2 agosto 2020 - 12:54

Con Giorgiana Corsini si è spenta una stella, ma ha lasciato l’ultimo dono

La morte della principessa e il ricordo di un’amica speciale

di Cristina Acidini

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Come accettare che Giorgiana Corsini se ne sia andata in una mattina serena di primo d’agosto, tradita dal mare, o dal cuore, o da entrambi? A me dà la sensazione che si sia spenta una stella. Lei forse, con la fede cristiana che ha mantenuto salda anche nei frangenti più dolorosi della vita, vorrebbe che la pensassimo come un angelo custode in più per l’amatissima famiglia. L’ultima occasione d’incontro tra noi, poco prima del lockdown, è stata in Alta Val Badia per una settimana di sci con amici comuni. Come suo solito metteva in campo la sua energia di forza della Natura (invidiata anche da sciatori molto più giovani), il suo piglio schietto e carismatico, le amabili premure per tutti e specialmente per mio marito, infortunato sulle piste. Ma nel corso dei decenni che ho passato nelle soprintendenze fiorentine, non si contano i momenti di vicinanza, di volta in volta circospetta o cordiale, a seconda della circostanza: rientra infatti in un ordine inevitabile di cose, che fra chi possiede una grande collezione di opere d’arte — e quella, principesca, dei Corsini è senza dubbio la più importante di Firenze e tra le maggiori d’Europa — e chi ha la responsabilità del controllo e della tutela di quelle opere d’arte, intercorrano momenti critici. Ma ogni disparità di vedute, ogni incaglio «burocratico» sono stati sempre superati alla luce della stima reciproca e del buon senso: e da parte di Giorgiana, grazie a quella sua tipica intelligenza, non solo brillante e perspicace, ma profondamente umana. Più numerose e gratificanti sono state le occasioni di passare del tempo insieme in società, a mostre, a premi, e da parte mia, di partecipare collaborando ai progetti culturali che le stavano a cuore e che seguiva di persona in ogni dettaglio. Ed erano tanti, dalla musica all’arte, con piena dedizione al suo grande amore, l’artigianato. «Artigianato e Palazzo» è stata una sua creazione di grande e duraturo successo, che ha portato tra le aiuole del prestigioso Giardino Corsini al Prato un mondo di bellezza e di «saper fare» tecnico e manuale, convocando artigiani di ogni tipo, in grado di rappresentare l’eccellenza in ogni materia. La ricordo all’inaugurazione della prima edizione, venticinque anni fa, col cappello di paglia, i guanti da giardino, le cesoie nel grembiule: un’icona perfetta — ma anche sottilmente autoironica — della patronessa cosmopolita, amante della Natura e del Bello. Sono contenta che nel maggio scorso, nonostante il rinvio dell’edizione a causa della pandemia, abbia potuto ricevere il Fiorino d’Oro insieme con Neri Torrigiani, che sempre l’ha accompagnata in questa avventura. E sono anche contenta d’avere, sia pure in misura minima, contribuito a facilitare la realizzazione del suo progetto di quest’anno, la valorizzazione della Grotta della Fata Morgana presso la Villa «Il Riposo dei Vecchietti» a Bagno a Ripoli, uno dei tanti tesori di storia e d’arte del nostro territorio che hanno bisogno d’essere «riscoperti» e curati. Non sta a me anticipare i dettagli del progetto che coinvolge Bagno a Ripoli, Firenze ma anche Londra, e che ha avuto bisogno di suggerimenti e d’interventi per appianare gli ostacoli generati dalla famigerata burocrazia: basta dire che sarà, come tante altre iniziative instancabilmente promosse e seguite da Giorgiana, all’insegna della Bellezza. È il suo ultimo dono alla cultura della città di Firenze che lei, nata a Nord dell’Appennino, ha tanto amato.

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