"L'aliquota più bassa, al 23%, è troppo alta e non ci può essere una distanza così ridotta tra la più bassa e la più alta. Cinque aliquote sono troppe e vanno ridotte. Se si arrivasse a quattro o tre nessuno si scandalizzerebbe. La cosa più importante è abbassare sensibilmente la prima aliquota". Così il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, intervistato in Circo Massimo su Radio Capital, parla dei progetti del governo di riduzione della pressione fiscale.
"Vanno radicalmente abbassate le tasse sul lavoro", ha aggiunto Boccia, "e ci vuole coraggio di dirottare lì tante risorse già
presenti nel bilancio dello Stato come gli 80 euro e altre misure che non verranno più usate dopo il 2021 come Quota 100". Il ministro poi considera l'ipotesi di accorpamento delle due aliquote più basse al 20% "un bel segnale, l'opposto di quello che diceva Salvini sulla flat tax, che era un regalo ai ricchi. Questo è un impegno di legislatura, non si fa un'operazione così in un mese".
Quando gli si fa notare che nel governo paiono esserci divisioni anche sul tema del fisco Boccia risponde che "se i Cinquestelle non sono convinti li convinceremo. Ora non serve fare politiche di assistenza, il Reddito di Cittadinanza ha il limite di mescolare le politiche attive sul lavoro con gli interventi sulle povertà. Il lavoro lo danno solo le imprese e queste assumono solo se il costo fiscale si abbassa e lo stesso vale per fermare le delocalizzazioni".
Se si cita l'esortazione di Bill Gates a spostare le tasse dal lavoro al capitale il ministro spiega che "sì, questa non deve essere una cosa della quale ci si vergogna, toccare le rendite finanziare. Chi ha 100 milioni di euro di liquidità paga meno tasse di un lavoratore dipendente medio. Andare in questo senso è riformismo, è essere progressisti. Si deve recuperare l'evasione e chiedere a chi ha tanti soldi di dare un contributo a chi non ne ha".