La «eroica testimonianza» di Veronica Antal (1935-1958) «ci parla di fede, di fortezza, di coraggio generoso e di ardente carità, a fronte di una cultura che talora cerca di emarginare o disprezzare i valori morali e umani che il Vangelo ci insegna». Lo ha detto il cardinale Angelo Becciu, nuovo prefetto della Congregazione delle Cause dei santi, in Romania per la beatificazione della giovane martire definita la “Maria Goretti” rumena.

Fedele laica dell’Ordine Francescano Secolare, la sera del 23 agosto 1958 la giovane si recò nel villaggio di Halaucesti insieme al gruppo di amiche dove, il giorno seguente, si conferivano le cresime. Dopo la messa, Veronica restò ad aiutare il sagrestano per rimettere a posto le vesti sacre e verso sera, le sue amiche essendo già partite, decise anche lei di incamminarsi verso casa. «A metà cammino – ha ricordato il cardinale Becciu nella messa celebrata domenica, all’indomani della beatificazione – incontra il giovane Pavel Mocanu, il quale, pieno di desideri impuri la ferma e comincia a farle delle proposte indecenti. Veronica cerca di proseguire la sua strada, ma questo insiste nella sua cattiveria. Trascinandola nel campo di granoturco continua nel suo intento di violentare questa ragazza purissima. Opponendosi, comincia a colpirla con un coltello su tutto il corpo. Dopo una lotta durata a lungo, in seguito a 42 coltellate, la giovane cade a terra senza vita, ma il carnefice non riuscì nel suo intento malvagio. Sarà ritrovata il giorno seguente da alcuni compaesani i quali andavano al lavoro dei campi: col volto in giù, senza vita e piena di sangue».

La vita di Veronica Antal «è diventata da subito, per il popolo di Dio pellegrinante in Romania, un faro di luce, un modello da imitare nel vivere il Vangelo in modo radicale e con semplicità», ha detto Becciu, ed «ha anteposto la confessione della fede alla propria vita e, con l’immolazione di se stessa, è diventata un grande segno di speranza. La sua eroica testimonianza ci parla di fede, di fortezza, di coraggio generoso e di ardente carità, a fronte di una cultura che talora cerca di emarginare o disprezzare i valori morali e umani che il Vangelo ci insegna», ha proseguito il prefetto delle Cause dei Santi, sottolineando che la «continuità nell’esercizio delle virtù cristiane, specialmente la fede, la speranza e la carità», rendono possibile «anche l’episodio di un atto eroico occasionale, quale è il martirio», suggello della beatificazione.

Anche oggi, ha detto ancora Becciu, «il Signore non cessa di offrire all’umanità i suoi doni di bontà e di misericordia. La beata Veronica, vergine e martire, ci aiuta con il suo esempio e la sua intercessione a non lasciarci vincere dallo scoraggiamento e dalla confusione e ad evitare l’inerzia e l’apatia. Anche questo nostro tempo infatti, come quello in cui visse lei, nonostante le difficoltà e le prove, è un tempo di grazia, un’occasione propizia per condividere con gli altri la gioia di essere discepoli di Cristo».

Nel corso della messa per la beatificazione, che ha presieduto sabato 22 settembre a Neamp, il porporato sardo aveva preso spunto dalla vicenda della giovane beata per affermare che al giorno d’oggi un ambito di collaborazione «particolarmente importante per ortodossi e cattolici riguarda la difesa delle radici cristiane dell’Europa e dei valori cristiani e la comune testimonianza su temi come la famiglia, la bioetica, i diritti umani, l’onestà nella vita pubblica, l’ecologia. L’impegno unitario su tali argomenti offrirà un importante contributo alla crescita morale e civile della società».

Parole che assumono un significato particolare in vista del referendum che si tiene in Romania nel fine-settimana del 6-7 ottobre per cambiare nella Costituzione la definizione di matrimonio che non sarebbe più, come adesso, una unione tra sposi ma, più specificamente, un’unione tra un uomo e una donna, e prevenire così la legalizzazione del matrimonio tra persone omosessuali.

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