Migliorano le condizioni dell’aquila avvelenata, ritrovata in valle Stura il 21 dicembre e da allora ricoverata al Centro di recupero animali selvatici (Cras) di Bernezzo. Stamane (mecoledì 15 gennaio), per la prima volta dopo 25 giorni di cure – come dimostra la fotografia in esclusiva per “La Stampa” -, il rapace è tornato ad alzarsi da solo sulle zampe. Un movimento che può sembrare banale, ma che invece rappresenta un buon risultato, e un passo avanti incoraggiante nell’ambito della convalescenza. «Rispetto a una settimana fa, la situazione è più positiva – spiega il responsabile del Cras, Remigio Luciano -, ma non sciogliamo ancora la prognosi. Gli artigli delle zampe sono ancora sotto i polpastrelli e non riesce ad aprire bene gli arti, segno di problemi ai tendini».

L’aquila, un giovane maschio di circa tre anni di vita, avrebbe mangiato una carcassa di un animale a sua volta intossicato e utilizzato da bracconieri come esca per i lupi. È il quinto caso di rapace avvelenato e poi curato dal Cras nel 2019. In tutti i precedenti, gli esemplari sono morti dopo circa un mese di ricovero. «In questo caso, i progressi sono piccoli, ma evidenti - conclude Luciano -. Continuiamo a idratarla con acqua e nutrirla con carne di pollo e coniglio, che sembra digerire bene. Non cantiamo vittoria, ma speriamo». Le cure del rapace sono già costate oltre 300 euro. Per sostenere e aiutare il Cras, che si basa su tanti volontari, oltre al 5 per mille è possibile acquistare anche il nuovo calendario 2020, con offerta minima di 5 euro. Per ulteriori informazioni 328/5325296.

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