Il grande tributo della Valle d’Aosta a Cesare Dujany: “Ha sempre guardato al futuro”

Il grande tributo della Valle d’Aosta a Cesare Dujany: “Ha sempre guardato al futuro”

Il legno, una croce semplice, la targa d’ottone con il nome, Cesare Dujany, anno di nascita e di morte. È questo uno dei segni dell’umiltà del «senateur» come lo chiama il parroco Andrea Marcoz. Chiesa in cui entra luce nella navata della parrocchiale di Châtillon. Tutto è imponente nell’edificio dedicato a San Pietro. E la folla è tanta, anche sul sagrato.

Tanti sono i labari, ventisei, appena al di sotto dell’altare a semicerchio, ai due lati. E altrettanti sono i sindaci, il governo regionale, i consiglieri, gli ex, forse i futuri. È un grande tributo all’uomo politico valdostano che ha avuto più incarichi di tutti, ma che ha saputo «restare tra la gente, parlare, soprattutto ascoltare». C’è la banda di Châtillon alla destra dell’altare, la cantoria a sinistra. Note che si guardano. Canti di penitenza e gloria, come chiede il sacerdote. A concelebrare ci sono anche sette sacerdoti. E in mezzo a tutti c’è quel legno chiaro, lucido, spoglio. Copre chi ha vissuto 99 anni e fino all’ultimo ha voluto sapere, conoscere, ragionare sul futuro, senza scivolare nella propria memoria. Messa bilingue, canti pure. Omelia lunga, sentita, ma lontana dalla retorica, piena di fede, quella di don Andrea.

Il grande tributo della Valle d’Aosta a Cesare Dujany: “Ha sempre guardato al futuro”

Si riferisce al «sénateur» e lo chiama «uomo in ricerca». Ne offre un’immagine singolare «quando qui, in questa chiesa, dove non veniva certo per circostanza, sedeva accanto alle casse per ascoltare». Il parroco ricorda l’umiltà di Dujany, anche la semplicità e guardandosi intorno dice «forse sarebbe stato a disagio in mezzo a quanti siamo qui oggi, ma avrebbe capito, così come credo che non se la prenderebbe sentendomi parlare in italiano, era uomo che badava alla sostanza».

E il prete parla di fede, di «speranza cristiana», ma vuole con forza sottolineare che Dujany «guardava con nostalgia ma costruiva per l’avvenire». Aggiunge: «È ciò che manca oggi, guardiamo troppo al passato, alle tradizioni ma bisogna amare la gente, la nostra terra, il rispetto delle persone da vive».

Il grande tributo della Valle d’Aosta a Cesare Dujany: “Ha sempre guardato al futuro”

(Augusto Rollandin)

C’è questa nostalgia di visione nell’ampia e alta navata, la si respira. Nostalgia di etica politica. La coglie Luciano Caveri, anni da parlamentare con Dujany. E riprende il senso di quanto sottolineato da don Andrea testimoniando i due pilastri della morale di Dujany: «Lo spirito cristiano e quello civile dell’essere cittadino». La fede, che fa dire a Caveri che «Dujany sarà nel grande Paradiso» e la laicità: «Ha sempre saputo di essere rappresentante del popolo e lo faceva supportato da morale, competenza e cultura». E ricorda ancora che si laureò in Lettere con una tesi su Xavier de Maistre «che amava questa Valle». Si rivolge a César: «In questa tua morte in primavera c’è qualcosa di una celebre frase di de Maistre quando scriveva a una valdostana parlando della Valla e scrivendo “dove gli alberi sono sempre in fiore”. Tu sei un punto di riferimento per la politica, un albero monumentale e in fiore». E come don Andrea offre a tutti la speranza che il testimone di Dujany passi. Testimone della «passione che manca tanto fra la nostra gente e che César si direbbe di prendere».

La sindaca Tamara Lanaro, commossa, dice: «Nessuna parola può essere giusta per una personalità così ricca, piena. Siamo orgogliosi di averti avuto qui a Châtillon. Ricordo i suoi occhi lucidi al balcone di casa nel giorno del suo compleanno. Mi mancherà la sua vicinanza, il suo essere sempre rispettoso e timido». Legge alcune frasi del libro «Liberi» che Cesare Dujany scrisse con Giacomo Sado. Proprio il giornalista all’ingresso del cimitero legge alcune pagine, dalla politica alla famiglia, dalla cultura della vite a quella «che deve toglierci dal cul de sac». C’è un muro accanto a casa Dujany: fra le pietre sono nati e fioriti i papaveri. E nel frutteto i fiori di melo offrono primavera.

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