Ubi Banca ha chiuso il secondo trimestre dell'anno battendo le attese di Mediobanca grazie a ricavi maggiori e a un minor impatto delle rettifiche sui crediti. Il gruppo bergamasco, guidato dall'ad Victor Massiah, in uscita, dopo il successo dell'Opas appena conclusa di Intesa Sanpaolo, ha chiuso il periodo aprile-giugno con 398,265 milioni di euro di margine di interesse a fronte di 400 milioni attesi e 440 milioni un anno fa. I proventi operativi per 881,961 milioni battono le aspettative degli analisti per 860 milioni e risultano in calo del 2,9% sul 2019.
Dopo i conti, l'ad Massiah ha annunciato che lascia le deleghe stasera tenendo conto che è cambiata la compagine azionaria ( Intesa ha oltre il 90%). Il presidente del Cda, Letizia Moratti, ha commentato che il manager "ha contribuito a creare una realtà solida". Tutto il board ha comune rimesso il mandato nelle mani di Intesa e a Elvio Sonnino, vice direttore generale vicario, sono stati attribuiti temporaneamente i poteri di consigliere delegato e direttore generale.
Gli oneri operativi a 585,184 milioni sono invece in linea con le attese per 586 milioni e in linea anno su anno, mentre il risultato della gestione operativa a 296,777 milioni risulta più elevato dei 274 milioni attesi e si confronta con 322 milioni del 2019. Sul fronte rettifiche, i 184 milioni sono più contenuti dei 204 milioni degli analisti e il 30% in meno anno su anno, che porta ad un utile di 90 milioni, il doppio quasi rispetto alle attese di 47 milioni (atteso da Mediobanca e da Equita Sim) mentre a giugno 2019 il risultato netto era stato di 49,96 milioni. L'utile al netto delle poste non ricorrenti, inclusi gli effetti del lockdown, si attesta a 76,7 milioni, rispetto a 99,3 milioni del primo trimestre 2020.
Sempre a fine giugno, il Cet 1 ratio si attesta al 13,41% Fully Loaded (12,86% a marzo 2020 e 12,29% a fine 2019). Il costo del credito a 85 punti base annualizzati presenta un incremento di circa 1 punto percentuale nelle coperture di tutte le categorie di crediti deteriorati, mentre la copertura dei crediti performing cresce allo 0,58%.
Nel secondo semestre, secondo quanto riportato dalla banca, "la prevedibile evoluzione della gestione sarà influenzata dalle operazioni di carattere straordinario che Intesa porrà in essere a seguito dell’esito positivo dell’Opas. Al momento il consiglio di amministrazione non ha evidenza di dettaglio delle suddette operazioni, per esempio la cessione del ramo sportelli a Bper, della relativa tempistica e dei conseguenti impatti economico- patrimoniali".
Il gruppo prevede nei prossimi mesi la buona tenuta dei ricavi "core" (margine di interesse e commissioni nette) e il proseguire nel controllo dei costi. Il costo del credito sarà influenzato dal completamento della cessione importante di sofferenze delle Pmi, "peraltro già in gran parte spesata nel 2019, e dallo scadere, se non prorogate, delle moratorie concesse per aiutare la tenuta di famiglie e imprese, i cui possibili impatti verranno parzialmente mitigati dall’utilizzo in corso degli strumenti di sostegno offerti dai recenti provvedimenti legislativi". Complessivamente l'istituto prevede "un utile netto positivo in grado di sostenere i dividendi in linea con le previsioni del Piano industriale 2022 aggiornato".
Si parla di ipotesi di cedola di 20 centesimi di euro per azione per l’esercizio 2020. La Banca centrale europea, la settimana scorsa, ha chiesto a tutti gli istituti di credito non non staccare dividendo fino al primo gennaio 2021 per ragioni di cautela. Il titolo Ubi perde mordente dopo i conti, da un rialzo fino a 3,74 euro cala a 3,61 euro (+1,12%), comunque oltre lo 0,84% del Ftse Mib. (riproduzione riservata)