Papa Francesco ha fatto appello per una «cultura dell’adozione» a livello mondiale, nel corso di un’udienza all’Ospedale degli Innocenti di Firenze, denunciando l’eccesso di «burocrazia» e il rischio di «corruzione» nelle procedure di affidamento e sottolineando che «i bambini abbandonati, soli, vittime di guerre e altro», spesso in cura presso istituti cattolici, «sono tanti».

 

Nel discorso a braccio che ha pronunciato al momento di incontrare dirigenti, operatori e bambini di questo Istituto nato sei secoli fa per accogliere i bambini abbandonati, il Papa ha richiamato il fatto che spesso le mamme lasciavano, insieme ai neonati, delle medaglie spezzate a metà, con le quali speravano, presentando l’altra metà, di poter riconoscere i propri figli in tempi migliori. «Oggi – ha detto Jorge Maio Bergoglio – nel mondo ci sono tanti bambini che idealmente hanno la metà della medaglia. Sono soli. Le vittime delle guerre, le vittime delle migrazioni, i bambini non accompagnati, le vittime della fame. Bambini con metà medaglia. E chi ha l’altra metà? La Madre Chiesa. Noi abbiamo l’altra metà. Bisogna riflettere e far capire alla gente che noi siamo responsabili di quest’altra metà e aiutare a fare oggi un’altra “casa degli innocenti”, più mondiale, con l’atteggiamento dell’adozione. Tante volte c’è gente che vuole adottare bambini, ma c’è una burocrazia così grande – quando non c’è la corruzione di mezzo, che tu paghi e… Ma aiutatemi in questo», ha rimarcato il Papa: «A seminare coscienza che noi abbiamo l’altra metà della medaglia di quel bambino. Tante, tante famiglie che non hanno figli e avrebbero sicuramente il desiderio di averne uno con l’adozione: andare avanti, creare una cultura di adozione perché i bambini abbandonati, soli, vittime di guerre e altro sono tanti; che la gente – ha concluso il Papa – impari a guardare quella metà e dire: “Anch’io ne ho un’altra”. Vi chiedo di lavorare su questo».

 

Francesco ha sottolineato, sempre parlando a braccio, che oggi bisogna riprendere «la cultura dei bambini»: «C’è una cultura della sorpresa nel vedere crescere, vedere come si sorprendono dalla vita, come entrano in contatto con la vita. E noi dobbiamo imparare a fare lo stesso. Questa via, questa strada che tutti noi abbiamo fatto da bambini, dobbiamo riprenderla». C'è il Vangelo «di Marco: “Lasciate che i bambini vengano…”; ma ci sono anche altri passi del Vangelo in cui Gesù va anche oltre: non solo dice di accogliere i bambini, e chi li accoglie accoglie Lui, ma va oltre: “Se non diventate come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”. Ed è questo che a noi deve insegnare la cultura del bambino. Dobbiamo in qualche modo tornare alla semplicità di un bambino e soprattutto alla capacità di sorprenderci». 

 

Nel testo del discorso scritto, che ha consegnato all’Ospedale degli Innocenti, il Papa afferma che «ai poveri, alle creature fragili, a chi vive nelle periferie dobbiamo offrire il meglio che abbiamo. E tra le persone più fragili di cui dobbiamo prenderci cura ci sono sicuramente tanti bambini rifiutati, derubati della loro infanzia e del loro futuro; minori che affrontano viaggi disperati per fuggire dalla fame o dalla guerra. Bambini che non vedono la luce perché le loro mamme subiscono condizionamenti economici, sociali, culturali che le spingono a rinunciare a quel dono meraviglioso che è la nascita di un figlio». Francesco sottolinea, inoltre, che «oggi l’obiettivo che dobbiamo porci, ai vari livelli di responsabilità, è che nessuna madre si trovi nelle condizioni di dover abbandonare il proprio bambino. Ma dobbiamo anche far sì che di fronte a qualsiasi evento, anche tragico, che possa distaccare un bambino o una bambina dai suoi genitori, ci siano strutture e percorsi di accoglienza in cui l’infanzia sia sempre protetta e accudita, nell’unico modo degno: dando ai bambini il meglio che possiamo offrire loro».

I commenti dei lettori