E’ il premio per lo straordinario match che Matteo, 23 anni, romano, da oggi virtualmente numero 18 del mondo, ha vinto in cinque set (6-7 76-6 4-6 7-6 6-3) contro Diego Schwarztman, El Pegue, rimontando uno svantaggio di due set a uno, vincendo due tie-break, il primo per 14-2, e salvando anche tre matchpoint nel quarto set, uno sul 5-4 e uno sul 6-5. E annullando, alla maniera dei grandi, due pericolosissime palle break sul 5-2 del quinto set: due ace sopra i 2000 all’ora e un servizio vincente. Roba vera. E’ stata una battaglia, durata quattro ore e 19 minuti, magari non impeccabile dal punto di vista tecnico ma che Matteo è riuscito a girare estraendosi energie fisiche e mentali da campione contro un tennista come l’argentino che fa della continuità, della tigna, della qualità del gioco da fondo e dei passanti le sue armi. Per Matteo era appena il secondo match al quinto set in carriera, dopo quello vinto sempre qui a Wimbledon contro Jack Sock l’anno scorso. E quello di lunedì sarà il suo primo ottavo di finale in un torneo di uno Slam, il quinto nell’era Open di un italiano sui sacri prati di Church Road dopo quelli di Adriano Panatta (1979), Davide Sanguinetti (1998), Gianluca Pozzi (2000) e Andreas Seppi (2013). Seppi è stato anche l’unico italiano capace di battere Federer in uno dei quattro grandi torneo - agli Australian Open nel 2015 - mentre solo in due hanno sfidato Federer qui a Wimbledon: Fabio Fognini nel 2012 e Paolo Lorenzi nel 2014, entrambi rimandati a casa con tre set sul groppone. Matteo spera di fare meglio. E ha le qualità, per riuscirci, oltre che l’ambizione. «Da piccolo tifavo per Federer - racconta - mi ricordo le sue finali con Nadal viste in tv. Ho smesso di essere un suo fan quando in un torneo ho visto che insieme al suo nome nel tabellone c’era anche il suo. E’ il più grande di sempre sull’erba, forse il più grande in assoluto, ma io andrò in campo per vincere, non per guardarmi attorno. Il Centre Court? Mi piace l’idea di farmi travolgere un po’ dalle emozioni, ma non voglio fare come all’esordio sul centrale di Roma contro Fabio, quando non capii neppure cosa stava succedendo. Stavolta voglio vivermela, e giocarmela fino in fondo».