Recensione YIIK: A Postmodern RPG – L’anno che verrà

Se il 2018 si era concluso nel migliore dei modi per quanto riguarda le uscite dei titoli indie, l’anno nuovo sembra già promettere bene.

In sviluppo da diverso tempo, il prossimo 17 Gennaio sarà possibile mettere mano su YIIK: A Postmodern RPG. Un titolo dal nome bizzarro, ma per chi mastica un po’ di slang inglese, in qualche modo evocativo.

Si legge “yik”ma si pronuncia “why-two-kay” e significa semplicemente anno 2000. O meglio, quello che indica non è tanto un arco di tempo ma un evento preciso. Il passaggio al nuovo millennio e l’inizio di una nuova era. Un’era “oscura”, fatta di aspettative, ambizioni ma tanta paura.

Prima fra tutte quella del millenium bug, l’apocalisse informatica che avrebbe dovuto compire tutti gli apparecchi elettronici allo scoccare della mezzanotte del nuovo anno.

E YIIK, co-prodotto e sviluppato da Ysbryd Games e Ackk Studios, parte proprio da li.

Versione Testata: PlayStation 4 Pro
 

Siamo nel 1999, in un tranquillo sobborgo cittadino, e Alex, il nostro protagonista è appena ritornato a casa dopo aver concluso il college. Alle soglie della nuova vita che lo aspetta però, sta per succedere qualcosa che lo sconvolgerà per sempre.

 

Uscito a fare qualche acquisto per la madre, l’attenzione di Alex viene attirata da uno strambo gatto che ricorda Salvador Dalí. Proprio seguendo questo curioso felino finisce all’interno di una fabbrica abbandonata. O almeno così sembra. Esplorando il fabbricato però, il povero Alex finisce per diventare testimone di uno spettacolo del quale avrebbe fatto volentieri a meno. Infatti dopo essersi imbattuto e incontrato la padrona del gatto, Sami Pak, questa viene rapita da due misteriose entità. Salvo per miracolo e sconvolto da quello che i suoi occhi hanno visto, Alex cercherà di fare il possibile per venire a capo di questa storia.

Chi è Sami Pak. Chi sono quelle creature? Perchè proprio a noi?

YIIK è un RPG a turni di stampo classico, dove di classico c’è solo l’infrastruttura ludica del sistema di combattimento. Quello che ci ha incuriositi fin da subito, oltre al suo particolare estetismo grafico, è la chiara ispirazione ad uno dei giochi di ruolo degli anni ’90 che più ha segnato il genere proprio per la diversità dei temi trattati. Stiamo parlando di Earthbound.

YIIK sembra quasi voler ricalcare la stessa strada, abbandonando i canovacci fantasy del genere per abbracciare una storia che parla di ben altro e affronta argomenti spesso e volentieri vengono snobbati dalle grosse produzioni, che invece trovano terreno fertile nel sottobosco indipendente. Pur se con estrema leggerezza e un pizzico eccentricità, YIIK parla di tematiche scomode, come la depressione, il suicidio, l’inadeguatezza, il bullismo.

tutto attraverso gli occhi dei suoi protagonisti, che Alex avrà il piacere di conoscere mentre tenterà di risolvere il mistero della ragazza rapita. La storia quindi si sviluppa aprendo molteplici strade narrative, pescando a piene mani dalla miglior produzione televisiva del secolo scorso.

E' come se gli sceneggiatori avessero preso X-Files e Twin Peaks, estratto il meglio e buttato il tutto in un gameplay “old school”, giocandosi anche la carta dell'effetto nostalgia, che tanto piace e va di moda.

Riuscendo a centrare l’obiettivo.

 

Sami Pak diventa un’ossessione proprio come lo era Laura Palmer per l’Agente Cooper. I misteri che ci circondano degni del miglior caso irrisolto di Moulder e Scully. Ogni avvenimento, ogni progresso fatto, sembra poi non seguire nessuna logica, ma solo avere un fascino esoterico al quale non serve nessun fondamento di credibilità.

 

Una storia in qualche modo surreale e metafisica, che saprà inaspettatamente catturarvi per tutta la sua durata.

Come abbiamo detto poi l’assonanza con Earthbound è palese in molti dei suoi aspetti. Ma YIIK sembra guardare anche oltre, a produzioni videoludiche più o meno recenti come Contact, Undertale e Persona.

