppo conferma il Common Equity Tier 1 ratio a regime pro-forma superiore al 13% nel 2021, anche considerando l’acquisizione di Ubi Banca e la predetta potenziale distribuzione cash da riserve.
Per il gruppo risultante dall’acquisizione dell'istituto bergamasco, Intesa prevede dal 2022 un utile netto non inferiore a 5 miliardi di euro e" il proseguimento di una strategia focalizzata sulla remunerazione per gli azionisti e sul mantenimento di solidi coefficienti patrimoniali". Il nuovo Piano di Impresa sarà reso noto alla comunità finanziaria entro la fine del 2021, "appena lo scenario macroeconomico sarà diventato più chiaro". (riproduzione riservata)