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4 Novembre, si celebra l’unità nazionale delle forze armate.

Con l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti firmato tra l’Italia e l’Austria-Ungheria il 4 novembre 1918 si sancisce la fine della Prima guerra mondiale. A distanza di anni si ricorda e si celebra ancora oggi quella data, diventata con il tempo simbolica, per rappresentare una serie valori alla base dell’unità del popolo italiano. Un anno dopo la firma dell’importante trattato,, lo stesso giorno viene istituita anche la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate, unica festa nazionale celebrata prima, durante e dopo il fascismo; è durante quest’occasione, inoltre, che viene seppellito nel 1921 il Milite Ignoto all’Altare della Patria a Roma. Quest’anno si celebra, inoltre, proprio il centenario da quell’accordo che, oltre a prevedere che vadano consegnati all’Italia tutti i territori austriaci determinati dal patto di Londra subordinando la trattativa al patto di Versailles, porta la pace nel nostro Paese, anche se contestualmente crea le premesse per la trasformazione dell’ordine mondiale e infine lo scoppio della Seconda Guerra mondiale.

Nel 1977 con decisione del Governo in carica, motivata dalla profonda crisi economica in cui versa il nostro Paese in quegli anni, si prende la decisione che le feste della Repubblica e dell’Unità nazionale smettano di essere fissate in una determinata data ma celebrate rispettivamente nella prima domenica di giugno e nella prima domenica di novembre. Solo nel 2001, grazie al supporto del presidente della Repubblica Ciampi, il 2 giugno torna ad essere giorno festivo e ricorrenza della festa della Repubblica. Da non confondersi poi con il 17 marzo anniversario dell’Unità d’Italia (che richiama a sua volta la proclamazione del Regno d’Italia del 1861), il 4 novembre rimane però oggi in secondo piano, tanto è vero che si tratta oggi di una ricorrenza “depotenziata” rispetto ad altre date come il 25 aprile, il 1 maggio o il 2 giugno, una differenza di trattamento, a mio avviso, non giustificata che trasmette ai cittadini un messaggio sbagliato. Sarebbe auspicabile che tale data, con un’azione di valorizzazione dei simboli patri italiani per accrescere nei cittadini lo spirito di unità e appartenenza alla nazione, torni ad avere l’importanza che merita. Di questo tema se ne parlerà, ad esempio, proprio alla Camera nei prossimi giorni. Il motto utilizzato quest’anno dal Ministero della Difesa nel manifesto ufficiale della commemorazione è “Le nostre forze, armate di orgoglio e umanità”. In questa giornata si intende ricordare, infatti, il ruolo dei nostri militari in Italia e all’Estero, impegnati in tante missioni per la sicurezza e la pace di migliaia di persone e, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora come per quelli di oggi.

Il ruolo della Marina fu determinante per volgere le sorti del Primo conflitto mondiale a vantaggio del Paese, attraverso il compimento di efficaci e determinanti azioni nella guerra sul mare e dal mare che permisero di esercitare un durissimo blocco navale all’Impreo Austro-Ungarico conseguendo altresì risultati eccezionali in mare che annichilirono le ambizioni della flotta Austro-Ungarica, confinandola nelle proprie basi senza possibilità di incidere sulle sorti del conflitto. Dobbiamo quindi ricordare con orgoglio le ardite incursioni dell’Aviazione Navale, dei sommergibili, dei motoscafi armati siluranti, i MAS, e dei primi mezzi d’assalto, così come le eroiche imprese di Buccari, Trieste e Pola nonché il quotidiano silente agire dei marinai italiani che, con l’eroica impresa di Premuda, sancirono la vittoria italiana sul mare. Impresa che il 12 novembre 1918, giorno successivo alla resa della Germania, viene celebrata nel testo del Bollettino della Vittoria Navale, con parole ispirate dallo stesso Gabriele D’Annunzio: “Sappia oggi la Patria di quanti sforzi ed eroismi ignoti è fatta questa sua immensa gloria.”

Ma il 4 Novembre deve essere anche un occasione per riflettere sulla necessità di sostenere le Forze Armate di oggi, non solo con usurate parole di circostanza, ripetute all’infinito da anni, ma con finanziamenti adeguati al ruolo che l’Italia, volente o nolente, deve avere sullo scacchiere internazionale, per la sua storia e per la forza della geo-politica, anche a seguito dell’indebolirsi dell’Europa e delle grandi organizzazioni sovranazionali (ONU, etc.). E’ tempo quindi non già di tagli, ma di piani decennali d’investimento, tenendo a mente che la tecnologia avanzata e la cantieristica militare sono caratterizzate dai più alti coefficienti di moltiplicazione in termini di posti di lavori e di ritorno economico per euro speso, rispetto agli altri possibili programmi di spesa pubblica.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

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