E proprio l’uscire da certi schemi narrativi, certe aspettative e clichè che fanno di YIIK un titolo narrativamente interessante.

Ad esempio, Alex, pur essendo l’eroe dell’avventura, colui che salverà tutto e tutti, è un personaggio caratterialmente complesso. Che avrà sì la sua evoluzione, ma prima di arrivarci mostrerà debolezze e aspetti non proprio positivi che si confanno ad un protagonista.

Insomma, quello che gli manca è il phisique du role, che dovrà guadagnarselo nel corso dell’avventura.

Anche gli altri protagonisti seguono in parte lo stesso trattamento, vivendo in una zona grigia nella quale si fatica a classificarli.

La storia poi prenderà una piega inaspettata mostrando tutto il suo lato eccentrico e schizofrenico.

Fra personaggi disadattati, creature aliene e leggende metropolitane, a YIIK non si può certo dire che manchi verve e personalità.

E parlando del gameplay questo non delude le aspettative create con la storia. Il sistema di combattimento a turni si ispira ad un modello classico, senza troppi slanci creativi, al cui interno viene innestata una meccanica basata sui quick time event.

Ogni personaggio per portare a segno il proprio attacco dovrà completare una specie di “minigioco” basato sul tempismo e la rapidità d’azione. Per attaccare ogni membro del party utilizzerà uno strumento che ne rappresenta una passione.

Per Alex, appassionato di musica, saranno i suoi vinili. Micheal, suo amico d’infanzia, utilizzerà una macchina fotografica, mentre Vella, conosciuta durante la raccolta di prove sulla sparizione di Sami Pak, impugnerà una keyboard e la userà per mazzolare i nemici. E così via.  Ogni arma chiederà un’azione diversa. I dischi di Alex ci obbligheranno a premete il tasto d’attacco quando l’indicatore passerà su determinate zone del disco, mente Micheal non dovrà mancare il bersaglio quando questo sarà nell’obiettivo premendo il tasto corrispettivo.

Sbagliare significa quindi perdere la nostra occasione per attaccare, annullando così il proprio turno.

Anche in fase di difesa dovremo sottostare a questa regola, completando i rispettivi QTE per ridurre il danno o in alcuni casi evitarlo del tutto. Questo sistema obbliga però il giocatore a stare perennemente sull’attenti, e ogni errore costerà caro.

Agli attacchi base poi si uniscono la possibilità di utilizzare abilità speciali, ricorrere ad oggetti curativi o cambiare al volo i membri attivi del party.

In generale le meccaniche legate ai QTE funzionano, anche se spesso e volentieri, specie se ci si trova sottolivellati, con più nemici contemporaneamente, o sbagliando i QTE (che non sono mai troppo amichevoli) capiti che certi combattimenti durino veramente troppo. E in certe situazioni diventa snervante magari finire in game over per la troppa lunghezza dello scontro, magari dovuto al fatto di aver consumato tutte le nostre scorte curative.

 

Il livello generale di sfida non è mai troppo morbido e gentile con il giocatore. E da questo punto di vista dovremo sempre cercare di essere preparati a qualsiasi scontro.

Ad esempio nei dungeon i nemici saranno presenti in numero limitato, senza che questi rinascano, come spesso avviene in titoli analoghi. Questo ci spinge a doverli affrontare tutti o quasi per non farsi scappare i preziosi punti esperienza.

Altra particolarità risiede poi nel sistema di levelling. Combattendo otterremo si punti esperienza ma questi non ci faranno crescere automaticamente di livelllo raggiunta la soglia utile.

Andranno invece spesi all’interno del Mind Dungeon, una manifestazione fisica della mente di Alex. All’interno del Mind Dungeon potremo scegliere quale parametro far salire pagando una quota fissa per ogni livello. Così facendo potremo decidere quali valori incrementare e come scegliere lo sviluppo di Alex. Più automatizzato e meno libero invece quello dei comprimari, che verrà eseguito in autonomia, quando saliremo noi.

 

Il gioco però offre anche qualche occasione per racimolare qualche punto esperienza extra, e qualche spicciolo in più, da spendere per gli equipaggiamenti. Oltre agli incontri casuali sulla mappa, sarà possibile affrontare i Monster Den, delle aree ricche di nemici. O potremo risolvere qualche missione secondaria, reperibile nel forum di Onanism1999, un sito del deep web che si occupa dei misteri e delle stramberie che accadono nel mondo, e che grazie al nostro aiuto potranno essere risolti.

