Se n'è andato alla vigilia dei 90 anni (li avrebbe compiuto il 7 agosto) Sergio Fantoni, attore gentiluomo la cui carriera è stata lontana dal modello «genio e sregolatezza»; piuttosto «ordine e rigore»: usava il cesello anziché lo scalpello, frequentava con passione l'arte della sottrazione cercando sul palcoscenico e sullo schermo un naturalismo scevro di ogni virtuosismo apparente. Forse per questo il pubblico lo ha tanto amato: perché ogni volta si specchiava nelle fragilità, nell'eroismo quotidiano dei suoi personaggi prediletti.
Erede di una stirpe di teatranti che lo avrebbe in realtà voluto ingegnere, dopo la gavetta in palcoscenico, approfitta dell’epoca della «Hollywood sul Tevere» per farsi apprezzare, imparare l'inglese, creare alternative ai personaggi stereotipati dei B-movies italiani. Nel 1954 Visconti lo chiama per «Senso» e cinque anni dopo con «Nella città l'inferno» di Renato Castellani comincia per Fantoni una seconda carriera nel miglior cinema italiano. Intanto a teatro pur approfondendo i classici o Shakespeare mostra sempre più curiosità per gli autori moderni, da Pirandello a Beckett, da O'Neil a Tom Stoppard.
Sullo schermo è stato amato da Rossellini, Maselli, Damiani, Montaldo e molti altri, anche se la sua popolarità cresceva grazie a quasi tre anni spesi a Hollywood all'inizio degli anni '60 lavorando con Blake Edwards e Mark Robson. E ha prestato la sua voce a divi come Marlon Brando in «Apocalypse Now», Rock Hudson in «Il gigante» e Ben Kingsley in «Gandhi».
Fantoni è anche tra i primi a capire le potenzialità della televisione e diventa presto (alla scuola di Anton Giulio Majano) un protagonista popolarissimo dei grandi sceneggiati. Così entrò nelle nostre case per non uscirne più, tanto che la sua ultima interpretazione fu quella del maestro di violino Barreca per la prima serie del «Commissario Montalbano» nel 1999, nell'episodio «La voce del violino».
A teatro, diventato regista dopo che un'operazione alle corde vocali gli aveva precluso le fatiche della recita quotidiana, fu un innovatore nel segno della tradizione, spesso insieme a Ivo Chiesa e affiancato dall'amatissima moglie Valentina Fortunato (anch'essa attrice) scomparsa appena un anno fa. Fantoni è stato maestro di recitazione, grande tecnico del doppiaggio, talvolta traduttore dei copioni che poi amava e voleva portare in scena.
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