«Dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani». Lo ha annunciato in una nota Fabio Carini, patron della storica “Bavisela”, da qualche anno pomposamente ribattezzata Trieste Running Festival, che accoglierà oltre 10 mila appassionati della mezza maratona, ma ieri aveva detto no agli atleti africani di punta sotto il profilo cronometrico. Esclusi privilegiando, al loro posto, l’invito di top provenienti dall’Europa. La motivazione ufficiale data nelle scorse ore era che i runner africani, soprattutto quelli originari dei famosi altipiani del Kenya, sarebbero vittime di sfruttamento da parte di manager - quasi sempre italiani - senza scrupoli, che dopo averli fatti gareggiare in giro per la Penisola li abbandonano al loro destino senza corrispondere il compenso pattuito.

«In Italia - aveva spiegato Carini - troppi organizzatori subiscono le pressioni di procuratori poco seri che propongono questi atleti a costi bassissimi, a scapito della loro dignità anche di esseri umani, perché molto spesso chi gareggia non intasca nulla. A pagarne le conseguenze sono anche atleti italiani ed europei, che non possono essere ingaggiati perché hanno costi di mercato più alti a fronte di performance meno significative».

L’invito agli atleti africani, spiega Carini in una nota, giungerà come «abbiamo fatto con quelli europei, lavorando con quei procuratori che siano in grado di garantire e certificare un comportamento trasparente e tracciabile». «Ho sollevato un problema che esiste - afferma - e che per ipocrisia viene spesso ignorato dagli organizzatori di eventi di running: lo sfruttamento di atleti africani da parte di procuratori che si arricchiscono alle loro spalle. Riconosco - va avanti - che avremmo dovuto sollevare il problema in tempi e modi diversi ed è quello che faremo. Sono dispiaciuto per le reazioni che questa scelta ha sollevato, mi scuso con coloro che si sono onestamente sentiti offesi ma certamente non condivido le strumentalizzazioni politiche che sono state fatte».

Le polemiche
La decisione - avallata dalla Regione e dal Comune, entrambi governati dal centrodestra, che sostengono finanziariamente l’evento - ha da subito sollevato un polverone in Friuli Venezia. Roba da Ku Klux Klan, ha attaccato il Pd. Il segretario regionale Cristiano Shaurli ha sparato a zero: «Dopo le coperte del senzatetto gettate nel cassonetto e le bambole nere al bando negli asili mancava solo questo: essere la Regione che non fa correre gli atleti africani. Con motivazioni che hanno un retrogusto d’ipocrisia all’ennesima potenza, riapriamo la stagione della discriminazione e dell’apartheid nello sport».

«Nemmeno si prova a risolvere i problemi di sfruttamento che vengono accampati, e si sceglie di annunciare, con becera soddisfazione, con la benedizione del presidente leghista Fedriga, una corsa “senza africani” come fosse un vanto - ha attaccato il segretario dem -. Le colpe di manager disonesti, che peraltro andrebbero denunciati alla federazione ed alle autorità competenti, vengono fatte ricadere sugli atleti di colore, e questo sarebbe il segnale che si vuole dare contro lo sfruttamento».

Ancora più dura l’europarlamentare Pd Isabella De Monte: «A Trieste siamo arrivati alle epurazioni nello sport: ultima follia di un estremismo che sta impregnando e snaturando la città, sulla quale i più alti rappresentanti politici e istituzionali hanno messo la faccia. Fatto grave e indegno». Secondo De Monte, «non si usi lo sfruttamento degli atleti come foglia di fico: per sollevare questioni simili ci sono luoghi e organismi preposti cui rivolgersi. Lo sport è condivisione, unione, uguaglianza, lealtà, rispetto: lo si insegna ai bambini e ai ragazzi».

A difendere la scelta dell’organizzazione, poi cancellata, l’assessore regionale Pierpaolo Roberti: «Macché razzismo, chi polemizza è in malafede - garantiva -: è stato chiaramente spiegato che lo scorso anno il vincitore venne letteralmente abbandonato al suo destino dal procuratore, che non gli riconobbe nemmeno il rimborso delle spese, che si accollò l’organizzazione, pagandogli il pranzo e il biglietto del treno. Lo scopo di questa esclusione, che condividiamo, è dare un segnale alle persone disoneste. Vogliamo dire no ad uno sport non etico».

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

I commenti dei lettori