L’esplorazione dei dungeon è un altro elemento che caratterizza YIIK. In livelli dal design completamente sconclusionato (ma efficace scenicamente), Alex potrà fare uso di alcune abilità, che gli permetteranno di risolvere alcuni puzzle ambientali.

Potremo sfruttare un gigantesco panda, che oltre a farci da scudo in battaglia, servirà per attivare interruttori. Potremo poi lanciare (si lanciare) un gatto per colpire oggetti a distanza, un amplificatore per frantumare i massi che ci bloccano il cammino e così via. Un po’ come le vecchie MT di Pokémon che servivano per proseguire l’avventura dei giovani allenatori.

Anche il comparto tecnico sembra rimandare alla memoria le grafiche di quegli anni.

Non a caso però, ma utilizzando uno stile ricercato e sopra le righe. Anche in questo caso i richiami più forti sono nuovamente verso Earthbound, quasi a volerne emulare una versione tridimensionale. Gli ambienti spogli, le texture acide, e gli improvvisi trip visivi che il gioco propone lo fanno sembrare un titolo per Nintendo 64 sotto steroidi. E nonostante gli ovvi limiti dovuti al budget i risultati sono ammirevoli. La scelta di puntare si certi appigli stilistici paga. E non poco. Ad esempio le animazioni macchinose e frenetiche dei personaggi sembrano uscite da un opera in stop motion, mentre il design di mostri e nemici si ispira alla cultura pop degli anni ’90, con tartarughe antropomorfe samurai, creature aliene e perfino “cacche”giganti.

 

Ma il vero cavallo di battaglia di YIIK è la sua colonna sonora. Un album musicale che contrariamente a tutto il resto evade dalla confort zone dei nineties per plasmare una sountrack che esplora vari generi musicali. Dalla chiptunes ipnotica e martellante alle ecletticità jazz degli intagli sonori fra un’avventura e l’altra, fino a malinconiche ballate che segnano i momenti più struggenti e seri del gioco. Un lavoro che coinvolge più artisti, dallo stesso Toby Fox di Undertale ad un maestro del calibro di Hiroki Kikuta, famoso per le sue opere di Secrets of Mana e tanti altri capolavori.

La ost si tramuta quindi in un’estensione del gioco, arrivando ad un certo punto a diventarne protagonista ed elemento narrativo.

 

Da apprezzare anche lo sforzo di voler dar voce a tutti i personaggi del gioco, con un doppiaggio completo. La qualità è incredibilmente alta, e questo lo dobbiamo alla scelta di alcuni veterani del “dubbing” americano, che riescono a dare voce e forma ai personaggi di YIIK.

 

Assente invece un adattamento nella nostra lingua, il che rende le cose complicate per chi non è avvezzo ai lunghi dialoghi in inglese. E non aiuta nemmeno l’uso di certi termini complessi o alcune conversazioni su argomenti complicati che necessitano di un buon livello linguistico.

Verdetto
8.5 / 10
Non si esce vivi dagli anni ’90
Commento
YIIK: A Postmodern RPG è la prima “bomba” indie di questa stagione videoludica. Un RPG “classico”, dove di classico c'è ben poco. Dalla storia ai personaggi YIIK è un concentrato di follia ed eccentricità, messi insieme da un gameplay solido e da un estetica che nella sua schizofrenia affascina il giocatore dopo pochi istanti. Forse certi risvolti narrativi non sono adatti a tutti, e non sempre il gameplay restituisce le gioie del combattere a causa della lunghezza di certe battaglie. Ma se avete amato classici come Erathbound, Contact o Undertale, YIIK potrebbe diventarne la diretta evoluzione. Per non parlare del biglietto d'ingresso, poco meno di 20 Euro, per un titolo che fin dal suo annuncio è diventato inconsapevolmente un "must have" del panorama indipendente.
Pro e Contro
Artisticamente ispirato
Gameplay solido
Un mondo fuori di testa
Sistema di combattimento ben costruito...

x ...spesso gli scontri durano troppo
x La storia potrebbe non convincere tutti

#LiveTheRebellion